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Economia

Braccia incrociate alla "San Lazzaro". Lavoratori lamentano gli stipendi arretrati

L'astensione durante il primo giorno di sciopero ha raggiunto un picco alto. E domani si replica. Una crisi "congiunturale" all'origine del disagio. Ma per i dipendenti non ci sono valide spiegazioni. Il sindacato Flai Cgil insorge: "Disparità di trattamento". Vani per ora i tentativi di mediazione

LECCE - Il primo giorno di sciopero all'interno dell'azienda Casearia Salentina srl ha raggiunto un'astensione piuttosto alta: quasi l'80 percento dei dipendenti ha scelto di incrociare le braccia per 24 ore. E domani concederà il bis.

 La protesta dei lavoratori del comparto caseario è esplosa fragorosamente, a causa dei ripetuti tentativi ,"caduti nel vuoto" secondo Flai Cgil di Lecce, di trovare un accordo per salvare gli stipendi arretrati. Così buona parte di  37 lavoratori, (quindi tutti gli addetti al settore vendita, alla produzione, imballaggio, magazzinaggio e pulizia) che lamentano  "perenni ritardi" nella corresponsione delle maestranze, ha scelto la linea dura.

 Neppure il tentativo operato ieri sera dal management aziendale, come racconta il sindacalista di categoria Antonio Gagliardi, di revocare lo sciopero in cambio di un immediato incontro, ha sortito gli effetti sperati.

 Nessun passo indietro, quindi: i lavoratori hanno confermato la volontà di riunirsi oggi per un sit-in di protesta ai piedi dello stabilimento (sito sulla strada Lecce – Maglie) in cui si producono latticini freschi e derivati, distribuiti con il noto marchio "San Lazzaro". Divenuto, nel tempo, quasi un sinonimo dei prodotti caseari salentini.

 Eppure dopo decenni di onorato servizio (l'azienda ha aperto i battenti nei primi anni '70), ora anche uno dei settori produttivi più solidi sembra cedere il passo alla crisi. Una crisi "congiunturale": questa la spiegazione a monte dei perenni ritardi sui pagamenti, come riferisce il segretario Flai. E bnon a caso, dal mese di aprile è stata attivata la cassa integrazione ordinaria, con riduzione di orario.

 Per i lavoratori si tratta di un periodo "nero" e di lungo corso. Durante gli ultimi tre anni i ritardi si sono accumulati, fino a far esplodere una situazione divenuta "insostenibile". Tra debiti protratti e accumulati, mutui e more da pagare, decine di famiglie semplicemente non reggono più. E l'esasperazione ha raggiunto un punto tale che, per gli interessati, non esistono neppure "valide giustificazioni "per il disagio. O piuttosto, ancora s'ignorano.

 Il carico da mille sulla delicata vertenza sarebbe aggiunto da una presunta "disparità" di trattamento nella forza lavoro. Ricostruire la condizione retributiva di ciascuno, infatti, si rivela un'operazione complessa: "Un gruppo di lavoratori avanza soltanto il mese di luglio 2013 perché tramite accordo sindacale siamo riusciti a recuperare il pregresso", avvisa Gagliardi.

 Ma poi ci sarebbe chi è rimasto in fiduciosa attesa di ricevere la 13esima del 2011, chi la quattordicesima. Più di un dipendente rivendica i rimborsi Irpef e le indennità di maternità. Alcuni stipendi sarebbero addirittura fermi dall'inverno 2013.

 "Abbiamo tenuto diversi incontri con la proprietà di Casearia Salentina srl, ma il management si dimostra rigido sulle proprie posizioni – aggiunge Gagliardi -. Specialmente quando si parla di rimborsare i lavoratori che avanzano più stipendi". Di sicuro i ranghi delle protesta si stanno ingrossando. E le iniziative non sembrano destinate a concludersi.

 

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