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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

"Il centrosinistra ci ha lasciato 17 milioni di debito"

In consiglio provinciale, l'assessore Macculli dà i numeri del debito fuori bilancio e prospetta il rischio di dissesto finanziario. Critica l'opposizione: "Cifre sbagliate ed inutile allarmismo"

LECCE - Se sia una falla o una voragine, quella emersa sugli equilibri di bilancio della provincia di Lecce, saranno le prossime settimane a stabilirlo. Ma di certo, il quadro che viene fuori dall'assise consigliare di quest'oggi a Palazzo dei Celestini, dedicata all'analisi delle finanze dell'ente, evidenzia tinte fosche e inquietanti, che come ombre si allungano sul destino della provincia.

Diciassette milioni di euro pendenti sulla testa della nuova amministrazione comunale. Almeno per ora. A tanto ammonterebbe il debito fuori bilancio della provincia di Lecce, presentata oggi, con conti alla mano, dall'assessore al ramo, Silvano Macculi. Una cifra, peraltro, destinata persino ad incrementarsi, qualora le analisi finanziarie su residui e passivi portino in dote nuovi debiti. Un bilancio da "pezze al culo" (usando un gergo colorito), che farebbe profilare all'orizzonte l'ipotesi del dissesto finanziario dell'ente. Ma è davvero così?

Macculi, nel suo intervento di scomposizione delle voci di bilancio, in seguito alla verifica finanziaria, avviata nello scorso luglio, ha sottolineato la "pesante eredità", lasciata dall'amministrazione di centro sinistra, annunciando tempi difficili e l'avvio di un rigidissimo piano di risanamento che, se entro marzo 2010 non raggiungerà l'obiettivo prefissato, così come è stato appunto annunciato, potrebbe richiedere la dichiarazione del dissesto. Dalla verifica, infatti, sarebbero venute a galla cifre da "buco", con la mancata copertura finanziaria persino per pagare le bollette delle utenze e le forniture di riscaldamento.

Qualche cifra, solo per farsi un'idea: all'appello mancherebbero 5369000 euro per le spese di funzionamento, pretese creditorie per circa 5495000 euro, ai quali aggiungere debiti fuori bilancio di vario tipo e le previsioni negative delle entrate. L'assessore al bilancio ha anche sottolineato con forza come, a suo giudizio, lo scorso marzo, sia stato approvato dalla precedente gestione amministrativa un bilancio gonfiato, non veritiero né attendibile.

Nello specifico, il piano di risanamento dovrebbe prevedere la messa in vendita di parte di immobili di proprietà della provincia, per un ricavo quantificato intorno ai 36 milioni di euro: tra gli immobili indicati ci sarebbe la caserma dei vigili del fuoco, che dovrebbe essere venduta al Ministero dell'economia. Inoltre, la provincia starebbe pensando alla rimodulazione del piano delle opere pubbliche nonché a un rastrellamento da tutti i capitolati di spesa possibili. Ovviamente, polemica servita e l'opposizione non ci sta, evidenziando come già fatto ieri sera in una conferenza stampa il tentativo di autobeatificazione dell'assessore Macculi, che vorrebbe vestire i panni comodi del "salvatore della provincia".

Del resto, lo stesso Sergio Blasi, ormai lanciato verso la segreteria regionale pugliese del Pd, aveva ironizzato in precedenza sulle doti di calcolatore di Macculi, evidenziando soprattutto come il nuovo governo provinciale nascesse e si muovesse sotto la stella dell'"allarmismo" a tutto tondo. L'opposizione intera ritiene che il debito di bilancio si attesti realmente intorno ai 370mila euro di partite finanziarie extra, facilmente recuperabili attraverso l'alienazione dell'immobile dei vigili del fuoco e gli avanzi di amministrazione: per questo chiede cautela sulle cifre all'assessore e all'intera amministrazione provinciale, per non cavalcare un ingiustificato allarmismo.

Ma al di là della querelle politica, che indubbiamente andrà avanti per giorni, un dato va sottolineato, ad onor di cronaca: sempre più spesso si evidenzia come ad ogni "esordio", nei cambi politici delle amministrazioni a più livelli, c'è sempre chi recrimina sulla coperta troppo corta, su quanto siano stati sporchi, brutti, cattivi e soprattutto poco oculati nelle spese quelli che han preceduto. Sembra persino un copione scritto, per far risaltare tra le righe ma rigorosamente sottovoce, che, al di là delle promesse elettorali (in genere, sempre altisonanti), la realtà amministrativa sia ben più ristretta di quella prevista.

Per questo, al di là del tifo politico incalzante che spesso ammorba ogni riflessione, logica insegna che o tutti, al di là del colore politico, quando sono al governo di un ente pubblico, sono spendaccioni allo stesso modo, perché tanto dove "cuore non vede, occhio non duole" (soprattutto coi soldi dei cittadini), oppure in tutti c'è un po' della stessa furbizia, che necessita di una buona scusa per giustificare l'esigenza di parsimonia nelle spese amministrative. Basterebbe capirsi all'origine, per evitare troppe parole. Tanto da qualsiasi parte si guardi un problema, un cavillo per appigliarsi lo si trova sempre.

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