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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Mantovano: "Eliminare il superfluo dall'Università"

Il sottosegretario agli Interni replica al rettore Laforgia, evidenziando l'esistenza di sprechi nella moltiplicazione di facoltà. Nel pomeriggio arriva la risposta del delegato del rettore, Zara

LECCE - La crisi dell'Università del Salento e le code polemiche sui tagli del governo continuano a dividere i rappresentanti istituzionali dell'Ateneo dai politici. Alfredo Mantovano, che, nei giorni scorsi, aveva inviato una lettera al Rettore, Domenico Laforgia, in merito alla convocazione della classe politica salentina, per presentare i numeri della crisi, ponendo l'accento sugli sprechi da abbattere: alla missiva, Laforgia aveva replicato, evidenziando come l'università del Salento avesse già eliminato "sprechi e diseconomie".

Ed ecco la nuova replica di Mantovano, peraltro criticato da molti colleghi parlamentari per aver definito "passerella" l'incontro organizzato dallo stesso rettore, che definisce un paio di passaggi della risposta di Laforgia alla propria lettera "francamente sorprendenti": "Sarei lieto di sapere - afferma - se è contro lo spreco: mantenere tre corsi di laurea in Scienze politiche, uno con sede a Lecce, attivato nel 2001 (Scienze politiche e delle relazioni internazionali), uno con sedi a Brindisi e a Lecce (Scienze politiche dell'area mediterranea), attivato nel 2006, e uno interfacoltà con sede a Lecce (Scienze sociali, cooperazione internazionale, sviluppo e no-profit); difendere tre corsi di laurea riconducibili alla pedagogia, e precisamente Pedagogia dell'infanzia, Pedagogia dei processi formativi, Scienze e tecniche psicologiche; c) ritenere insopprimibili tre corsi di laurea in filosofia, Filosofia, Scienze umane e morali, Scienze della Formazione e Saperi Filosofici (entrambe nella facoltà di Scienze della formazione), Filosofia (nella facoltà di Lettere e Filosofia)".

Secondo il sottosegretario Mantovano, l'offerta formativa di taglio umanistico "è apprezzabile, ma entro certi limiti": "Per quali ragioni - domanda - il contribuente deve pagare tre invece che uno?". "È egualmente ardua - prosegue - la comprensione della ratio di due facoltà di ingegneria, una a Lecce e l'altra a Brindisi, ciascuna delle quali ha un proprio autonomo corso di laurea in Ingegneria industriale. Gli altri corsi sono in Ingegneria dell'Informazione, Ingegneria Civile, Ingegneria Meccanica, Ingegneria dei Materiali e Ingegneria Rinascimentale (sic!). Non avevo intenzione di scendere nel dettaglio, ma visto che il Rettore ironicamente mi esorta a fornirgli ‘preziosi suggerimenti', forse si potrebbe iniziare a sfrondare quest'elenco, che rinvia alla moltiplicazione di strutture sovrapponibili, e di correlati costi di gestione".

Esiste per Mantovano, un secondo aspetto, riconducibile all'affermazione di Laforgia, secondo cui non si deve parlare di corsi di studio che generano illusioni, nessuno essendo abilitato a decidere delle aspirazioni di uno studente: "Abilitato a decidere no - replica Mantovano - abilitato a capire quali sono le esigenze del territorio e quali sono le prospettive di lavoro dei laureati sì. Si può sapere quanti laureati in uno dei nove corsi di scienze politiche, pedagogia e filosofia hanno trovato occupazione negli ultimi cinque anni, dentro o fuori il Salento? Attenzione: l'assenza di prospettive per questi laureati è affiancata dal lavoro che la nostra area offre a chi ha competenze agronomiche, rispetto alla quale manca anche solo un corso in agraria; col risultato che dobbiamo importare enologi".

Mantovano riconosce che molti problemi che premono oggi sull'attuale gestione sono ereditati e che sia facile risolverli: "Ma quello che non si può ammettere - dichiara - è chiedere sostegno in un momento di crisi senza manifestare la minima disponibilità a razionalizzare l'esistente (che, come emerge, è sovrabbondante). Che cosa avrebbe detto l'Ue alla Grecia se avesse preteso aiuti continuando a mandare in pensione a 52 anni o a dilapidare risorse?". Il sottosegretario agli Interni si dice convinto che tutti nel Salento abbiano a cuore le sorti dell'Università, "senza distinzioni di ruolo politico e di collocazione istituzionale": "Ma, come non si può rinunciare all'apporto costruttivo - conclude - delle organizzazioni sindacali, non si può bollare come ‘polemica' la richiesta di affrontare il tema solo dopo aver tirato una linea di confine fra il necessario e il superfluo".

Il delegato del rettore replica: "E' necessario essere bene informati"

Nel pomeriggio, intanto, Vincenzo Zara, delegato del rettore della didattica, ha concesso una lunga replica al sottosegretario Mantovano. "Quando si scende così nel dettaglio - scrive - è necessario essere bene informati. Bisogna sapere che il Ministero ha posto dei vincoli, tecnicamente noti come requisiti necessari per l'istituzione ed attivazione dei corsi di studio (DM 544/07), che stabiliscono un rapporto definito e non superabile tra numero dei docenti e numero degli studenti. Infatti, al fine di garantire la qualità dei corsi di studio attivati, il Ministero ha prescritto che superata una certa numerosità di studenti (la cosiddetta "numerosità massima", vedi allegato B del DM 544/07) scatti obbligatoriamente il secondo corso di studio. Se ciò non avvenisse, l'Università sarebbe penalizzata finanziariamente perché non rispettosa, appunto, dei succitati requisiti necessari per l'istituzione ed attivazione dei corsi di studio".

"Quindi - prosegue -, venendo ai singoli corsi di studio sui quali vengono sollevate delle perplessità: per quanto riguarda le due Facoltà di Ingegneria, i due corsi di laurea in Ingegneria industriale, quello leccese e quello brindisino, sono necessari perché la numerosità degli studenti supera quella massima consentita dal Ministero (sono quasi 300 iscritti contro il numero di 150 come numerosità massima). Non attivare il secondo corso significherebbe soltanto perdere studenti a parità di costi. Perché bisogna chiarire bene che questi corsi "raddoppiati" a causa dell'alta domanda da parte degli studenti non producono costi aggiuntivi all'Università, poiché il costo della docenza rimane invariato. Docenza che, ovviamente, resta vincolata e non può sostenere altri corsi".

"Tant'è vero che al Politecnico di Torino ci sono 5 corsi di Ingegneria meccanica, così al politecnico di Milano, dove i corsi di Ingegneria gestionale sono 4. Il corso di "Ingegneria Rinascimentale", invece, è il fiore all'occhiello della nostra Facoltà di Ingegneria. Costruito sui modelli già sperimentati nei campus americani (Harvard University, Carnagie Mellon, Purdue University, Brown Unviersity) è unica in Italia. In questo corso, al curriculum dell'Ingegneria tradizionale sono affiancate discipline dell'area umanistica, giuridica ed economica con lo scopo di formare un ingegnere sul modello leonardesco, da qui la denominazione "rinascimentale", molto più completo. Inoltre, è bene ricordarlo a tutti, il corso è stato interamente finanziato da una Fondazione privata, come si legge nel sito della facoltà di Ingegneria, quindi senza costi aggiuntivi per l'Ateneo salentino. Infine - dice ancora il docente -, il corso è limitato nell'accesso ai pochi studenti selezionati in base al merito, risulta interamente aggiuntivo rispetto al corso tradizionale, è stato limitato ad un solo ciclo che è terminato quasi un anno, senza nuove edizione proprio per mancanza di finanziamenti malgrado il grande successo anche occupazionale".

"In questi ultimi anni abbiamo avviato un rigoroso percorso di razionalizzazione che ha tenuto conto proprio dei requisiti minimi imposti dal Ministero, cioè della domanda e dell'offerta. Dei tre corsi di laurea in scienze politiche, uno con sede a Lecce (Scienze politiche e delle relazioni internazionali), uno con sedi a Brindisi e a Lecce (Scienze politiche dell'area mediterranea) e uno interfacoltà con sede a Lecce (Scienze sociali, cooperazione internazionale, sviluppo e no-profit), quest'ultimo è stato già disattivato; il secondo citato (Scienze politiche dell'area mediterranea) è erroneamente attribuito a due sedi (Brindisi e Lecce) perché è attivato solo a Brindisi mentre il terzo si giustifica ancora una volta con la numerosità massima degli studenti consentita dal Ministero che ha comportato, necessariamente, l'attivazione di almeno un secondo corso di studio nella stessa area culturale. Mentre i tre corsi di laurea riconducibili alla Pedagogia, precisamente Pedagogia dell'infanzia, Pedagogia dei processi formativi e Scienze e Tecniche psicologiche non appartengono tutti alla stessa area, poiché Psicologia, in tutte le sedi italiane, è un corso di laurea "sostanzialmente diverso" dalla Pedagogia e da noi è già a numero chiuso. Inoltre, anche in questo caso nella razionalizzazione dell'offerta di quest'anno, il corso di laurea in Pedagogia dei processi formativi è stato già disattivato ed incorporato nel corso di laurea interclasse in Scienze della Formazione e dei saperi filosofici".

"Esiste, quindi - aggiunge -, un solo corso di laurea "puro" in Pedagogia, quello in Pedagogia dell'infanzia, che dal prossimo anno sarà a numero chiuso (pari a 230 unità) sebbene le richieste da parte degli studenti siano più del doppio perché non abbiamo docenti a sufficienza per garantire un secondo corso. Analogamente, si è fatta confusione con i corsi di laurea in filosofia. Non ci sono tre corsi, come cita il Senatore Mantovano, ma solo uno, quello della Facoltà di Lettere e Filosofia, perché l'altro, come detto sopra, è stato incorporato nel corso di laurea interclasse in Scienze della formazione e saperi filosofici. Perché si dice che nella Facoltà di Scienze della Formazione ne esisterebbero addirittura due? Forse chi afferma queste cose fa confusione tra corsi di studio attivati (quelli reali) e quelli ad esaurimento che, nuovamente, per legge, devono essere portati a compimento. Va bene la razionalizzazione e noi abbiamo già razionalizzato ma non si deve confondere la razionalizzazione dei corsi con una riduzione delle spese, anzi, come ho già affermato, con la riduzione dei corsi di studio si ottiene solo una riduzione delle entrate".


"Per questi corsi l'Università del Salento ha una situazione opposta a quella di altre sedi, che invece devono lottare per mantenere attivi dei corsi di studio che non raggiungono le "numerosità minime" di studenti richieste per l'attivazione dei corsi di studio (vedi DM 544/07). Noi siamo nella situazione opposta, ossia superiamo la "numerosità massima". Una alternativa sarebbe il "numero chiuso", che abbiamo adottato solo in quei casi in cui non era conveniente, per mancanza di docenti, sdoppiare i corsi. Inoltre, se si persegue una politica di "numero chiuso" questa deve essere a livello nazionale, altrimenti si risolve soltanto nel mandare i nostri studenti potenziali in altre sedi, dove il numero chiuso non c'è. Come Delegato del Rettore alla Didattica conosco benissimo l'opera di razionalizzazione dell'offerta formativa dell'Università del Salento, alla quale ho attivamente partecipato e sono preoccupato per l'evidente disinformazione che traspare dalle affermazioni - conclude - che ho letto in questi giorni sui giornali".

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