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Qualità della vita, nell'anno della pandemia il Salento resta dov'era

Diffusa la consueta classifica de "Il Sole 24 Ore", con sei macro aree e 90 indicatori, di cui quasi un terzo individuati per valutare l'impatto del Covid-19. Bene il capoluogo in "trasformazione digitale"

LECCE – Attesa con la stessa ansia con cui gli studenti aspettano le pagelle, è stata diffusa la classifica de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane. E dopo aver guadagnato dieci posizioni lo scorso anno, il Salento ne perde una, collocandosi alla numero 83 ( il miglior piazzamento è il 75esimo nel 1994).

Novanta gli indicatori, raggruppati in sei macro aree: ricchezza e consumo; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. Circa due terzi degli indicatori sono gli stessi dell’anno precedente, mentre il resto è costituito da una serie di parametri scelti per valutare l’impatto della pandemia, sotto molteplici punti di vista - sanitario, sociale, economico, ma anche per le ricadute su cultura e sport - in modo da individuare un trend.

Per questa unicità dovuta all'emergenza sanitaria in corso, più della metà degli indicatori sono stati attualizzati almeno al primo semestre dell’anno (di solito si riferiscono all’anno precedente). Da aggiungere poi che un parametro, quello dei casi Covid ogni mille abitanti è l’unico dei 90 che pesa il doppio nella determinazione del posizionamento finale: va subito detto, sotto questo aspetto, che la provincia di Lecce è al primo posto (dati aggiornati al 30 novembre) con 5,1 casi ogni mille abitanti (l’ultima è Aosta con 50,9).

La provincia di Bari resta la migliore della regione, al 72esimo posto, ma retrocede di cinque posizioni. Quella di Foggia si conferma l’ultima della Puglia, ma guadagna cinque posizioni attestandosi alla centesima. Nel mezzo la provincia di Brindisi, all’88esimo posto (meno uno), quella di Taranto al 96esimo (meno quattro) e quella della Bat al 97esimo, con una discesa di 21 posizioni.

Le macro aree

Quattro sono i settori nel quale il posizionamento della provincia di Lecce è migliore rispetto all'anno precedente: in quello “Ricchezza e consumi” il Tacco d'Italia passa dalla posizione 102 alla 89esima. Gli indicatori migliori sono quelli dello "spazio abitativo medio" (20esimo posto) e quello della "rata mensile dei rimborsi per finanziamenti" (24esimo posto). I peggiori quelli relativi agli importi degli assegni sociali (92esimo posto) e delle pensioni di vecchiaia (102).

Nel settore "Giustizia e Sicurezza" balzo in avanti, dal 79esimo al 51esimo posto: in questo ambito buono il posizionamento alla voce furti, violenza sessuale, omicidi stradali, truffe e frodi informatiche e, in generale, per l'indice di criminalità (totale dei delitti denunciati) con il 41esimo posto; si conferma, di contro, il pessimo posizionamento per gli incendi: in questa particolare classifica la provincia è al 94esimo posto (era al 96esimo). Scarsi sono anche i rendimenti nella giustizia civile: 75esimo posto per iscrizione di nuove cause (indice di litigiosità), 76esimo per "quota cause pendenti ultratriennali", all'81esimo per morti e feriti negli incidenti stradali ogni 100mila abitanti. 

Nel comparto "Affari e Lavoro" si passa dal 73esimo al 69esimo grazie ad alcuni indicatori: alla voce “nuove iscrizioni di imprese” la provincia di Lecce risulta seconda (mentre per le cessazioni è al 64esimo), al nono per il minor numero di fallimenti, al 13esimo per "imprenditoria giovanile", al 34esimo alla voce start-up innovative e al 37esimo per le imprese straniere. Restano molto insoddisfacenti gli indicatori del tasso di occupazione (90esimo posto), della quota di export sul Pil (92), della diffusione del reddito di cittadinanza (83) e del gap occupazionale tra uomini e donne (98).

Il miglioramento più tangibile si è verificato nell'area "Demografia e Società", dove la provincia di Lecce si ritrova al 29esimo posto partendo dal 63esimo: in questo ambito incide il primo posto per numero di casi, il 29esimo per il tasso standardizzato di mortalità, al 33esimo per numero di medici di medicina generale e al 37esimo per pediatri (ma 73esimo per infermieri), al 27esimo per minor consumo di farmaci antidepressivi e al 27esimo per quello di calmanti e sonniferi. In coda alla classifica (103), invece, il Salento si ritrova per uso di farmaci per Broncopneumopatia cronica ostruttiva (insieme, tra l'altro, alla province di Brindisi e Taranto).

In "Ambiente e servizi" il Salento perde sette posizioni, dalla 68esima alla 75esima. I peggiori parametri sono quelli di "persone con almeno il diploma" (91esimo posto); l'indice di rischio climatico (93), la riqualificazione energetica degli immobili (96). Dati più confortanti per gli indicatori "fondi europei 2014-2020 per l'ambiente e la prevenzione dei rischi" (41esimo posto) e per "fondi europei per l'agenda digitale" (28esimo). Il parametro in assoluto è quello della "trasformazione digitale" che però interessa solo il capoluogo: Lecce, da questo punto di vista, è al 17esimo posto, come terzo centro del Mezzogiorno peninsulare (prima Cagliari e Palermo).

Nell'area "Cultura e tempo libero", infine, la provincia salentina passa dal 71esimo all' 82esimo posto: in questo ambito sopra la media in "Sportività 2020 (effetto Covid), col 49esimo posto, lo stesso occupato nella classifica "numero di ristoranti (e ristorazione mobile) per mille abitanti". Il miglior risultato è in "fondi europei per l'attrazione culturale, naturale e turistica (23esimo posto). Parte bassa della classifica per offerta culturale (86esimo posto), cinema (82) biblioteche (78).

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