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Expo 2030, far rivivere il "Colosso" di Nerone: la proposta arriva da un salentino

L'architetto magliese Antonio Romano, insieme al collega Luca Josi, ha proposto la collocazione di una gigantesca statua - che riprende la celebre scultura romana - accanto al Colosseo. Ovviamente, nel caso in cui la Capitale dovesse essere scelta per ospitarel l'Expo

MAGLIE - Non si sa ancora se Roma sarà la città indicata per ospitare l'Expo 2030. La risposta definitiva arriverà solo nel mese di novembre 2023. 

Intanto - però - alcuni stimati professionisti italiani hanno lanciato un'idea utile per accogliere al meglio gli eventuali visitatori. Sostanzialmente il progetto prevede l'inserimento di una statua nei pressi dell'Anfiteatro Flavio, meglio noto come Colosseo.

Si tratta del celebre Colosso di Nerone, la struttura in bronzo che originariamente raffigurava lo stesso imperatore romano (64-68 d.C.). 

L'idea, ripresa da molti autorevoli media nazionali, è stata espressa - sulle pagine de Il giornale dell'arte - da due esperti del settore: Luca Josi e Antonio Romano. Quest'ultimo è un architetto originario di Maglie, nato nel 1957 in provincia di Lecce.

Si è laureato in Architettura presso l'Università di Roma - Sapienza ma, già da studente ha fondato nel 1980 Inarea, oggi un network indipendente, che opera nell'ambito dei sistemi di identità per imprese, istituzioni, prodotti e servizi. 

Le dichiarazioni

"Le Expo sono vetrine - scrivono Josi e Romano, da quanto si legge su RomaToday.it - e, come tutte le vetrine, hanno bisogno di simboli, di sintesi, di richiami e ragioni che invitino il pubblico a cogliere in un istante una suggestione capace di modificare il tessuto di qualcosa, spesso già noto, come la città ospitante; immagini che accendano curiosità".

I due ricordano poi come la proposta di costruire la Tour Eiffel nella Francia di fine '800 "scatenò giudizi sarcastici, feroci, addirittura scarnificanti, da parte di una delle più eterogenee e autorevoli alleanze di intellettuali di cui la capitale francese, in quel momento di esplosione culturale, poteva vantarsi. Conosciamo tutti l'epilogo di questa storia e di quella struttura nata come transitoria e trasformatasi nell'orizzonte definitivo della città, segno scenografico e sentimentale irrinunciabile". 

E allora, visto che "Roma straborda d'immagini e artifici visivi", perché non "concentrarci su ciò che già possiede, che il mondo conosce e che aspetta solo di essere lustrato, valorizzato, nobilitato?". Per questo Josi e Romano pensano al Colosseo, "il monumento più visitato e iconico della nostra capitale e del nostro Paese" che "ha smarrito il senso del suo etimo. Colosso, statua di grandi dimensioni, identifica quello che è l'Anfiteatro Flavio. Ma il suo nome è legato alla statua colossale voluta da Nerone e, successivamente, fatta collocare da Adriano sul piano dello stesso; un basamento (come per la statua della Libertà a New York, realizzata sempre in concorso con il genio di Eiffel) ne elevava l'altezza per farla allineare con quella dello stadio. Da quel momento, la forza dell'immagine cancellò il nome originale dell'arena e si perpetuò anche al di là della scomparsa della stessa statua (l'Anfiteatro Flavio è sotto i nostri occhi e continua a chiamarsi Colosseo invogliando imitazioni in tutto il mondo)".

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