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Sabato, 27 Aprile 2024
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Porto di Otranto, le perplessità di Legambiente

L'associazione ambientalista otrantina, alla convocazione della conferenza dei servizi sul porto, esprime le proprie perplessità e chiede attenzione all'amministrazione comunale su alcuni punti nodali

Si è riunita nella mattinata, nella cornice della sala consiliare di Palazzo Melorio, la conferenza dei servizi, tesa a discutere e verificare tutte le proposte progettuali, per la realizzazione di un porto turistico ad Otranto. Ma, nel dibattito ancora intenso, scaturito dal recente incontro che la società Condotte d'Acque Spa ha effettuato nel castello aragonese, si aggiunge la voce della sezione otrantina di Legambiente, che spiega il proprio punto di vista sull'infrastruttura, sottolineando come la "pianificazione della portualità turistica" comporti "l'individuazione di tutte quelle infrastrutture portuali idonee sia sotto il profilo tecnico, economico ed ambientale". "Sotto il profilo istituzionale - affermano gli ambientalisti - alcune leggi recenti hanno sancito il passaggio pressoché completo delle competenze in materia di portualità turistica dallo Stato agli enti locali (D.p.r. n.509/97, Legge n. 88/98 e successive modificazioni e integrazioni, ecc.). Se da un lato, questa soluzione agevola l'iter procedurale del rilascio della concessione demaniale, dall'altro rischia di sovraccaricare la costa di inutili strutture sovrapponibili".

"La stesura del Piano regionale delle coste - proseguono - rappresenta, a tal proposito, lo strumento pianificatorio che dall'analisi comparativa tra criticità e sensibilità dei luoghi del territorio costiero, sancisce criteri oggettivi di operatività affinché il possibile intervento (oggetto della concessione) non ne stravolga definitivamente il delicato equilibrio ambientale".

Legambiente evidenzia inoltre come sia opinione largamente diffusa che il porto turistico sia fonte di sviluppo per la località in cui si trova, ma precisa: "Condizione necessaria, tuttavia, per il successo di un'infrastruttura portuale turistica è che vengano rispettate al contempo la corretta progettazione, la puntuale realizzazione, la gestione efficace e soprattutto la sua esatta collocazione all'interno di un quadro generale di interventi che abbia come obiettivo lo sviluppo sostenibile del territorio. Per ciò che concerne il quadro culturale di riferimento, il grande cambiamento che ha investito la pianificazione territoriale urbanistica in generale e quindi anche quella costiera e portuale in particolare, riguarda l'introduzione della dimensione ambientale quale riferimento costante di qualsiasi azione da intraprendere".

"E' intuitivo - aggiungono - che il turismo, la cui ragion d'essere risiede proprio nell'esistenza di un patrimonio ambientale e storico-culturale di cui godere, deve, per primo, trovare formule attuative non solo rispettose del patrimonio suddetto bensì volte alla valorizzazione e al recupero: in una parola sostenibili come sancito nel rapporto della Commissione per lo sviluppo e l'ambiente (Commissione Bruntland, 1987) dal titolo Our Common Future".

Alla luce di questo, gli ambientalisti sostengono la necessità che l'amministrazione comunale valuti i vari progetti, con la massima attenzione su alcuni aspetti: innanzitutto alla "dotazione delle infrastrutture di soluzioni tecniche ed architettoniche, non solo rispettose del delicato ecosistema marino-costiero esistente (in considerazione che si va ad operare in un area S.i.c.), bensì volte anche alla valorizzazione in linea con le tradizioni costruttive locali, ponendo la massima attenzione per l'investimento delle opere marittime"; particolare attenzione, dunque, per Legambiente alla poseidonia oceanica, con tecniche specifiche di ripristino che non venga spiantato alla prima mareggiata; attenzione al "dimensionamento legato alle reali esigenze del mercato, valutando l'opportunità che il bacino (esterno) sia destinato alla ricettività di imbarcazioni di una certa stazza (da m. 20 in su), questo sia per evitare una specularità del bacino portuale attuale" e alla "dotazione quali-quantitativa dei servizi, delle opere a terra e del conseguente uso del suolo, a tal proposito sarebbe opportuno valutare attentamente le volumetrie che investono l'area demaniale in questione, trovando ove sia possibile soluzioni alternative tali da non compromettere in maniera definitiva la componente paesaggistica e l'identità del territorio".

L'auspicio di Legambiente è che sia assicurata "la conservazione delle risorse attuali in modo che siano garantite alle generazioni future le attuali potenzialità", soprattutto con la prerogativa di salvaguardare l'aspetto pubblico dell'opera, affinché il porto turistico diventi veramente "volano di uno sviluppo sostenibile che permetta al territorio una crescita sia economica che culturale".

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