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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Centrosinistra diviso su Vendola? E lui chiede primarie

In vista delle Regionali, il dibattito interno al centrosinistra si fa acceso, tra chi sostiene e chi no il governatore uscente. Vendola rompe il ghiaccio e chiede le primarie. E Ria passa all'Udc

BARI - Sarebbe già di per sé interessante capire (o anche no) chi abbia più ragione tra Nichi Vendola, che definisce Raffaele Fitto "un ministro dimezzato", e quest'ultimo, che, a sua volta, etichetta il governatore in carica come "una caricatura di presidente": una sorta di dubbio metodico, in grado di scatenare un dibattito ampio, che, ci metterebbe poco a sfociare nella tribuna di accese tifoserie politiche, simil-calcistiche. Ma forse il dato davvero utile e palesemente sotto gli occhi di tutti, che emerge dagli screzi (in realtà mai sopiti, ma sempre più crescenti) e i battibecchi a distanza (ultimamente anche in vicinanza) tra i due contendenti dell'ultima tornata regionale: il segnale è chiaro, la campagna elettorale per il governo di Puglia non è più solo un miraggio lontano, bensì un'incombenza dietro l'angolo. E, nel prendere atto del tempo che corre verso un appuntamento fissato per metà marzo, ogni dichiarazione al vetriolo è solo il sintomo di un nervosismo latente di chi sa che la partita si gioca su un terreno molto difficile.

Il centrodestra vive, dal canto suo, una situazione invidiabile: c'è la convinzione di poter riprendere Viale Capruzzi a mani basse (anche se nel 2005 la troppa sicurezza fu fatale), in un momento politicamente difficili per il governo regionale di Vendola; e c'è inoltre la persuasione di non aver necessariamente fretta a scegliere un candidato, ma che, anzi, ci si possa permettere il lusso di attendere le mosse dei propri avversari, confidando sugli ottimi risultati raccolti in province come Bari, Lecce e Bat alle elezioni di giugno.

Dall'altra parte, le vicende giudiziarie hanno riportato nuove turbe nel centrosinistra, oggi ancora più incerto delle strategie da adottare per l'appuntamento di marzo. Và da sé che un presidente uscente meriterebbe la riconferma come candidato, se, come dichiarano all'unanimità e convintamene i membri della sua coalizione, abbia così "ben governato". Eppure quello a cui si sta assistendo nel centrosinistra, torna ad inquadrarsi in un meccanismo perverso e in uno stile tendente al masochismo, che, in tempi non sospetti il regista Nanni Moretti etichettava con una frase ad effetto: "Continuamo così, facciamoci del male!". Si, perché se fino allo scorso giugno (salvo il solo D'Alema), il centrosinistra non nascondesse l'intenzione di ricandidare Vendola, pur con spazi di apertura ai centristi e con distinzioni sulla coalizione, oggi il quadro è decisamente mutato: parte del Pd, infatti, continua a ritenere necessario far sintesi su Vendola e sulla sua esperienza di governo, al di là dei risvolti delle ultime settimane che potrebbero averne appannato il carisma da leader, ma l'area, per così dire, lettiana dello stesso partito continua a non far mistero dell'esigenza di una discontinuità (sembra persino di riveder riproposta in termini regionali la questione che animò il dibattito nella selezione del candidato del centrosinistra alla provincia di Lecce).

Francesco Boccia, ad esempio, sconfitto alle primarie di coalizione per le regionali del 2005 e sponsorizzato dal leader Maximo del Pd, ha pubblicamente più volte ribadito la necessità di alleanze diverse e che se il candidato sarà nuovamente Vendola, si riterrà sin da quel momento "con i numerosissimi esponenti della mia area culturale, fuori dalla foto di famiglia del Pd". Un fulmine a ciel sereno, che ha costretto lo stesso Dario Franceschini, segretario in carica del partito, a chiedere un passo indietro al governatore uscente. Sul segno "di discontinuità" in Puglia, è arrivata l'indicazione chiara anche di un altro possibile alleato di coalizione, l'ex pm Antonio Di Pietro, oggi leader dell'Idv. Vendola può contare, invece, sul sostegno del sindaco di Bari, Michele Emiliano, e su una certa base di consenso che insieme allo stesso primo cittadino del capoluogo lo vede ancora come l'esponente di centrosinistra più apprezzato tra gli elettori: del resto, il risultato della sua lista alle ultime elezioni è piuttosto eloquente.

Il problema a questo punto è: quando sciogliere i dubbi sul proprio candidato? Il Pd vorrebbe rimandare la questione al termine della propria fase congressuale, che, però, si concluderà ad ottobre, costringendo la coalizione ad una scelta a novembre. A rompere il ghiaccio e a sbaragliare le carte è stato ancora una volta lo stesso Vendola, che ha chiesto di ripartire da una "grande alleanza meridionalistica", ma soprattutto dall'incipit del progetto "La Puglia migliore", ossia le primarie di coalizione. Del resto, Vendola ha precisato di essere stato candidato "in virtù di un processo di popolo" e di "protagonismo popolare che ha scompaginato i giochi di palazzo". A questo punto, non è neanche impossibile prevedere che si riproponga uno scontro interno tra lo stesso Vendola e Boccia, sostenuto dall'area centrista della coalizione e dall'Idv, per provare a districare la complessa matassa.

Intanto, si registra un'importante novità al centro: Lorenzo Ria, senatore ex Pd, vicino alle ultime provinciali leccesi alla candidatura col Pdl e sostenitore del presidente in carica, Antonio Gabellone, approda all'Udc, in una casa politica, ritenuta più consona alle sua formazione personale e culturale. Ex democristiano, ex Margherita, dopo aver aderito al nascente Pd, ed aver guidato con successo il centrosinistra per nove anni come presidente della provincia di Lecce ed essere stato eletto in Parlamento, in seguito al dibattito locale sulle primarie per l'individuazione del candidato a Palazzo dei Celestini, aveva deciso di abbandonare il partito di appartenenza. E c'è già chi sospetta che possa essere proprio lui l'asso che l'Udc intende tirar fuori a destra e a manca, per proporre un proprio nome alternativo a quello di Vendola. Sempre ammesso che il governatore sia disponibile a passare la mano.

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