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Martedì, 30 Aprile 2024
A Lecce, in mattinata

L'insegnamento di Aldo Moro spiegato ai ragazzi 45 anni dopo il suo assassinio

Cerimonia con istituzioni e studenti per ribadire l'attualità dei valori cui l'esponente della Dc dedicò la vita. Fu sequestrato da un commando delle Brigate Rosse il 16 marzo del 1978 e 55 giorni dopo il suo corpo fu ritrovato, esanime e crivellato di colpi

LECCE - Nella ricorrenza del 45esimo anniversario dell'assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, studenti e istituzioni si sono ritrovati prima nell'atrio di Palazzo Adorno e poi nel vicino Palazzo dei Celestini, entrambi sedi della Provincia di Lecce. Alla deposizione della corona d'alloro ai piedi del busto di colui che è stato più volte alla guida del governo e che era presidente della Dc il 16 marzo del 1978, quando fu sequestrato a Roma da un commando armato che uccisa i cinque uomini che componenvano la scorta. 

Nato a Maglie nel 1916, si laureò in Giurisprudenza all'Università di Bari e a soli 35 anni divenne professore ordinario di diritto penale.  Esponente della cultura democratica e sociale, Moro già nel 1942 iniziò a partecipare a riunioni clandestine con altri esponenti del movimento cattolico (come De Gasperi, Andreotti, Dossetti). Caduto il fascismo e terminata la guerra, divenne ben presto un dirigente di peso della Democrazia Cristiana e nel 1948 fu eletto per la prima volta deputato. La sua iniziativa politica fu ben presto orientata verso un allargamento delle responsabilità di governo al Partito Socialista Italiano.

A metà degli anni Settanta, durante il suo quarto governo, iniziarono le interlocuzioni con il Partito Comunista Italiano guidato da Enrico Berlinguer, che era in forte ascesa in termini di consenso. Da qui al tentativo di formare governi di solidarietà nazionale, per placare le tensioni interne e le ripercussioni di quelle internazionali il passo fu breve. Erano anni molto complicati quelli, all'insegna del terrorismo, delle ipotesi di colpo di Stato, e in un clima a dir poco torbido, denso di conflitti striscianti e di interferenze importanti, prese forma il suo sequestro: dopo 55 giorni di prigionia il suo corpo, privo di vita, fu trovato nel bagagliaio di un'auto, in via Caetani.

Il senso delle iniziative come quella odierna è di manteneri vivi i valori cui Moro dedicò tutta la vita, tra i quali un posto molto importante aveva l'attenzione per i giovani (non smise mai di insegnare nonostante i tanti impegni politici). Alla cerimonia hanno partecipato la presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, il prefetto di Lecce, Luca Rotondi, il sindaco Carlo Salvemini, il presidente della Provincia, Stefano Minerva (oltre a tanti esponenti politici locali,  all'assessore regionale alle Attività Produttive, Alessandro Delli Noci, ai responsabili delle istituzioni scolastiche). 

Il valore della scuola 

“Siamo qui per dimostrarvi quanto siete importanti per noi - ha detto ai ragazzi Loredana Capone - perché troppo spesso la retorica accompagna i nostri discorsi e poi, però, proprio voi non sentite le Istituzioni vicine. E invece noi ci siamo, siamo qui, oggi e sempre, vi siamo accanto nei diritti, tra tutti quello allo studio, perché non c’è strumento più potente della conoscenza. Lo dice l’articolo 34 della Costituzione voluto e scritto da Moro, quando riconosce la funzione pubblica della scuola, perché tutte e tutti devono avere la possibilità di avere un futuro, al di là del luogo e della famiglia in cui si nasce, tutti hanno diritto a raggiungere i livelli più alti di studio. E forse oggi può sembrare normale perché le scuole pubbliche ci sono ma non dobbiamo pensare che tutto sia stato già fatto, guardiamo, invece, a ciò che bisogna ancora fare. Al tempo di Moro erano pochissimi i laureati, i diplomati, erano pochi persino coloro che accedevano alla terza media. In Salento, per esempio, le tabacchine ebbero la possibilità di prendere la seconda elementare solo perché il titolo era obbligatorio per andare a lavorare in fabbrica. Fu allora che Moro sentì l’esigenza di garantire la scuola a tutti, e se una famiglia non poteva permettersela era lo Stato che se ne faceva carico. Deve essere uno stimolo per noi, perché ancora oggi ci sono differenze, troppe, a partire dal tempo pieno a nord e a sud della nostra Italia. Non è giusto che ci siano luoghi dove è garantito e altri no. Non è giusto che ci siano scuole con impianti sportivi accessibile e sempre aperti e altre no. La scuola, come lo sport, non possono essere solo di chi se lo può permettere”.

L'Italia, l'Europa, il Mediterraneo

L'importanza del confronto ragionato, fatto di argomenti e anche di comprensione delle motivazioni altrui è stato, per il presidente della Provincia, uno dei più preziosi insegnamenti di Moro: “In un momento difficile, di scontro, in cui dalla politica a tutto il resto viene vissuto con una contrapposizione feroce, il pensiero all’uomo del dialogo deve aiutarci a trovare le soluzioni migliori. Tra le tante frasi di Moro c’è quella straordinaria in cui diceva che l’Italia non deve scegliere tra l’Europa e il Mediterraneo perché l’Europa sta nel Mediterraneo e noi, che siamo territorio di confine, che si affaccia sul mare e guarda al Mediterraneo come possibilità e non come cimitero e morte, come succede troppo spesso, abbiamo il dovere di sentire nostro quell’insegnamento che veniva da un uomo del Sud”.

Oltre la spettacolarizzazione del ricordo

Il sindaco del capoluogo ha raccomandato agli studenti di liberarsi dalla spettacolarizzazione del ricordo di Moro: “Perché - ha spiegato - troppo spesso la sua grande testimonianza di impegno politico, civile e culturale al servizio del Paese si racchiude nella vicenda dei cinquantacinque giorni della prigionia, del rapimento e poi del suo drammatico epilogo. Spesso è un elemento di grandissima motivazione partire da quei giorni, ma la biografia di Aldo Moro deve essere conosciuta partendo da molto prima per avere contezza del suo testamento di cultura, di senso dello Stato, di educazione politica, che significa, per esempio, ricordarci, in un momento fortemente caratterizzato da giuste battaglie politiche per il riconoscimento dei diritti, che la stagione dei doveri è sempre attuale. La necessità del dover vivere il tempo che ci è stato assegnato, avvertire su ciascuno di noi la responsabilità di essere protagonisti attivi e intelligenti in una relazione comunitaria. Politica è occuparsi dei destini che non sono i propri e Aldo Moro ha dedicato la sua vita a un incessante lavoro politico, intellettuale, culturale e umano per prendersi cura di quella degli altri e riuscendo a renderla migliore”.

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