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Martedì, 30 Aprile 2024
Politica

"Piano coste, Regione non perseguiti i concessionari"

Ieri l'incontro di Marti con gli operatori balneari. Oggi Alfarano rincara la dose. Le perplessità del Comune di Lecce e le proposte per venire incontro alle esigenze di un settore fondamentale

LECCE - "Offrire servizi di qualità negli stabilimenti balneari delle nostre marine è un punto di forza dell'offerta turistica salentina che non può e non deve essere messo in discussione dal Piano coste approntato dalla Regione Puglia". Lo dice l'assessore al Turismo Massimo Alfarano. "Il rischio che si corre - sottolinea - è quello di dare l'immagine di un territorio che non è in grado di rapportarsi, con standard elevati, alle richieste dei turisti". Secondo l'assessore "l'impressione che si ha dinanzi al Piano Regionale è quella di un difetto storico ed ideologico della sinistra che governa e che amministra: i concessionari, a differenza di quanto pensiamo noi non sono considerati le prime sentinelle nella tutela dell'arenile, piuttosto fastidiosi gestori della cosa pubblica ai quali più si limita la concessione meglio è".

La presa di posizione giunge a margine di un incontro che un altro assessore comunale di Lecce, Roberto Marti, delegato alla Pianificazione del territorio, ha avuto ieri con gli operatori del settore balneare. Sottolineando che si farà portavoce presso tutti i Comuni costieri del Salento della necessità di un tavolo di concertazione e confronto con la Regione Puglia. L'obiettivo, per Marti, è il coinvolgimento degli operatori del settore e degli amministratori locali in un'azione tecnico-politica di perfezionamento di una normativa giudicata indispensabile per il territorio. Oggi, dunque, anche la presa di posizione di Alfarano, che spiega: "Siamo dianzi a una visione totalmente opposta alla nostra, poiché, noi siamo convinti che il turista pretenda sempre più servizi di qualità che il pubblico, se non aiutato dai privati, non è certamente in grado di offrire. I turisti ci chiedono spiagge attrezzate, servizi innovativi, pulizia degli arenili, organizzazione nel collegamento tra le spiagge e la gestione delle attività ristorative, commerciali e ricettive collegate. Come può, l'ente pubblico fare tutto ciò da solo? E come possono i privati aiutarlo se sottraiamo spazi utili e necessari all'offerta dei servizi?"

L'assessore al Turismo ritiene "che sia giunto il momento di passare ad una totale rivisitazione della logica dei rapporti tra enti pubblici e privati, poiché, un conto è in tempi di ristrettezze di bilancio per le pubbliche amministrazioni non poter rispondere positivamente a tutte le richieste degli operatori, altra cosa è avversarli pregiudizialmente non tenendo conto della situazione ambientale che, per una serie di vicende (vedi erosine delle coste) già li danneggia. In buona sostanza - aggiunge - se non riusciamo a capire che gli operatori balneari sono i nostri primi alleati nelle tutela delle coste non riusciremo né ad affrontare i problemi di difesa del territorio, né a rispondere alla sfida imprenditoriale che gli operatori corrono il rischio di non poter più accettare. A breve avrà inizio la fase di promozione delle nostre attrattività per la prossima stagione. Speriamo - conclude - di poter tutti insieme stare dalla parte dell'equilibrio e non dell'ideologia".

Qualche giorni addietro, il dirigente del settore Urbanistica Luigi Maniglio ha inviato al dirigente del settore Demanio della Regione Puglia, Michele Loffredo, un documento contenente una serie di osservazioni al Piano. Il primo punto riguarda l'articolo 5.2 della normativa (aree con divieto assoluto di concessione): l'amministrazione comunale di Lecce esprime forti riserve e perplessità sulla razionalità del divieto. Per il Comune, Marti in testa, il limite previsto è considerato manifestamente contrario alla situazione morfologica di numerose aree demaniali già oggetto di concessioni destinate a rinnovarsi. Su queste aree il tratto di spiaggia presenta una profondità inferiore a 15 metri, in conformità alla peculiare struttura paesaggistica.

Il secondo punto riguarda l'indicazione delle località di competenza dell'amministrazione comunale, che rientrano nel tratto di costa definita come "soggetta ad erosione". Nell'osservazione si fa presente che le località comprendono circa 10 chilometri di costa, secondo il relativo prospetto contenuto nel Piano. Il Comune ritiene, dunque, che se per tali aree fosse inibito il rinnovo delle attuali concessioni, il danno economico e a livello turistico sarebbe di gravi proporzioni. Il terzo punto fa poi riferimento all'articolo 6.2 (rinnovo delle concessioni demaniali) e alla previsione della trasformazione delle opere fisse esistenti in opere facilmente amovibili. Si ritiene che la previsione sia di difficile applicazione perché è materialmente irrealizzabile la "facile amovibilità" delle stesse. Infine si chiede se gli attuali stabilimenti balneari, con opere di difficile rimozione in cui il fronte-mare è superiore attualmente ai 100 metri previsti dalla normativa, in fase di ristrutturazione dovranno mantenere l'attuale fronte-mare oppure adeguarsi alla normativa.

Le segnalazioni ed i rilievi degli operatori del settore coincidono sostanzialmente con le osservazioni contenute nel documento dell'amministrazione comunale. E gli stessi operatori sono concordi nell'intraprendere un'azione di confronto sui contenuti del Piano. "Siamo preoccupati per il nuovo Piano Regionale delle Coste - ha evidenziato ieri l'assessore Roberto Marti - perché siamo coscienti che questo rappresenta lo strumento legislativo per affrontare i molteplici conflitti irrisolti che ogni anno si ripresentano con imbarazzante monotonia in un settore cruciale per lo sviluppo del territorio e per la crescita del turismo pugliese. Dal momento che siamo chiamati tutti quanti al rispetto della straordinaria risorsa che è lo spazio costiero, occorre una certa cooperazione per consentire all'amministrazione comunale di non restare sola nell'attuazione di una seria politica programmatoria".

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