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Dall'esempio di Piazzale Cuneo al fallimento della Trax Road

Nello stesso quartiere, rappresentano i poli opposti in tema di cura dello spazio pubblico e di degrado. I residenti si organizzano anche in piazzetta Dante, nel rione San Pio

LECCE – Dalla vivacità di piazza Madre Teresa di Calcutta al degrado del vicino parco Melissa Bassi (originariamente Trax Road), dall’esempio civico di piazzale Cuneo alle condizioni sempre in bilico di Parco Tafuro e Parco dei Bimbi, intitolato a Simone Renda.

Piazze, parchi e giardini sono le sinapsi del tessuto urbano, perché rappresentano gli spazi pubblici dove i flussi di persone, in continuo movimento, si fermano e formano aggregazioni: non tutti questi snodi godono di eguale fortuna. Atti di vandalismo e manutenzione insufficiente possono trasformare una buona idea, un valido progetto in un fallimento o in un’occasione comunque mancata. Al contrario, luoghi senza grandi investimenti diventano "improvvisamente" incubatori di esperienze avanzate, tanto da ispirare cittadini di altri quartieri.

Le risorse limitate dell’amministrazione da una parte e l’inciviltà dall’altra, aprono una forbice molto ampia nella quale porzioni di tessuto urbano diventano terra di nessuno. Il presidio della comunità residente e i suoi comportamenti quotidiani, allora, diventano indispensabili per riempire quei vuoti. Piazzale Cuneo, estrema periferia in zona stadio, sta vivendo un esperimento sociale molto interessante: grazie all’iniziativa di abitanti tenaci, i piccoli orti realizzati dal Comune e dati in concessione nel 2018 sono sempre più rigogliosi e la piazzetta antistante è diventata un luogo di ritrovo per famiglie che prima nemmeno si conoscevano.L'esempio è contagioso: appena ieri, dall’altra parte della città, nel rione San Pio, un gruppo di residenti di buon mattino ha ripulito lo spazio pubblico dai residui dell’inciviltà notturna garantendo un impegno anche per il futuro con la costituzione di un’associazione “Piazzetta Dante” che si ripropone di affiancare l'ente comunale per una "marcatura" più stretta di quell'area.

Di contro, sempre ieri mattina, una segnalazione indicava la presenza di un paio di siringhe ai margini del parco dei Bimbi (parco Simone Renda),  l'area a verde che sorge tra un centro commerciale e una zona residenziale, in viale Giovanni Paolo II. L’erba è stata tagliata da poco e non presenta particolari problematiche, la manutenzione di base c'è. I rifiuti presenti sono essenzialmente tovagliolini e piccole posate di plastica, che qualcuno lascia stupidamente per terra dopo aver terminato una consumazione. Il resto, magari, lo fa il vento. Il ritrovamento è stato fatto lungo una piccola strada alberata, sull'altro versante rispetto a quella principale, dove ci si può isolare, soprattutto nelle ore notturne: il ritorno dell'eroina è una realtà già da tempo.

Ben più seria la situazione al parco Melissa Bassi: strutture inizialmente pensate per punto ristoro sono completamente abbandonate e chiuse per evitare ulteriori incursioni vandaliche, le aiuole ospitano una vegetazione quasi sempre secca, ci sono rifiuti gettati nella vasca che corre parallela alla provinciale per San Cataldo, biciclette del bike sharing scaraventate nei sottoscala, bottiglie di birra e avanzi da bivacco notturno nell’anfiteatro. D'altra parte c'è da dire che, anche qui, il prato è stato appena tagliato.

L’obiettivo - annunciato ai tempi dell'inagurazione, nel 2015 - di fare del parco una cinghia di trasmissione tra le due parti della 167 divise della strada per la marina non è mai stato centrato perché quell’arteria rappresenta una cesura troppo netta e pericolosa per i pedoni: il collegamento diretto progettato non è stato mai realizzato. Eppure lo svolgimento del mercato bisettimanale nell’antistante piazzale di via Roma rappresenta ancora oggi un’occasione di rilancio. Gli articoli sulle condizioni di degrado del parco sono numerosi, così come gli annunci di rilancio.

Il mosaico cittadino è formato dunque da molte tessere, ciascuna delle quali ha una storia a sé: per alcuni la soluzione, o almeno l’argine al progressivo degrado sta in maggiori controlli e nell’installazione – o nel funzionamento, dove già ci sono – delle videocamere. Più importante dell’effetto deterrenza, però, sembra la relazione che gli abitanti di una zona stabiliscono con gli spazi pubblici: dove c’è iniziativa, dove c’è presenza quotidiana, il vandalismo arretra e la cura dei luoghi avanza, a piccoli passi. E non si tratta di un problema di marginalità geografica o sociale, perché a distanza di poche centinaia di metri, ci sono esempi che vanno in direzioni opposte.

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