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Domenica, 28 Aprile 2024
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L'esodo: in 4mila a Bologna per gridare: "Avanti Lecce"

Si calcola che tanti saranno i sostenitori giallorossi al Dall'Ara, domenica. I salentini ed i felsinei hanno urgenza di punti e solo chi vince potrà continuare a credere ancora nella salvezza in A

Nella storia le vicende di Lecce e Bologna spesso si sono intrecciate, sovrapposte, scontrate, fino a generare scintille. Ed è uno strano segno del destino, perché Bologna la dotta, ospita anche una fra le più nutrite colonie salentine: fra università e lavoro, in tanti ormai hanno casa in Emilia, le feste leccesi vanno per la maggiore, e la cosa più naturale di questo mondo, passeggiando sotto le due torri, è sentire parlare in dialetto. Va bene, erano altri tempi, il contesto era diverso, forse è eccessivo parlare di corsi e ricorsi, ma le analogie ci sono. E la mente, vuoi o non vuoi, viaggia sempre lì, alle soglie dell'estate del 1993. Un caldo boia, quel giorno, al "Dall'Ara", e non solo perché il sole, che picchiava alto sulle teste di uno stadio gremito, faceva ansimare. I felsinei di Fogli avevano bisogno di punti vitali come ossigeno per non crollare in C1, i giallorossi di Bolchi avevano urgenza a loro volta di ripartire di slancio verso la scalata in serie A. Fu uno spareggio, una partita drammatica, una battaglia campale. Risolta, come nelle fiabe, da un piccolo, grande eroe fatto in casa, il leccese doc Sandro Morello.

Bolchi lo gettò nella mischia ad una manciata di minuti dalla fine, Incocciati, aveva appena raddrizzato un confronto che stava scivolando via verso la vittoria leccese, sancita dai gol di Orlandini e Scarchilli su rigore, gettando nello sconforto lo spicchio giallorosso. Ma sul 2-2, all'ultimo minuto, ecco quel tiraccio di Morello, affilato come una rasoiata. Roba da farsi scoppiare il cuore nel petto: la palla colse il palo e per un secondo che sembrò eterno vagò come sospesa nel vuoto. Quando là dietro, migliaia di salentini schiacciati uno sull'altro nel settore ospiti, si resero conto che era finita alle spalle di Pazzagli, il boato fu come un'esplosione che vibrò nell'aria. Narrano le leggende che fu sentito anche fuori Bologna.

Sedici anni dopo, sulla catapulta del tempo, un balzo ai giorni nostri. Vigilia di una nuova battaglia: l'atmosfera è di febbrile attesa, l'esodo è già iniziato, anche se il grosso della truppa si muoverà a ridosso dell'evento. Bologna-Lecce, sfida con lo stesso fascino inalterato di sempre e ancora una volta gara che vale una stagione. Sogni e speranze racchiusi in novanta minuti di gioco, più recupero. E quegli scherzi del caso che danno un sapore in più al duello, in cui, come nei romanzi epici, la trama si gioca anche sul filo dei destini personali: lo scorso anno, un testa a testa d'alta quota, in B, fino all'ultimo minuto dell'ultima giornata. E per entrambe, alla fine, una promozione da 10 e lode: 200 punti in due, roba da non credere. Sulla panchina dei salentini quel Papadopulo che oggi veste l'inattesa casacca del "nemico". Se fosse un film, si parlerebbe di sceneggiatura improbabile.

Bologna-Lecce, la partita che per entrambe potrebbe raddrizzare un'annata di fiaschi, collezionati all'ombra di cambi alla guida tecnica, mugugni, contestazioni. Ma il grande cuore giallorosso ha messo da parte le ferite nell'orgoglio. E come sempre, ha risposto alla chiamata sospinto da una forza quasi sovrumana, quella di una fiducia tanto solida da sfondare le barriere di ogni tentativo di riduzione alla ragione. A far di calcolo e a stilare percentuali, è fin troppo semplice arguire come le speranze, nel complesso, siano fievoli. E poi bisogna augurarsi che il Napoli faccia la sua figura con il Toro, e comunque andarsela a giocare, nelle prossime settimane, con Fiorentina e Genoa. Ma per arrivare a questo, c'è da superare lo scoglio Bologna: chi vince, può credere ancora e continuare a sfidare la sorte ai dadi. Chi perde è fuori. E allora, la spinta può fare la differenza, e la spinta sarà quella di almeno 4mila tifosi.

Un'onda in piena, un popolo in cammino quasi spirituale verso una fede. Quattromila cuori: tanti si calcola che batteranno al Dall'Ara, per dipingere ancora una volta la curva San Luca di giallorosso, per squarciare l'aria con cori vibranti di passione. Una marcia storica, con raduno alla stazione di Lecce fissato per le 21 di sabato, per chi viaggia in treno, e alle 3,30 del mattino all'ex Foro Boario, per chi si muoverà in pullman e auto. E con centinaia e centinaia di altri salentini che stanno già convergendo verso Bologna da tutto il Settentrione. Quattromila voci si ritroveranno domenica, per fondersi all'unisono, per gridare "Avanti Lecce".

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