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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Puglia, al via la nona legislatura. Si parte il 27

Sei punti all'ordine del giorno per la prima del consiglio regionale, giovedì 27 maggio. Si apre per Vendola un quinquennio difficile: colpa dei numeri, delle frizioni col Pd e… delle politiche 2013

BARI - La nona legislatura del consiglio regionale pugliese partirà ufficialmente giovedì 27 maggio, alle ore 10.30, con la prima convocazione ufficiale dell'assise: sei punti all'ordine del giorno, a due mesi esatti dal risultato elettorale. Dopo l'insediamento e la costituzione dell'ufficio provvisorio di Presidenza, si procederà alla convalida degli eletti e all'elezione del presidente del consiglio e dell'ufficio di presidenza: quindi il giuramento del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e la comunicazione ufficiale della composizione della giunta. Infine le dichiarazioni programmatiche del governatore.

Non sembrano più esserci problemi per il nome del presidente del consiglio, dopo la tregua firmata tra il Pd e Vendola, sul nome del socialista, eletto nelle file di Sinistra Ecologia e Libertà, Onofrio Introna, anche se i malumori nel partito di Blasi restano intatti e le fratture dopo il caso Maniglio non appaiono ipotetiche: c'è ancora la trattativa per la presidenza di alcune commissioni e lì potrebbero vedersi ancora nuovi scontri. Del resto, i mal di pancia nel Pd sono così evidenti, che arrivano cenni di insoddisfazione nei confronti del segretario regionale, Sergio Blasi, già messo in discussione per la gestione delle trattative per la giunta.

Si prevede, dunque, una legislatura difficile per Vendola, nonostante il suffragio popolare ottenuto, per via dei numeri più risicati (dote della pessima legge elettorale pugliese) e delle frizioni con il Pd, che minano la stabilità del governo. Senza dimenticare, l'insistenza delle voci che vorrebbero il governatore pugliese, lanciato per una leadership nazionale nel centrosinistra, in funzione delle elezioni politiche del 2013.

Dall'altra parte, Rocco Palese, capogruppo dell'opposizione, continua a proporre la riduzione dei costi della politica anche in Puglia, con il taglio del numero dei consiglieri eletti da 70 a 50. Palese sottolinea come a parole Vendola e il Pd si dicano interessati a contenere i costi della politica, mentre nei fatti ci sia una Puglia che cerchi di "capeggiare la rivolta delle classi dirigenti di sinistra del Sud sprecone e piagnone che continuano a battere cassa come se fossero fuori dal mondo".

Pertanto, il capogruppo di opposizione, chiede a Vendola e al Pd un "gesto di coerenza" per dimostrare ai pugliesi che "non fanno solo demagogia e populismo", depositando come primo atto di questa legislatura "la nostra proposta di legge che riduce il numero dei consiglieri regionali da 70 a 50 e impone il limite massimo di 2 assessori esterni da poter nominare in Giunta".

Poli Bortone scrive a Berlusconi su Università e attacca Fitto

Intanto, Adriana Poli Bortone punta l'attenzione sul caso Università del Salento e atenei del meridione, scrivendo una lettera tematica al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, insieme ai parlamentari Mpa (Aurelio Misiti, portavoce nazionale del movimento di Lombardo, ai capigruppo rispettivamente di Camera e Senato, Carmelo Lo Monte e Giovanni Pistorio): "C'è l'immotivata e incomprensibile volontà politica - si legge nel testo - di finanziare le università del Nord Italia a svantaggio di quelle del Sud".

A tal proposito, per la Poli fa ancora più male constatare la posizione di alcuni ministri meridionali, che per godere dei benefici del ruolo che rivestono, assecondano questa scelta "ingiustificata" di trasferimento di fondi al Nord: "In particolare - si legge - ci riferiamo al Ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, il quale non si adopera a difesa delle giuste ragioni del Meridione. Le dichiarazioni dell'on. Fitto sull'Università del Salento hanno gettato totale discredito nei confronti del sistema universitario meridionale, che, invece, non manca di eccellenze".

"Questa politica - prosegue la lettera -, comporterà la chiusura di varie strutture universitarie del Mezzogiorno. Infine, sarebbe giusto chiedere alle industrie del Nord di investire nelle università del Mezzogiorno, visto che tanti industriali settentrionali hanno usufruito nel tempo di benefici fiscali nel Meridione".

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