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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

La Puglia per i giovani ricercatori e contro le mafie

Due progetti approvati dalla Regione Puglia: sedici milioni di euro per borse di studio a giovani ricercatori e "Libera il bene", programma per recupero e riuso di beni confiscati alle cosche mafiose

BARI - Sedici milioni di euro dalla Regione Puglia per finanziare 220 borse di studio: sono questi i numeri di una manovra del governo pugliese, per sollecitare le imprese ad investire sulla ricerca, arricchire il tessuto economico e frenare la fuga dei cervelli fuori regione. La cifra, stanziata dalla Regione Puglia, intercettando i fondi europei di sviluppo regionale e i fondi sociali europei, dunque, finanzieranno oltre duecento borse di studio ad altrettanti giovani ricercatori. L'annuncio di questa importante scelta è arrivato da una conferenza stampa congiunta a cui erano presenti il presidente, Nichi Vendola, la vicepresidente ed assessore regionale allo Sviluppo economico, Loredana Capone, e l'assessore al Lavoro, Michele Losappio.

52.000 euro in due anni per ciascun giovane ricercatore, in maniera tale che, come ha spiegato la Capone, il sistema imprenditoriale abbia a disposizione non solo la struttura fisica, i laboratori, ma anche il capitale umano. Vendola ha spiegato come siano proprio le giovani generazioni "l'unico e principale capitale sociale di cui dispone la Puglia", "l'unica vera banca del Sud fuori dalle acrobazie propagandistiche di chi vende il nulla".

Puntare, dunque, all'alta specializzazione dei ragazzi e delle ragazze pugliese come il tasso d'interesse su cui concentrare le proprie attenzioni. Una seconda importante iniziativa che arriva dalla Regione Puglia è quella di "Libera il bene", promossa dall'assessorato alla Trasparenza e alla Cittadinanza Attiva nell'ambito del Programma Bollenti Spiriti: non si tratta di un'idea rivolta esclusivamente ai giovani, ma utilizza il metodo basato sull'attivazione e la partecipazione, ampiamente sperimentato in Bollenti Spiriti.

"Libera il bene" promuove il recupero, la riconversione ed il riuso dei beni confiscati in Puglia alla criminalità organizzata, per scopi sociali, economici e di tutela ambientale: s'intende così superare gli ostacoli all'effettivo riuso dei beni confiscati attraverso il finanziamento degli enti locali destinatari dei beni, il coinvolgimento attivo dei territori, la raccolta di idee per la loro riconversione a fini economici e sociali. Attraverso un bando aperto ai comuni e alle province pugliesi, Libera il Bene finanzia progetti di recupero, ristrutturazione e rifunzionalizzazione fino a 750.000 Euro: per poter partecipare al bando, gli enti dovranno aver individuato un'ipotesi di riutilizzo e un soggetto gestore attraverso una procedura di evidenza pubblica.

L'obiettivo è trasformare il riuso dei beni sequestrati non solo in un simbolo concreto di lotta alle mafie, ma anche in una occasione di sviluppo sociale, economico e occupazionale del territorio. L'iniziativa è realizzata in collaborazione con "Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie".

L'assessore Guglielmo Minervini, spiegando l'importanza dell'iniziativa, ha sottolineato come non basti affermare solo dei "no" per battere le mafie: servono dei sì alla legalità, alla responsabilità, alla disponibilità a mettersi concretamente in gioco, all'attivazione: "Dire dei sì - afferma -, ma anche metterli in pratica. Per liberare il bene occorrono le energie di tutti ma anche le idee: cosa farne di un'immobile, come mettere a produzione un campo agricolo, come reinventare il mercato di un'azienda. Come trasformare un simbolo del potere criminale in un simbolo della creatività sociale. In un simbolo della comunità ritrovata che riprende a impastare il proprio futuro. Vogliamo, infatti, che ciascuno di questi beni recuperati divengano tracce, anticipazioni del nostro futuro solidale e sostenibile, innovativo e dinamico".

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