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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Ricerca a scuola: alcool, si comincia sempre più presto

La Provincia di Lecce ha diramato i dati della ricerca condotta nell'ambito di "Only Life", sull'abuso di alcolici, estesa anche alle scuole medie. La vicepresidente Capone: "Si beve già a 13 anni"

"Si beve già a 13 anni, in casa e in assenza dei genitori. Siamo in tempo per reagire: creare rapporti più saldi all'interno della famiglia, costruire relazioni virtuose tra coetanei e con le istituzioni, a partire dalla scuola. Questa può essere una ricetta da cui partire". Così la vice presidente e assessore alla Qualità sociale della Provincia di Lecce, Loredana Capone "fotografa" i dati emersi dalla seconda ricerca sociale "I giovani e l'alcol", realizzata nell'ambito della III edizione "Only life…con un bicchiere in meno". Novità di quest'anno: l'indagine è stata allargata agli studenti delle scuole medie salentine. Come avvenuto già nel 2007, è stata presa come campione la popolazione studentesca provinciale. Sono stati analizzati quasi 3mila questionari per gli istituti superiori e circa 3mila per le scuole medie ricadenti nell'ambito sociale di Lecce. Per la prima volta sul territorio, quindi, si hanno dati relativi alla fascia 10-13 anni. L'analisi evidenzia come vi sia consapevolezza diffusa circa i rischi alcol-correlati ed una maggiore tensione verso imprudenza, senso di fatalità, desiderio di trasgressione, sovversione di regole, concezioni tipicamente riconosciute come valide da parte dei più grandi.

Rispetto al 2007, secondo quanto evidenziato nella relazione dei ricercatori, il dato complessivo per gli istituti superiori, inteso come "consapevolezza del rischio", risulta migliorato. Se si intendono le risposte c) e d) (c - un modo per non pensare ai problemi; d - un modo per "sballare") correlate all'idea di fuga dalla realtà, nel tentativo di superare gli ostacoli determinati dalla scarsa capacità di correlarsi, dall'esigenza di "darsi un tono" per essere accettati dal gruppo e dalla famiglia, nonché di sfuggire ai problemi personali e familiari, appare una immagine di una generazione in difficoltà, priva di autostima, fiducia e sicurezza. L'unica risposta che indica la consapevolezza del rischio e l'equilibrio tra il plausibile desiderio giovanile di trasgressione ed il buon senso che ne argina le tendenze, ottiene appena il 32,7 per cento tra i piccoli ed il 22,3 per cento tra i più grandi. Il dato, paradossalmente, evidenzia una maggiore tendenza al rispetto dell'idea di limite tra trasgredire ed eccedere tra i più piccoli.

Sostanziale consapevolezza circa la natura della sostanza. Le differenze tra i dati delle superiori e quelli delle medie, sono indicative di una maggiore consapevolezza da parte dei più piccoli. In ogni caso, la conoscenza circa la potenziale tossicità della sostanza predispone ad un più efficace lavoro di sensibilizzazione ed educazione al corretto uso. Buona sarebbe anche la concezione di "uso moderato", il cui dato resta stabile rispetto alla ricerca 2007. Occorre tuttavia che sia ben chiarita la fascia di età in cui è accettabile assumere alcoolici. Sull'idea di abuso, sorgono i primi problemi. Si rivela necessario approfondire questo argomento attraverso attività informative. I dati medie-superiori relativi all'abuso sono perfettamente sovrapponibili ed indicano un allarmante mancanza di consapevolezza del limite. Appena il 19 per cento dichiara infatti di intendere per abuso l'assunzione di 3-4 bicchieri al giorno, tutti i giorni. Uno spaventoso 81 per cento intende con "abuso" l'assunzione di più di cinque unità alcoliche giornaliere.

I dati confermano l'allarme del 2007. Il 65 per cento tra le medie ed il 71 per cento tra le superiori denunciano una profonda difficoltà a socializzare e stare nel gruppo. Permane il preoccupante dato relativo all'evasione dai dolori, che raggiunge il 35 per cento tra i piccoli ed il 30 per cento tra i più grandi. Il dato resta stabile rispetto al 2007. Anche a questo proposito si può riscontrare una sostanziale corrispondenza tra le rilevazioni e tra le due ricerche (2007-2009). Il 4,5 per cento delle medie ed il 15,6 per cento delle superiori relativamente all'opzione "a casa di amici", suggeriscono una maggiore presenza dei genitori durante gli incontri dei più piccoli. L'ipotesi viene confermata dal dato successivo relativo all'uso di alcolici "in strada" che per le medie raggiunge il 12,3 per cento e per le superiori si attesta solo al 6,9 per cento. La discoteca, più nelle medie che nelle superiori, indica comunque il luogo di eccesso per eccellenza. Stesso riscontro circa le situazioni del bere. Permane un'allarmante 16 per cento che dichiara di bere in solitudine (il dato è identico su entrambi i campioni); l'80 per cento (anche qui il dato dei due campioni è sovrapponibile) dichiara di bere in gruppo (trend già evidente nel 2007). Chi assume alcoolici nel contesto familiare, si attesta al 5 per cento tra i più grandi ed il 2 per cento tra i più piccini. Nel 2007 il dato era pari appena all'1,06 per cento.

Circa il 64,5 per cento dei ragazzi delle superiori dichiara di conoscere coetanei che fanno uso di alcool. La percentuale scende ad un comunque allarmante 40 per cento per i ragazzi delle scuole medie inferiori. Tra l'86 per cento ed il 90 per cento si attesta la percentuale dei ragazzi che non conosce tra i propri familiari persone che eccedono con l'uso di alcoolici. Circa il 14 per cento degli intervistati tra gli 11 ed i 13 anni ha la percezione, vera o sbagliata che sia, che i propri genitori non si pongano il problema, ritenendo i figli già responsabili e maturi a 12 anni. Il dato potrebbe indicare anche che i genitori ritengono ancora i figli troppo piccoli per approcciarsi a questo problema. Il 64 per cento, invece, ritiene che i genitori siano assolutamente contrari all'uso di alcoolici tra i giovani. Tra il campione delle superiori, si registra un 36,3 per cento che dichiara che i genitori sono favorevoli all'uso moderato, ma condannano l'ubriachezza (dato che si incrocia bene con l'aumento dell'uso di alcolici in famiglia che passa dall1 per cento del 2007 al 5 per cento del 2009); il 21 per cento, infine, dichiara che i propri genitori non si pongono il problema. Questa percentuale arrivava nel 2007 al 31,5 per cento. Si evidenzia un sostanziale miglioramento dell'attenzione da parte delle famiglie.

E' certamente evidente che, al di là del 4,6 per cento che risponde di far uso abituale di alcolici giornalmente e del 5,3 per cento nel week-end, il fenomeno ha ancora, nella fascia di età tra i 10 ed i 13 anni, caratteristiche di non abitualità. Tuttavia il fenomeno del primo approccio all'alcool risulta diffuso anche tra i giovanissimi, come testimonia un complessivo 40 per cento che, in un modo o nell'altro, dichiara di assumere alcolici anche solo sporadicamente. Considerando che questa percentuale supera il 90 per cento tra i 14 ed i 18 anni, risulta indispensabile agire tra i giovanissimi proprio nell'ambito delle scuole medie inferiori per agire in maniera preventiva, evitando che il consumo di alcoolici divenga abituale. Infine, certamente da citare la tendenza all'incremento delle quantità usate durante il week-end rispetto ai giorni infrasettimanali. La tendenza si attesta come comune per entrambi i campioni.

"La battaglia contro l'abuso di alcool tra i giovani e i giovanissimi è ancora lunga. I nuovi dati di "Only Life" segnalano un incoraggiante aumento della percezione del rischio e una maggiore attenzione del problema da parte delle famiglie. E' segno che il lavoro che abbiamo svolto con le scuole e decine di migliaia di studenti e genitori evidentemente comincia a dare i suoi frutti. La famiglia, i giovani, la società, gli insegnanti, il mondo della cultura e del divertimento devono prendere atto che quello dell'abuso di alcool è un problema sociale", commenta ancora Loredana Capone. "Alcuni dati certamente sono balzati alla nostra attenzione più di altri. In particolare, occorre denunciare un trend comune alle due fasce di età. Entrambe vedono nell'alcol il supporto esclusivo alla socializzazione, all'affermazione nel gruppo ed alla evasione dai problemi e dai dolori. Seriamente allarmante, per di più, è che questo dato risulti perfino maggiore tra i giovanissimi, i quali rivelano che sempre più spesso bevono in casa, in gruppo e in assenza dei genitori. Se siamo riusciti, attraverso "Only life", a diffondere maggiore consapevolezza e informazione, tuttavia, ancora lungo è il percorso che ci deve vedere impegnati ad evidenziare i concetti di limite, di uso ed abuso e a sensibilizzare ulteriormente i giovani e le famiglie. Occorre quindi proseguire con un percorso che aiuti lo sviluppo individuale e sociale di ognuno di questi ragazzi, che supporti la loro autostima e riscopra la fiducia nella società, nella famiglia, nelle istituzioni e nella scuola", conclude la vice presidente della Provincia.

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