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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Pisanò: "Io assessore? Ma non ne parliamo nemmeno"

Lecce: il presidente del Consiglio sgombra il campo da equivoci e chiarisce qual è la sua posizione sulle voci che lo avrebbero dato in pole position nel restyle dell'esecutivo a cui il sindaco pensa

LECCE - Eugenio Pisanò, presidente del Consiglio comunale di Lecce, sgombra il campo da equivoci, chiarisce soprattutto qual è la sua posizione sulle voci che lo avrebbero dato in pole position alla carica di assessore nel restyle della giunta comunale che il sindaco Paolo Perrone si appresta a disegnare. E lo fa senza mezzi termini, nello stile che lo contraddistingue: "Mi va bene il ruolo che ricopro e smentisco categoricamente l'ipotesi, mai valutata, di lasciare la presidenza del consiglio per andare in giunta. Ho ricoperto il ruolo di assessore in più legislature per ben 9 anni - ha detto questa mattina nel suo ufficio al secondo piano di Palazzo Carafa - consapevole di avere portato a termine progetti importanti e mi basta questo".

Pisanò, dal canto suo, nel Pdl ormai da tempo dopo la breve parentesi dello scorso anno in "Io Sud", si spinge oltre e, giacché si parla di new entry nel nuovo esecutivo dopo le vicissitudini legate proprio al partito di Adriana Poli Bortone e che potrebbe portare il primo cittadino a rinfoltire la giunta dagli attuali 10 assessori al numero di 14, invita proprio Perrone a strizzare l'occhio all'Udc. Un invito, secondo il presidente del Consiglio, che garantirebbe stabilità di governo cittadino fino alle nuove comunali del 2012. Meglio fidarsi dell'Unione di centro, è il concetto, che d'altro.

Ma la cosa non è per nulla facile. L'unico consigliere di maggioranza che sarebbe potuto entrare nell'esecutivo è Stefano Ciardo, in quota Udc, ma costretto a lasciare la poltrona per i noti fatti giudiziari (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=14025), motivo per il quale potrebbe essere sostituito da Gigi Rizzo, primo dei non eletti sempre nella lista dell'Udc, ma l'altra voce che si fa è pure quella di Damiano D'Autilia (Puglia prima di tutto). Poi c'è l'ipotesi Andrea Corvaglia, che gioverebbe nell'essere ripescato e la questione delle quota rosa, che il sindaco non può tralasciare. E che dire di Gaetano Messuti, il grande trombato subito dopo le elezioni che, nonostante l'ampio consenso ottenuto con l'allora Forza Italia, si vide escluso dall'esecutivo? Uno scacchiere da ricomporre per Paolo Perrone di complicata attuazione, anche perché oggi l'obiettivo politico principe per lui e i suoi fedelissimi, oltre quelli puramente amministrativi, resta la naturale conclusione della legislatura. Che non è poco.

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