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Sabato, 27 Aprile 2024
Il Limbo di chi aspetta / Rudiae / Via Dalmazio Birago

Alloggi popolari via Birago, tutto ancora bloccato: “Stanchi di dover chiedere ciò che è un diritto”

La palazzina doveva essere consegnata in prima istanza nel 2019 e poi nel 2021 ma mancano gli allacci di fogna e acqua. La rabbia di chi ha bisogno: “Mi appoggio in una stanza coi miei figli mentre mio marito dorme in auto”

LECCE – La burocrazia senza fine, i rimpalli di responsabilità e quei diritti che si smarriscono nelle lungaggini temporali senza una parvenza di speranza. Ogni volta che si parla di alloggi popolari in Italia si ha la sensazione di dover fare i conti con le storie di odissee personali di gente che cerca risposta a un bisogno reale. E avere una necessità, quella della casa, comporta di essere guardati persino come “cittadini di serie B”, costretti a lunghe trafile per attendere ciò che spetterebbe per diritto, navigando in un mare di incertezza e di disagio.

Lecce, Anno Domini 2023: da almeno quattro anni, non si conoscono le sorti della palazzina popolare di via Dalmazio Birago, dove sono previsti e realizzati venti alloggi. La struttura doveva essere consegnata in prima istanza nel 2019 e ospitare le famiglie bisognose di una sistemazione e risultate idonee nella specifica graduatoria pubblica. Invece, i soliti ritardi, gli enti coinvolti, i funzionari e gli apparati di un sistema che promette di risolvere i bisogni, ma spesso ne crea di ulteriori, non rispettano i tempi. Nel frattempo, quelle famiglie che aspettano con trepidazione quel posto, che va ribadito, spetta di diritto, continuano a non avere notizie chiare, scadenze, ma solo generiche rassicurazioni.

Nel 2021, dopo alcuni interrogazioni (anche a livello regionale), i confronti avvenuti sul tema degli alloggi popolari nella decima commissione controllo di Palazzo Carafa avevano evidenziato per i venti alloggi di via Birago, i cui lavori erano fermi da due anni, che il problema fosse legato agli impianti elettrici, preventivi al collaudo e all’agibilità della struttura per poi passare alla consegna ai Servizi sociali per l’assegnazione. Si era assicurato che entro la fine dello stesso anno le abitazioni sarebbero state consegnate.

E, invece, a distanza di altri due anni, manca sempre qualcosa, nello specifico gli allacci di acqua e fogna, come motivano e fanno sapere dal Comune, e viene da domandarsi perché eseguire opere necessarie a rendere agibile un luogo che potrebbe risolvere il problema di molte persone in situazione di difficoltà debba prevedere tempi tanto dilatati? Dove s’inceppa l’ingranaggio? Di chi sono le responsabilità? Col risultato che l’immobilismo rischia di trasformare la palazzina in uno dei tanti luoghi abbandonati a un possibile degrado e soprattutto di non rispondere all’emergenza abitativa di tante persone.

Come nel caso di Marta, 38 anni, che avrebbe diritto a un alloggio, ma con due figli a carico e delle disabilità in famiglia, è costretta a vivere ospitata in una stanza da una parente, mentre il marito è costretto a dormire in macchina. Storie che sono “volti” reali di una città che va avanti ma che fatica a guardare negli occhi chi è rimasto indietro. Certo, nessuno ha la bacchetta magica, si potrebbe dire: ma quel progetto affonda le sue radici nel lontano 2015, ha passato diverse amministrazioni ed è sul tavolo di diversi enti, chiamati ad occuparsene.

Il cancello esternoSulle case popolari, a Lecce, c’è uno storico che racconta, anche attraverso le inchieste, un passato di condizionamenti nelle assegnazioni per un presunto voto di scambio. Proprio per evitare zone d’ombre, nel tempo, si è voluto assegnare un carattere prioritario al tema dell’edilizia residenziale pubblica, ma l’aspetto burocratico resta uno scoglio contro cui si fa costantemente a sbattere, almeno per quanto concerne la situazione di via Birago, che era stata inserita in un progetto più ampio di riqualificazione urbana del rione San Pio.

Dal Comune di Lecce fanno sapere che si stia procedendo di concerto con Acquedotto pugliese per l’allaccio di acqua e fogna, che l’iter sia partito e che, a breve, sarà pubblicata la gara per la realizzazione dei lavori. Inoltre che il sindaco, Carlo Salvemini, sia personalmente impegnato a seguire la questione per velocizzare i tempi e favorire l’assegnazione degli alloggi lungamente attesa.

Una precisazione, però, che non convince Marta, vista che sono rassicurazioni già più volte ascoltate senza particolare fortuna: “Quello che fa rabbia è che non stia chiedendo niente di più di ciò che mi spetta – spiega esausta -, è svilente perché una persona che ha bisogno si sente trattata da cittadino di serie B, perché costretta ad andare avanti e indietro per difendere un proprio diritto senza avere le certezze che servono”.

“Non è normale e non è giusto – prosegue - che in una città che vuole essere moderna, io sia costretta con due figli a vivere questa situazione di disagio, senza avere tempi chiari e risposte adeguate, e mio marito sia costretto a dormire in auto”.

Una buona regola forse sarebbe quella di provare a mettersi nei panni altrui per sentire tutta l’urgenza di fare presto, di fare in fretta. Qualcuno potrebbe obiettare che la fretta sia cattiva maestra. Lo è anche l’immobilismo di certa burocrazia che alimenta l’insofferenza e il distacco verso le istituzioni, ma soprattutto svilisce l’umano.

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