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Incidenti stradali

Travolse e uccise con la sua auto Mattia e Michael, sconto di pena in appello

Parziale riforma in appello della sentenza per Antonio Gravina, condannato a 4 anni e nove mesi per omicidio colposo plurimo

LECCE – Sconto di pena in appello per Antonio Gravina, il 33enne che il 6 aprile del 2009 travolse e uccise con la sua auto Mattia Marchello, 16enne di Merine, e Michael Tresi, 17enne di Castromediano. Poco prima delle 23 i giudici della Corte d’appello hanno pronunciato la sentenza, parzialmente riformata in una condanna a 4 anni e nove mesi per omicidio colposo plurimo. In primo grado l’imputato, assistito dall'avvocato Pia Perricci, era stato condannato a sei anni dal giudice monocratico del Tribunale di Lecce Silvia Minerva. Nell’arringa difensiva l’avvocato Perricci aveva chiesto la nullità della sentenza per la violazione di una serie di norme procedurali, in ordine alla mancata motivazione di due ordinanze di primo grado, alla mancanza di contraddittorio fra il ctu e il ctp e la rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale o, in caso di rigetto, l'applicazione di una pena più consona rispetto al caso.

I due ragazzi erano a bordo di uno scooter, fermi all'altezza del semaforo per San Ligorio. Dietro di loro sopraggiunse un’auto, una Fiat Brava di colore scuro, condotta da Gravina. Il 33enne, secondo l'accusa, procedeva a velocità sostenuta, oltre i 100 chilometri orari, mentre su quella strada il limite era solo di 50. L’imputato avrebbe poi superato la fila di auto che erano ferme al semaforo, sorpassandole ed invadendo la corsia di sinistra, senza rallentare né fermarsi, per poi travolgere lo scooter.

I due giovani indossavano i caschi, ma questo non bastò a salvarli. La moto, colpita con violenza, fece un lungo balzo in avanti, finendo la sua folle corsa nella corsia opposta. Per i due ragazzi non ci fu neanche il tempo di capire cose stesse accadendo. I due furono subito soccorsi da numerosi automobilisti, compreso il conducente della Fiat Brava. Pochi minuti dopo sul posto giunsero i soccorsi, ma per Marchello e Tresi non ci fu nulla da fare.

Il caso ha suscitato notevole clamore, sia per la giovane morte delle due vittime sia per la severa condanna del 33enne che in un volantino aveva tracciato una sorta di storia parallela per altri processi simili al proprio (tutti con condanne inferiori). In un volantino Gravina definiva la propria come una “sconcertante sentenza”. “Non chiedo un miracolo – le parole dell’imputato –, chiedo che la legge venga applicata in maniera apolitica ed asettica, senza tener conto dei sentimenti, ma valutando le prove e le responsabilità da entrambi le parti”.

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