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Sabato, 27 Aprile 2024

Terza Pagina

A cura di Redazione

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“Spezzata”. Un terribile fatto di cronaca e il silenzio che precede l’iniezione letale

Il drammaturgo Fabio Pisano racconta gli attimi che precedono l’esecuzione di Lisa Montgomery per l’efferato omicidio di Bobbie Jo Stinnett

Una mattina Lisa Montgomery parte dal Kansas e si reca a casa della ventitrenne Bobbie Jo Stinnett a Skidmore, in Missouri. Finge di voler acquistare uno dei cuccioli di cane allevati da Stinnett, all’epoca incinta di otto mesi. Ma, una volta entrata, Montgomery strangola Bobbie Jo Stinnett, le taglia il ventre con un coltello da cucina per estrarre il feto, lo porta via con sé come se fosse suo figlio e lascia morire l’altra donna dissanguata.

La neonata sopravvive, si chiama Victoria e oggi vive con il padre Zeb Stinnett. Lisa Montgomery viene arrestata subito dopo. È una donna disturbata ma è stata soprattutto una bambina abusata e maltrattata dalla propria madre e dal patrigno, che l’hanno cresciuta in una roulotte, facendole conoscere solo il male assoluto.

Il Dipartimento di Giustizia dello stato americano dell’Indiana condanna Lisa a morte e il pool di psicologi che se ne occupa invoca più volte la grazia per questa donna definita come “la più spezzata del mondo” (“Lisa non è la peggiore delle peggiori. È la più spezzata di tutte le persone spezzate”). Se i governi di George W. Bush e di Barack Obama decidono di sospendere le esecuzioni, le speranze di trasformare la pena di morte in carcere a vita s’infrangono il 25 luglio 2019 con il ministro della Giustizia, William Barr. Barr su ordine di Donald Trump spezza la moratoria e Lisa Montgomery può solo aspettare il giorno dell’esecuzione.

La condanna a morte di Lisa arriva con una lettera del Dipartimento di Giustizia dello stato dell’Indiana (USA) e per la prima volta nella sua vita qualcuno la definisce “cara” e la saluta con un “cordialmente”: le uniche parole gentili che le siano mai state rivolte in tutta la sua vita. 

Il giorno dell’esecuzione tramite iniezione letale, il boia chiede a Lisa se prima di morire abbia qualcosa da dichiarare, ma Lisa, abituata al silenzio, abituata a star zitta, risponde di no.

“Dopo un’allucinante serie di decisioni, le une contro le altre, di vari tribunali, ore di incertezza e una vana richiesta finale di sospensione, Lisa Montgomery è stata messa a morte alle 7.31 ora italiana (13 gennaio 2021). L’11ma esecuzione federale sotto Trump, la prima di una donna da 67 anni”. Lo scrive in un tweet il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury.

La professoressa Sandra Babcock, autrice di diversi saggi sulla pena di morte, dichiara: “Sono convinta che la maggior parte degli americani interromperebbe l’esecuzione se conoscesse la storia e tutto quello che ha subito Lisa Montgomery. La maggior parte degli americani non conosce tutti i fatti”.

Spezzata. Rapsodia (per intercessione del Silenzio) del drammaturgo Fabio Pisano racconta il silenzio che precede l’iniezione letale nel carcere di Terre Haute, in Indiana, in cui il flusso di pensieri di Spezzata oscilla tra presente e passato. Spezzata ricorda e racconta spezzando la propria lingua per adattarla alla sua esistenza. Quel ritmo saccadé accompagna le nevrosi e le crepe emotive di questa donna abusata per tutta la sua vita a cui non è concesso alcuna possibilità di redenzione o rieducazione.

“Il ritmo del testo è sincopato, non lineare, dal taglio onirico che restituisce una peculiare plasticità al dolore e alla follia di questa donna. Nel tentativo di comunicare ma nell’impossibilità di farlo fino in fondo, nella tensione per il dire e al contempo nel rinnovarsi del continuo smacco di una parola che si inceppa, il linguaggio si fa, in questo modo, interrogazione, visione febbrile, rivelatoria allucinazione, in alcuni tratti rituale esorcistico” afferma Fabio Pisano.

Il testo ha vinto il Premio Nuove sensibilità 2.0 per la Drammaturgia nel 2022, ed è stato selezionato nella sezione "Letture" per Hystrio Festival 2022 al Teatro Elfo Puccini di Milano. A interpretare Spezzata è Mariangela Granelli. La voce è di Emilia Tiburzi. La regia è di Veronica Cruciani, suono e musica sono di John Cascone in collaborazione con Ente Teatro Cronaca produzione Rai Radio3.

(Per leggere un estratto, clicca qui. Per ascoltare l’opera su RayPlaySound - Il teatro di Radio3, clicca qui).

Intervista con il drammaturgo Fabio Pisano

  1. Come è entrato in contatto con la storia di Lisa Montgomery? E cosa l’ha colpita al punto di volerne scrivere?

Era un sabato sera, all'inizio del 2021, un tipico sabato di pandemia; la mia compagna ed io eravamo a tavola, e in sottofondo, la tivù era sintonizzata su Rai3; c’era in onda, il programma di Gramellini, “Le parole della settimana”; lo stavamo guardando distrattamente, quando al punto in cui lui dà la “buonanotte” con una storia, una storia di cronaca, eccolo alzarsi e raccontare di Lisa. Ovviamente ne racconta per sommi capi, nel tempo che gli è concesso dalla tivù. Vidi la mia compagna piangere. C’era qualcosa, di quella storia, che ci aveva e mi aveva toccato nel profondo.

Così quella sera stessa e per tutta la notte e i giorni successivi, dopo aver abbozzato qualche riga di testo per tenere in caldo la forma che m’ero prefissato da subito di dare allo scritto, iniziai le ricerche su questa storia, su questa orribile vicenda.

Ciò che m’ha colpito è stato soprattutto apprendere che Lisa, le uniche parole cortesi e gentili ch’ha sentito nella sua vita, le ha trovate scritte nella lettera che le comunicava la sentenza e dunque la data di condanna a morte. Ho pensato che tutt’una vita nel buio non ti può certo far produrre qualcosa di diverso dal buio.

Lisa è colpevole, è colpevole di un delitto efferato e orribile, ma è anche vittima, vittima di uno stato (e non solo quello statunitense) che prima abbandona i suoi cittadini e poi, per lavarsi la coscienza, ne condanna a morte le colpe.

L’errore più grande che si possa fare, leggendo la storia di Lisa Montgomery, è pensarla una storia americana; una storia degli Stati Uniti.

Non è così.

Questa è una storia universale.

  1. In un’intervista a Giulio Baffi su Repubblica Napoli lei ha dichiarato: “Sono affascinato dall'approssimarsi della morte, è l'avvicinarsi a qualcosa che mi affascina: il "si sta decidendo di", il "si sta per...", è lì che un uomo fa i conti con se stesso”. Spezzata fa i conti con il silenzio che l’ha ingoiata per tutta la vita. Può raccontare come è arrivato ad accordare la sua scrittura alla voce/non voce spezzata di questa donna spezzata negli attimi silenziosi che precedono l’iniezione letale?

Nella mia continua ricerca drammaturgica, sono ossessionato (piacevolmente, s’intende) dalla forma; la ricerca formale è la base, il motore primo d’ogni mio tentativo di drammaturgia. Quando ho deciso di scrivere di Lisa, ho avuto come una folgorazione rispetto alla faccenda dello spezzare. Impresse, le parole del pool di psicologi che, studiandone il caso, ha chiesto a gran voce la grazia finanche a Trump, definendo Lisa “la donna più spezzata del mondo”. Accordare la scrittura alla voce è stato tecnicamente semplice, perché c'era la necessità di tirar fuori dall'oblio la sua storia, nei punti cardinali che l'hanno vista ferocemente vittima e ferocemente carnefice. Dunque ho alternato la voce del passato a quella del delitto, fino a trasportarla all'interno della cella dove il boia, prima di effettuare l'iniezione letale, le ha chiesto se avesse qualcosa da dire.

Qualcosa da dire.

Ecco, accordare è stato come restituire quel silenzio, perché in quel silenzio c'è tutta la storia assurda di una donna vittima del suo stesso Stato, e non solo del suo stesso stato.

  1. Da laureato in Scienze biotecnologiche in che maniera la sua formazione ha influenzato e influenza la sua scrittura? E soprattutto di cosa si è nutrita la sua scrittura?

Lo studio e la base scientifica per me sono fondamentali, più di quanto avrei immaginato. Sento i corpi dei personaggi, le loro secrezioni, i loro sbalzi ormonali perché so quello che accade dentro il corpo umano. Mi diverte molto allineare, in filigrana, il funzionamento biologico di un corpo al funzionamento drammaturgico. La mia scrittura si nutre di contemporaneo. Sento il dovere di raccontare il mio tempo, perché me l'hanno insegnato gli antichi, ma gli antichi antichi, per intenderci, Euripide (su tutti), Sofocle, Eschilo, Tucidide eccetera … Loro sono la misura del loro tempo, e io provo – indegnamente – ad essere la misura del mio. Tutti i testi che scrivo hanno un seme nella cronaca, nel quotidiano, in ciò ch'accade in quello stesso istante sulla terra. E credo, in fondo, che sia così per tutte e tutti coloro che scrivono. Scrivere vuol dire lasciare una traccia. Lasciare una traccia vuol dire guidare verso qualcosa o qualcuno. Dunque bisogna essere sempre onesti, quando si scrive. Altrimenti meglio leggere.

  1. Come funziona il laboratorio di scrittura di Fabio Pisano? (Quando scrive? Per quanto tempo?)

Scrivo poco, ma in modo molto intenso. Leggo, il mio “laboratorio” in realtà è fatto soprattutto di letture. Leggo molto e cerco di leggere molta drammaturgia contemporanea, soprattutto estera, e non perché sia un esterofilo (forse lo sono), ma perché cerco di capire il mondo in che direzione va.

Quando ho qualcosa da scrivere su commissione allora studio ciò che devo scrivere e mi concedo molto tempo per comporre una prima stesura, cui segue una seconda e di solito una terza. Quando invece ho una mia personale necessità di mettere una storia nero su bianco, allora elaboro per lungo, lunghissimo tempo vivendo di input, di letture, di ricerche. C'è un tempo in cui tutto sedimenta, in cui sotto la cenere c'è la scrittura, ci sono le parole. Ma vanno tirare fuori al punto giusto; ed io sto cercando di imparare a riconoscere sempre di più, quel “punto giusto”.

  1. Lei afferma che “la drammaturgia è nuova solo quando è verticale”. Può spiegare cosa intende?

In modo molto elementare, che esplori nuove atmosfere. Che si metta in discussione, sempre, ricercando la forma e non rielaborando forme già esistenti che in qualche modo confortano, e mettono al sicuro. Se da un lato avere uno “stile” riconoscibile è un gran pregio, diviene un marchio di fabbrica, dall'altro, credo ponga dei limiti. La verticalità è irriconoscibile.

  1. Quali sono i suoi prossimi progetti?

Quest'anno ho molti testi in scena; proprio mentre rispondo a questa intervista, in scena c'è “Sagoma – monologo per luce sola”, al Teatro Nuovo di Napoli, con un attore meraviglioso, Nando Paone, per la regia di Davide Iodice. Sempre a Napoli, città in cui vivo e in cui lavoro con la mia compagnia, Liberaimago, saremo in scena con “La Macchia”, testo vincitore di molti premi e pubblicato in tre diverse edizioni, e “A.D.E. - A.lcesti D.i E.uripide”, rispettivamente al Teatro Area Nord e a Sala Assoli. In giro, in diverse città italiane, è in scena “Umanità Nova”, scritto per Giuseppe Carullo, con la regia di Cristiana Minasi. Ci sono poi dei debutti estivi molto importanti, tra cui “Spezzata”, per l'appunto, con Mariangela Granelli per la regia di Veronica Cruciani, prodotto da Ente Teatro Cronaca, e il testo vincitore del Premio Fersen 2019 dal titolo “De/Frammentazione”, prodotto dalla compagnia ServomutoTeatro insieme a noi di Liberaimago; è stato un bellissimo viaggio, abbiamo unito le forze, noi due piccole compagnie indipendenti, per portare in giro questo progetto, diretto da Michele Segreto, con Francesca Borriero, Michele Magni e Roberto Marinelli.

Infine per giugno c'è un lavoro molto, molto importante, direi la realizzazione di un piccolo sogno nel cassetto, che mi vede coinvolto come drammaturgo, per la regia di Davide Iodice, di cui ancora non posso svelare i contorni.

Fabio Pisano è nato Napoli nel 1986. Dopo la laurea in Scienze biotecnologiche, inizia un lungo percorso di studi sulla drammaturgia con maestri della scena internazionale, tra cui Mark Ravenhill, Martin Crimp, Enzo Moscato, Laura Curino, Davide Carnevali. Fertile l'incontro con la nuova scena spagnola e i suoi protagonisti tra cui Ana Fernandez Valbuena, Jose Manuel Mora, e con Esteve Soler. In seguito si avvicina alla regia con maestri come Lluis Pasqual, Oskaras Korsunovas, Massimiliano Civica. I suoi testi sono rappresentati in Italia e all'estero e hanno ricevuto molti riconoscimenti, tra cui il Premio Hystrio per il testo "Hospes-itis", il Premio Salvatore Quasimodo per "Eden", il Premio Fersen per "Una Storia di Impossibilità" che gli è valsa la pubblicazione per Scena Muta, e il premio Italian & American Playwrights Project/3rd edition. Si avvicina alla scrittura per il cinema, come soggettista e sceneggiatore del corto "Le(S)confessioni", aggiudicandosi l' "Honorable Mention For Best Original Story" al festival Internazionale ISA – Indipendent Shorts Awards di Los Angeles, e come soggettista del lungometraggio "Celeste", arriva in finale al Premio Solinas 2021. Nel 2022 il suo corto teatrale "Zitta" viene pubblicato nella raccolta "Abecedario per il mondo nuovo" voluta e promossa dal Piccolo Teatro di Milano e edita da Il Saggiatore, e per Editoria&Spettacolo esce la sua prima raccolta di testi dal titolo "Prossimità". Sempre nel 2022 viene insignito del Premio ANCT – Associazione Nazionale Critici di Teatro per la drammaturgia. Nel 2023 è nella cinquina finalista del prestigioso Premio Riccione per il teatro con il testo "Il numero esatto". Si ringrazia Ente Teatro Cronaca - Vesuvio Teatro per la collaborazione.

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