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Terzapagina. Notte della Taranta, redini in mano ai giovani artisti salentini

Per la manifestazione che in 16 anni è diventata un modello di successo forse è tempo di scommettere sugli artisti del territorio: Mauro Durante e Antonio Castrignanò, ad esempio. Rimescolare le carte a volte non basta, serve rinnovarsi. Una proposta

MELPIGNANO – Perché non affidare la Notte della Taranta a due giovani di grande talento e sicuro affidamento come, ad esempio, Mauro Durante e Antonio Castrignanò? Un evento che nasce con il marchio a fuco della sperimentazione non deve solo reinventarsi – come si sente spessote dire dagli addetti ai lavori quasi bastasse rimescolare le pedine in un ordine sempre nuovo – ma anche rigenerarsi. Possibilmente partendo dalle proprie radici.

La paternità di questa idea, che qualcuno potrà considerare provocatoria, è solo di chi scrive e nasce da una riflessione sull’ultima edizione e, più in generale, sulla parabola disegnata in sedici anni. Al di là delle opinioni cangianti su quale sia stato il miglior maestro concertatore – i più gettonati sono  Copeland, Milesi, Sparagna ed Einaudi -, è sotto gli occhi di tutti che i “concertoni” più apprezzati sono stati quelli in cui l’Orchestra popolareCastrignanò (Infohoto) si è emancipata dalla sudditanza dei cosiddetti big. Penso alle quattro, cinque edizioni precedenti all’ultima. Da questo convincimento, ne discende un altro: l’accostamento ai protagonisti della musica leggera italiana non ha quasi mai funzionato.

Miscele molto più esplosive ma anche naturali sono apparse invece le contaminazioni con tradizioni musicali del Mediterraneo, ma non solo: anche i tamburi battenti di Joji Hirota e The Taiko Drummers (Giappone), i ritmi indiavolati dei Taraf De Haioduks e le percussioni tribali dei Tambours du Burundi sono apparse – sempre per limitarsi alle ultime edizioni – più autenticamente inserite nel contesto della manifestazione rispetto ad interpretazioni  di voci autorevoli del panorama nazionale. Questo, se è vero, può essere spiegato con la rigidità degli schemi ritmici della tradizione musicale salentina – simile per questo a molte altre sparse sul pianeta – che necessita quindi di immedesimazione più che di dedizione. Come se fosse una musica che nasce e muore dentro e che difficilmente si costruisce con operazioni estemporanee.

E’ sembrato quindi che nel corso di tanti anni l’evento musicale abbia preso delle sbandate da cui però è sempre riuscita a riprendersi. Ma il rischio perdersi nell’idolatria del nome – che è anche uno specchietto per le allodole - e di smarrire la via di una sperimentazione ragionata e non improvvisata è sempre dietro l’angolo.

Frutto di un’operazione visionaria dei suoi fondatori, che hanno saputo inventare un modello di promozione della musica popolare e del territorio con pochi eguali in Italia ed Europa – con tutti i benefici per la stagione turistica -, la Notte della Taranta ha bisogno ora di un elettroshock per non cadere nell’autoreferenzialità che si appaga con il bagno di folla e la diretta tv. Un rinnovato slancio, credo, può venire proprio dai vari DuranteDurante (infophoto)-2 e Castrignanò e da altri bravi come loro, che conoscono a menadito le basi della tradizione – non a caso militano o hanno militato in formazioni di assoluto livello -, ma che hanno anche una formazione brillante e completa e una certa propensione alle genialità musicale. Largo ai giovani del Salento dunque: con un certo coraggio e con pochi soldi si può fare.

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