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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Immutabilità del giudice, la protesta degli avvocati. Stop alle udienze anche a Lecce

L’astensione è stata proclamata dall'Unione Camere penali per il 27 e il 28 giugno: “Bisogna impedire la frammentazione del meccanismo processuale che nuoce alla genuinità della decisione”

LECCE -Due giorni di astensione dalle udienze per protestare contro l'ennesima contrazione delle garanzie processuali a danno dei cittadini: è quanto rende noto la Camera penale di Lecce che nella prima giornata di sciopero, il 27 giugno, parteciperà a un dibattito pubblico sulle ragioni del malcontento.

“La prassi giudiziaria, sulla scorta di una sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite (Bajrami, n. 41736/19) ha di fatto eliminato un diritto cardine del giusto processo, radicato nel nostro ordinamento, ovvero l'obbligo di immutabilità del giudicante che prevede che il giudice dinanzi al quale si forma  la prova sia lo stesso che emette la sentenza (art. 525 c.p.p.).

È evidente che il giudice che assiste alla formazione della prova è messo nelle condizioni di percepire in maniera diretta, piena, immediata quanto accade nell'aula di udienza, in termini anche di espressioni non verbali e di comportamenti delle parti processuali e dei testimoni.

La stessa conduzione del processo con la selezione delle prove deve trovare logico sbocco nella sentenza e ciò può essere garantito solo dalla immutabilità del giudice o del collegio di giudici”, si legge nella nota diffusa dalla nota associazione degli avvocati penalisti leccesi.

“Consentire, come oggi accade, che le diverse udienze, e la assunzione delle prove, in uno stesso processo vengano governate da giudici che possono essere anche diversi e che la stessa sentenza possa essere pronunciata da un giudice che non ha partecipato alla assunzione delle prove, significa creare una frammentazione del meccanismo processuale che nuoce alla genuinità della decisione.

Una cosa è ascoltare e vedere un testimone, altra leggere freddamente le dichiarazioni che ha reso.

Soprattutto, il continuo cambio degli organi giudicanti in un medesimo processo è causato da esigenze tabellari determinate da motivi di carriera, questioni personali di trasferimento e da fatti privati dei magistrati che non devono generare una limitazione dei diritti processuali delle parti e, quindi, degli utenti della Giustizia”, spiega la Camera penale.

“Occorre opporsi fermamente a tale forte compromissione dei principi di oralità e immediatezza del contraddittorio, pretendendo la piena applicazione del principio della immutabilità o, quantomeno, la videoregistrazione di ogni fase processuale con eventuale pubblica rivisitazione videoregistrata dell'intero processo in caso di cambiamento del giudice in corso”, conclude.

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