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L'appello

Otto mesi dopo l’ictus: “Nel Salento strutture eccellenti ma vanno supportate”

Rita Tarantino, presidente dell’associazione “Sos per la vita”, tornando sulla sua vicenda personale chiede il sostegno alle realtà riabilitative del territorio

LECCE – Sono stati mesi complicati quelli vissuti da Rita Tarantino, responsabile del comitato consultivo misto della Asl di Lecce e presidente dell’associazione “S.o.s. per la vita”: nella primavera scorsa un ictus ha cambiato la sua esistenza, fatta di impegno per una sanità più giusta e rispettosa delle esigenze dei pazienti-cittadini, perché ha dovuto dedicarsi alla propria salute in un difficile percorso di risalita e riabilitazione, dopo la fase più delicata di quell’evento.

Già, un mese dopo l’accaduto, quando si registravano i primi importanti miglioramenti, aveva voluto ringraziare gli operatori del polo riabilitativo, perché ritenuta una vera “eccellenza” del settore.

A distanza di quasi otto mesi da quei giorni, Tarantino torna a parlare della sua esperienza e delle persone incontrate in questo percorso, ringraziando pubblicamente Antonio Merico, medico neurologo dell’ospedale di Galatina, per la sua professionalità e umanità: “Ogni giorno – racconta - era prodigo di consigli, di aiuto, di parole di incoraggiamento. Io avevo appena avuto un ictus ed ero allettata, immobile e disperata, non ce l’avrei fatta senza di lui”. E ancora la direttrice dell'Unità operativa complessa sovradistrettuale della riabilitazione che "con grande difficoltà fu la prima a rispondere al mio grido di aiuto per la cronica mancanza di Oss, e potete immaginare questo cosa voglia dire in un reparto di neurologici".

Tarantino parla del centro riabilitativo come “un’isola felice”, dove tutti si prodigano per supportare gli ammalati, tra mille difficoltà, con passione e professionalità, dai medici agli infermieri fino agli Oss. Un grazie speciale lo rivolge ai fisioterapisti: “Sono riusciti – afferma - a mettermi in piedi, uno per tutti, Fortunato. Un luogo come questo dovrebbe essere potenziato e diventare un centro di eccellenza per i malati neurologici e ortopedici”.

La presidente dell’associazione Sos per la vita sottolinea come occorrerebbero macchinari di supporto, maggior personale e permettere a chi viene dimesso dopo due mesi di riabilitazione di tornare in Day hospital per continuare il proprio percorso con lo stesso fisioterapista che l'ha tenuta in cura e che conosce i suoi problemi e le sue necessità.

“Essere dimessi, trovare altro è tragico – spiega -, perché il tempo passa ed i fatidici sei mesi che ti permettono di recuperare di più, saltano. Io nella sfortuna, sono stata fortunata, perché ho trovato la stessa competenza e professionalità nel presidio riabilitativo distrettuale di Maglie, in particolare, nella persona di Mauro, cui sono stata affidata per la prosecuzione del programma riabilitativo”.

“Bisogna sperare ed attivarsi – insiste - perché questi centri siano aiutati, supportati e dotati di personale e strumentazione sufficienti ad espletare efficacemente il proprio lavoro nell'interesse del cittadino. A queste persone speciali del centro di Galatina e di Maglie va il mio grazie”.

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