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Lunedì, 29 Aprile 2024

Terza Pagina

A cura di Redazione

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Il viaggio nell’editoria indipendente prosegue. Ospite di aprile è la casa editrice Safarà

Dopo il successo di “Povere creature!” agli Oscar, intervista a Cristina Pascotto fondatrice di Safarà che ha pubblicato in Italia l’omonimo romanzo di A. Gray da cui Yorgos Lanthimos ha tratto il film

Come e quando nasce la casa editrice Safarà? E perché la scelta di chiamarla così?

“Safarà nasce ufficialmente nel 2016 ed è stata fondata da me, Cristina Pascotto, e da mio fratello, Guido Giuseppe Pascotto. Le radici del progetto affondano in un luogo speciale che Guido inaugurò negli anni dell’università insieme ad alcuni carissimi amici e che portava (e porta ancora) lo stesso nome: una ludoteca, fumetteria e libreria di rarità che in poco tempo diventò un laboratorio di immaginazione ed esperienze nelle quali abbiamo sperimentato il senso del possibile. L’idea di fare il passo successivo e di fondare una casa editrice è nata quasi come un’estensione naturale di questo luogo e dal nostro viscerale amore per le storie: tanto più affascinanti e sotterranee tanto più coerenti con la nostra visione della letteratura come continua ricerca di frammenti di verità, bellezza, stupore. Il percorso è stato molto lungo perché eravamo davvero molto giovani, ma una volta stabilita la direzione non abbiamo mai smesso di navigare queste acque decisamente tempestose”.

“Il nome arabo “safarà” indica l’esperienza del viaggio in una molteplicità di declinazioni: dal viaggio fisico al viaggio esperienziale, per giungere al passaggio nell’Aldilà, verso l’Altrove assoluto. Avevamo avuto la possibilità di conoscere questo nome grazie a Dylan Dog, la serie creata da Tiziano Sclavi nel 1986 – una lettura che ha avuto fondamentale importanza nella nostra formazione: Safarà è un negozio di rarità che compare in molti albi e che improvvisamente irrompe, da qualche apertura spazio-temporale, nella Londra dei giorni nostri, facendo scaturire ogni volta una storia memorabile che viene sempre innescata da uno degli oggetti che Hamelin, il proprietario, custodisce all’interno: ciascuno oggetto non ha prezzo ma solo valore, e non ci sembrava potesse esserci un nome più adatto per celebrare l’incalcolabile valore della letteratura”.

Com’è cambiata l’editoria rispetto agli esordi di Safarà?

“Rispetto ai nostri esordi, relativamente recenti, sono nate tante nuove case editrici con visioni più liminali rispetto alle narrazioni più comuni e questo è sicuramente indice di vitalità, in un mercato spesso piuttosto lento e avviluppato da numerosi problemi e contraddizioni, a partire da assetti promozionali e distributivi del tutto inadatti a rappresentarle. Rispetto a qualche anno fa, tuttavia, questi assetti vengono messi in discussione con più vigore e credo che questo potrà portare a cambiamenti positivi”.

Da chi è composto lo staff di Safarà?

“La squadra di Safarà è composta da me, che rivesto il ruolo di direttrice editoriale e fondatrice, insieme a Guido Giuseppe Pascotto, anch’egli socio fondatore – e da un caro amico, Alessandro Olivo, che è entrato in società con noi in un momento di grande cambiamento per la casa editrice, credendo in un progetto per nulla scontato. La squadra è poi composta da Serena Talento, il nostro ufficio stampa, ormai veterana della casa editrice, Eleonora Capparella, responsabile commerciale, Pasquale Donnarumma, editor, Debora D’Angelo, grafica editoriale – e Lucrezia Pei e Ornella Soncini, responsabili dei canali social. L’immagine dei libri di Safarà Editore e di tutta la casa editrice è curata dal nostro direttore creativo Giuseppe D’Orsi, insieme allo studio che lui stesso dirige e che porta il suo nome, D’Orsi Studio”.

Quando e come ha capito che voleva fare l’editrice?

“Come ho accennato prima, si è trattato quasi dell’estensione naturale di un profondo orientamento verso la letteratura come esperienza assoluta, fondativa – catalizzatrice dell’esperienza umana; mi sono formata negli studi filosofici e questo mi ha permesso di affinare la capacità di cogliere, nelle opere, quel nucleo di verità che, seppure sfuggente e frammentario, non smette mai di bruciare. Quando le circostanze, seppure improbali e incerte, ci hanno fatto pensare che fosse possibile veicolare questa visione in un’impresa come la fondazione di una casa editrice, ci siamo dedicati al progetto con dedizione assoluta e una grandissima dose di avventatezza e inconsapevolezza circa gli ostacoli che avremmo incontrato”.

Cosa convince la casa editrice Safarà a pubblicare un testo?

“Precisamente la scoperta di questo nucleo di energia che ho appena menzionato; a volte basta rincorrere un’immagine, talvolta è necessario addensarsi nei labirinti più profondi della storia, ma se il suo cuore sprigiona questa potenza, allora non possiamo non raccontarla. Quello che più ci affascina è il lato più adombrato e sotterraneo della letteratura: ciò che è stato ancora solo sussurrato e che, forse, possiamo portare a una nuova generazione di lettrici e lettori con occhi rinnovati”.

Se si potesse fare un feat. come accade con la musica con quale editore o editrice lo farebbe? e soprattutto per pubblicare chi e cosa?

“Penserei subito Cliquot, una meravigliosa casa editrice con la quale condividiamo la visione di editoria come ricerca e come percorso eccentrico, nell’accezione di “orbita”, rispetto alle narrazioni dominanti, nonché di grande attenzione per ciò che è stato scritto e concepito nel passato, ma la cui portata ha la capacità di risuonare con forza pari, se non maggiore, nelle lettrici e nei lettori di oggi. Il titolo, qualora lo avessi già in mente, deve rimanere segreto!”

Qual è il primo libro che ha letto?

“Può sembrare singolare ma non ricordo il primo libro in assoluto; ricordo la sensazione di sbigottita gioia nel poter finalmente leggere (come molti bambini, cercavo di farlo senza in realtà averne ancora l’età e gli strumenti). Le autrici e gli autori che ho letto e custodito con amore assoluto e che hanno avuto una grandissima influenza su di me sono sicuramente stati Pinin Carpi, Bianca Pitzorno e Roald Dahl; tra i classici, sicuramente La regina delle nevi di Hans Christian Andersen”.

Qual è il libro che ama di più, quello che consiglia sempre agli altri di leggere?

“È una domanda difficile per chiunque, temo! Per definizione la risposta costringe a escludere un’infinità di libri e di influenze di enorme importanza e tuttavia, se si parla di amore, posso indicare un libro che per me, da ragazzina, aprì le porte della grande letteratura: Camera con vista di Edward Morgan Forster. Lo lessi in una vecchia edizione recuperata per caso e rimasi abbagliata dalla leggerezza e dalla densità di questo libro esile – dove compresi la serietà dell’amore, la profondità dello sguardo umano, l’intelligenza che si posa sulle cose per capirle e amarle. Per me fu una rivelazione”.

Un aggettivo per definirsi come lettrice ed editrice?

“Potrei definirmi una lettrice desiderante: sono in costante attesa e ricerca di un’inedita rivelazione e, come chiunque, ciò che mi muove è il desiderio”.

Quali sono le novità appena uscite per Safarà e quali quelle di prossima uscita?

“Il 2024 ha finora visto la pubblicazione di “Qualcosa per il dolore” di Gerald Murnane, una colonna del nostro catalogo e “La cattedrale di nebbia” di Paul Willems; la prossima uscita sarà la prima traduzione di un surrealista cileno del Novecento, Juan Emar. Il corso dell’anno vedrà tante pubblicazioni, alcune molto attese: a breve uscirà l’edizione unica di “Lanark. Una vita in quattro libri” di Alasdair Gray, vera pietra miliare della casa editrice e autore di “Povere creature!”, un libro che negli ultimi mesi ha raggiunto decine di migliaia di lettori che stanno imparando a scoprire l’opera di questo immenso artista scozzese. Ci saranno inoltre inediti di Barbara Comyns e Francisco Tario, insieme a tante altre storie sotterranee che saremo onorati di attraversare insieme alle nostre lettrici e ai nostri lettori”.

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