rotate-mobile
Blog

Luca Crovi e il racconto di un inedito Andrea Camilleri “falsario”

Nel suo libro "Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario", l'autore racconta la capacità dello scrittore siciliano di ricreare modelli linguistici e stilistici di altri autori innestando la sua personale voce originale

Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario (Oligo Editore – Collana Piccola Biblioteca) è un libro di Luca Crovi con la prefazione di Giovanni Capecchi dell’Università per Stranieri di Perugia e la postfazione di Giuseppe Marci dell’Università degli Studi di Palermo, entrambi allievi e amici di Andrea Camilleri.  

Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario è una pubblicazione densa di informazioni capace di regalarci aspetti inediti della penna del grande cantastorie Andrea Camilleri.

Camilleri era un uomo molto legato alla sua infanzia fatta di racconti orali e gli bastava un appiglio per dare vita alla costruzione fantastica di una storia perché da lettore forte qual era sapeva leggere la geografia delle pagine dei libri altrui e dagli spazi bianchi far emergere la sua grande immaginazione.

La scelta terminologica di chiamare Camilleri “falsario” viene dal convegno Le magie del cantastorie tenutosi all’Università per Stranieri di Perugia nel settembre del 2019. Una giornata per rendere omaggio “a un grande personaggio del secolo, a uno scrittore che ha sempre riflettuto sulle tematiche dell’accoglienza e dell’incontro tra culture diverse, sia attraverso i racconti che hanno come protagonista il commissario Salvo Montalbano, sia con i romanzi storici e civili o con i suoi saggi narrativi” secondo il professor Daniele Piccini, studioso dell’opera di Camilleri e direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’ateneo perugino. In quell’occasione Crovi, invitato a intervenire, usa la parola “falsario” per descrivere la capacità di Camilleri di reinventare modelli linguistici e stilistici di altri autori innestando la sua personale voce originale. 

Intervista a Luca Crovi

Come ha conosciuto Andrea Camilleri e come nasce questo delizioso libro a lui dedicato?

“Ho conosciuto Camilleri grazie a una serie di interviste che gli ho fatto per la mia trasmissione “Tutti i colori del giallo” che andava in onda su Radio2. A mettermi in contatto con lui furono i ragazzi del suo fanclub vigata.org. E con Andrea ho realizzato vari speciali radiofonici. In molte occasioni gli ho portato in onda scrittori che erano a lui legati: Piergiorgio Di Cara, Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi, Andrea Vitali. Ogni volta è stata una festa per gli ascoltatori seguire i suoi racconti. Di persona ci siamo incontrati una sola volta nel 2010 a Luino quando gli venne assegnato il Premio Chiara alla carriera, a condurre la serata della premiazione e intervistarlo fummo io e Mauro Novelli. Il mio piccolo libro nasce dalla richiesta del professor Giovanni Capecchi di ricordare Andrea a un convegno che si tenne all’Università di Perugia nel 2019. L’entusiasmo della famiglia Camilleri presente all’evento mi ha convinto che valeva la pena mettere il mio intervento (che avevo tenuto a braccio dal vivo) su carta in un piccolo volumetto che è stato arricchito dai contributi di Capecchi, Giuseppe Marci e da una bellissima copertina di Gianmauro Cozzi”.

Nel suo libro Copiare/Reinventare lei definisce Andrea Camilleri un affabulatore, un cantastorie e un creatore di immaginari, un uomo capace di reinterpretare la realtà, di confondere finzione e documentazione storica, di reinventare modelli linguistici e stilistici di altri autori innestando la sua personale voce originale. Per brevità lo chiama “falsario”. In che maniera il Camilleri falsario giocava a reinventare modelli altrui?

“Camilleri amava le citazioni, ama riprendere gli stili degli altri e farli suoi, amava portare i lettori a riprendere in mano opere che lui aveva amato citandole. Ogni volta che i suoi personaggi leggono un libro o lo ricordano è un modo per arricchire la biblioteca dei lettori. Camilleri poteva prendere spunto da una frase, da un racconto, da un romanzo e proseguire poi autonomamente la narrazione. Poteva inventarsi persino delle fonti storiche o bibliografiche se questo era funzionale alla narrazione. Imitare gli stili degli altri senza farsi riconoscere lo ha sempre divertito fin dalle interviste impossibili che curò per la Rai. Fra i modelli da lui più citati c’era Totò con la sua abilità di imbonitore e falsario”.

Di quali autori “falsificati” si parla in particolare?

“Nel libro cito le falsificazioni da Sciascia, da Stesicoro, da Pirandello, da Boccaccio, da Caravaggio”.

Due “incontri” accomunano suo padre, direttore editoriale di Mondadori e poi responsabile dei programmi culturali della Rai, ad Andrea Camilleri: il primo riguarda Elio Vittorini e il secondo Georges Simenon. Cosa può raccontarci a tal proposito?

“Vittorini e Simenon sono due personaggi che hanno cambiato la vita di mio padre e di Camilleri, due punti di riferimento imprescindibili per le loro scelte politiche e letterarie. Se non li avessero incontrati probabilmente mio papà e Andrea avrebbero cambiato i loro percorsi. Ed è divertente pensare che entrambi ricordassero Simenon, fingendo di averlo incontrato sui Navigli a Milano, bello stesso periodo. Il racconto era lo stesso e con gli stessi dettagli, peccato che entrambi non fossero mai stati lì ma di divertissero a citare un bellissimo servizio che avevano letto su Epoca che ricordava quell’evento. L’intensità di quella narrazione è stata sempre talmente forte che nessuno ha mai sospettato che mio papà e Andrea mentissero. E devo dirvi che quando una storia è bella e dettagliata, non importa se sia vera o no, l’importante è che ci si possa credere. Nessuno mentiva per mentire, lo facevano per raccontare”.

Ha mai avuto modo di parlare con Andrea Camilleri del panorama letterario italiano contemporaneo?  Se sì, qual era la sua opinione in merito?

“Andrea era un lettore onnivoro. So che arrivò a progettare Montalbano seguendo le suggestioni di Sciascia, Pirandello, De Angelis, Scerbanenco, Enna. Si divertiva a leggere Lucarelli, Pinketts, Di Cara, Vitali, Agnello Hornby, Piazzese, Vichi, De Cataldo, Von Borries ed era in contatto personale con questi scrittori. Era un uomo molto curioso. E quando ha cominciato a perdere la vista si faceva leggere le storie e aveva inventato un modo speciale per mantenere la sua memoria attiva facendone continuo esercizio quotidiano”.

L'autore

Luca Crovi è redattore alla Sergio Bonelli Editore. Collabora con quotidiani e periodici, ed è autore della monografia Tutti i colori del giallo (Marsilio, 2002) trasformata nell’omonima trasmissione di Rai Radiodue. Per Rizzoli ha pubblicato L’ombra del campione (2018), L’ultima canzone del naviglio (2020) e Il gigante e la Madonnina (2022). Per Oligo ha curato i testi del volume illustrato da Paolo Barbieri Draghi, dirigibili e mongolfiere. C’era una volta a Milano (2019), ha tradotto L’Isola del tesoro. Il mio primo libro di Robert Louis Stevenson (2020, a cura di Claudio Gallo) e ha curato il saggio di Giustino Ferri, Dietro le quinte del cinema (con Claudio Gallo, 2021).

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Luca Crovi e il racconto di un inedito Andrea Camilleri “falsario”

LeccePrima è in caricamento