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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Tasso e Rapolla. Le vie delle querele sono infinite

Anche perché, ironia della sorte, in sede civile si procederà in via Brenta. Oggi Perrone annuncia: "Su Idv ho dato mandato al mio legale". E sul caso della sede del Pd esibisce il prezziario del 2004

LECCE - Via Brenta, via Tasso, via Rapolla. Il dibattito politico leccese da un lato s'ingolfa in mezzo alle strade cittadine, tra scandali edilizi veri, presunti o forse persino inesistenti (chi lo sa, ancora?), dall'altro si trasferisce pian, piano (ma mica tanto, poi) dalle aule di Palazzo Carafa a quelle di giustizia. Ironia della sorte, probabilmente anche in quelle del dissidio e sotto la lente della Procura; sì, proprio quelle di via Brenta, visto che da più parti arrivano avvisaglie di cause civili. Come in una sorta di grottesco circolo vizioso senza via d'uscita, una specie di rotatoria giudiziaria. La politica delle querele, con avvocati che prendono il posto di sindaci, assessori, consiglieri d'opposizione. E i cittadini stanno a guardare, un po' distratti e forse disillusi da questa politica arruffona fatta di accapigliamenti e brighe senza fine.

E così, si arriva al paradosso. Per esempio, riferendosi a Salvatore Capone, segretario provinciale del Pd, il sindaco Paolo Perrone sbotta oggi in un sarcastico: "Mi fa piacere che abbia deciso di querelarmi per le affermazioni fatte durante la conferenza". Ovvero, quella del 6 novembre, in cui, toccando l'argomento della sede del Partito democratico di via Tasso, a suo tempo acquistata dai Democratici di sinistra dai costruttori fratelli Guagnano (quelli di via Brenta, tanto per puntualizzare, e per cui Pietro Guagnano è ancora ai domiciliari), il primo cittadino aveva già fatto particolari riferimenti al prezzo pattuito. E questa mattina, dopo la preannunciata querela da parte di Capone, ecco la nuova risposta di Perrone di fronte. Che spiega: "Tra l'altro avevo parlato dei Ds, non del Pd". Non che cambi molto, a questo punto (o forse no, la frase suona comunque sibillina), e visto che il sindaco non recede di un passo, annuncia, brandendo un paio di fogli tenuti insieme con una graffetta, con copie distribuite alla stampa: "Vi ho fornito il mercuriale dell'agenzia del territorio. Si tratta del prezziario del secondo semestre del 2004, cioè il periodo in cui fu stipulato il contratto. Il valore di mercato dei negozi va da un minimo di 2020 euro ad un massimo di 2480".

Che cosa significa tutto questo? Per il primo cittadino, appare evidente come, poiché si acquistò a 270 metri quadrati per 293mila euro, "il prezzo deve essere stato di 1000 euro circa a metro quadro e non, per esempio, di 2020, se fosse stato stabilito il minimo". Per carità, una puntualizzazione. "Non si tratta di prezzi vincolanti", ed è lo stesso Perrone a chiarirlo. "Ma questo dimostra che il non ho calunniato nessuno - aggiunge -: hanno comprato evidentemente a buon prezzo. Peraltro il segretario provinciale in un comunicato del 10 ottobre, a seguito delle mie affermazioni, disse che all'importo di 293mila e 900 euro, si devono aggiungere 40mila euro per costi di ristrutturazione necessari per l'adeguamento dei locali. Quale calunnia ho commesso se chiedo chi ha fatto questi lavori e come sono stati fatti? Se i signori Ds, o il Pd, ritengono di rispondere al sindaco e a tutti i cittadini di Lecce, è bene. Altrimenti approfitteremo della querela che stiamo per ricevere per approfondire questi aspetti". E dalla centrale via Tasso, ecco che con una mossa repentina, Perrone si sposta su via Rapolla, alle spalle dello stadio che, bontà sua, porta il nome di una via. Il "Via del Mare", appunto.

Qui è bene ricordare il caso per filo e per segno. In una conferenza convocata sempre il 6 novembre, presenti il coordinatore del partito Pierfelice Zazzera ed il responsabile provinciale Francesco D'Agata, s'è parlato del presunto parallelismo tra il caso di via Brenta e la lottizzazione di via Rapolla. Per Idv, ci sarebbe un conflitto d'interessi, sollevato già nel 2006 con la denuncia di un cittadino, in cui si contestava il pagamento da parte dell'amministrazione comunale degli oneri d'urbanizzazione che, in fase di convenzione erano stati assegnati a carico dei proprietari della zona, ossia familiari dell'attuale sindaco di Lecce. Per Idv, la precedente amministrazione, guidata allora da Adriana Poli Bortone, avrebbe deliberato in favore del pagamento da parte dei privati degli oneri riguardanti la rete fognaria, per una spesa quantificata in circa 1 miliardo di vecchie lire: nella riunione di giunta del 2001, l'attuale sindaco Paolo Perrone, all'epoca assessore, non firmò la delibera in questione, in quanto decise di non presentarsi; nel 2004, secondo Idv, fu Perrone stesso a presentare la delibera contestata, ossia la 222, in cui avrebbe chiesto che gli oneri di urbanizzazione per la lottizzazione di via Rapolla fossero a carico dell'amministrazione. Parole di Idv. E su questo sospetto di scarsa trasparenza, D'Agata e Zazzera hanno sostenuto le "inquietanti" analogie col caso di Via Brenta.

In realtà, non solo quel pomeriggio stesso Perrone replicò che nella delibera 222 non si faceva assolutamente menzione a via Rapolla, ma oggi è tornato sul caso, annunciando di aver dato mandato all'avvocato Paolo Fedele per vedere se la partita si debba continuare in sede di tribunale civile. Anche perché la questione s'è tutt'altro che sopita, e Idv è tornata subito alla carica. "Oggi c'è stato un dibattito televisivo nel quale Zazzera ha riferito di un procedimento penale acceso nei confronti del sottoscritto", ha detto Perrone. Che però ha voluto ribadire: "L'unico procedimento penale a seguito dell'esposto che fece Giovanni Tamborrino (il privato cittadino di cui sopra, Ndr) in data 9 agosto 2006, è il 3879/08 per il quale non fui indagato ed il gip Antonio Del Coco, il 12 gennaio 2009 ha disposto l'archiviazione per infondatezze delle notizie di reato", L'archiviazione è arrivata su richiesta dell'allora sostituto procuratore Marco D'Agostino avanzata il 29 aprile del 2008.

"Se Zazzera è a conoscenza di altre procedure sulla vicenda, tecnicamente, se l'oggetto è lo stesso, non si può agire. Qui si vuole instillare l'idea che il sindaco abbia qualcosa da nascondere. Per le accuse ingiuste che mi sono state mosse ho dato mandato ai miei legali per verificare se il danno può essere ristorato per via civile". Perrone ha anche fatto menzione ad un volantino diramato nei giorni scorsi dal partito che fa capo a Di Pietro in cui si chiede se è vero che gli oneri di urbanizzazione sono stati pagati dall'amministrazione comunale. "La risposta è no, non è vero. La convenzione del 1973 imponeva ai lottizzanti degli obblighi che sono stati tutti onorati all'epoca, quando io giocavo ancora con i soldatini (il sindaco aveva 5 anni, Ndr). Tant'è vero che un procedimento che aveva per oggetto queste questioni, torno a ripetere, c'è stata un'archiviazione". Insomma, via Tasso e via Rapolla, passando da via Brenta. A Lecce le vie delle querele sono infinite.

Il mercuriale distribuito dal sindaco.

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