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Domenica, 28 Aprile 2024
Attualità Castrignano del Capo

Approdi quintuplicati nei porti: l’accoglienza nei numeri della Caritas diocesana

Il sodalizio umanitario della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca lo scorso anno ha assistito e rifocillato 2.852 persone. Gli sbarchi conteggiati nel 2021 nei porti di Leuca, Gallipoli e Otranto sono stati 48. Don Lucio: “Tante storie da raccontare e frontiere luoghi di violenze sui migranti”

LEUCA - Un anno di “traffici” umani intenso quello appena trascorso e il numero dei migranti soccorsi e accuditi da parte della Caritas nei porti di Leuca, Gallipoli e Otranto si è pressoché quintuplicato negli ultimi tre anni. Il bilancio reso noto dalla Caritas di Ugento-Santa Maria di Leuca, diretta da don Lucio Ciardo, fotografa in cifre quanto appena evidenziato.

Nel 2021 infatti il report del sodalizio umanitario conta che nei tre porti salentini principali sono avvenuti 48 approdi per un totale di 2.852 persone migranti, con un incremento di gran lunga maggiore rispetto agli anni precedenti. Nel dettaglio hanno raggiunto la punta estrema della Puglia 667 cittadini provenienti dal Pakistan, 639 dall’Iran, 375 dall’Afghanistan, 273 dalla Siria, 203 dall’Egitto, 269 dall’Iraq, 130 dalla Somalia, 118 dal Bangladesh, 41 dalla Turchia. E ancora 32 Curdi, 22 provenienti dalla Palestina, 36 dal Libano, 10 dal Kuwait, 20 dallo Sri Lanka, 5 dal Kirghizisistan, 2 dall’India, 3 dall’Albania, 2 dal Kazakistan, 2 dall’Ucraina, 1 dall’Uzbekistan, 1 dallo Yemen e 1 dal Nepal.    

Nel 2018 erano giunti nel Salento 535 migranti, nel 2019 erano stati 861 e nell’anno successivo 1.204. Su scala nazionale i cittadini stranieri approdati in Italia attraverso “vie illegali” sono stati 67.040, di cui oltre 58.977 hanno raggiunto le coste siciliane e calabresi attraverso la rotta del Mediterraneo centrale. La restante parte, costituita da 8.063 persone migranti, è entrata in Europa da Est, da quella che un tempo era la “via della seta”.

Le rotte dei flussi migratori

Molti dei migranti partono dall'estremo Oriente, dal lontano Bangladesh, per raggiungere Istanbul che rappresenta lo snodo della rotta asiatica. Una parte di essi, i più poveri, affronta il viaggio via terra attraverso la Grecia e la Bulgaria, per poi risalire attraverso i Balcani ed arrivare a Trieste, trampolino verso l’Europa.

Un’altra parte viene rinchiusa nei campi profughi delle isole greche. Chi arriva dalla Grecia ha vissuto in genere un periodo tra Atene e altre città riuscendo a sfuggire alle terribili condizioni dei campi profughi greci, gli egiziani e i somali raggiungono Istanbul in aereo e poi cercano di raggiungere l'Europa.

Grafica Sbarchi 2021-2

Il porto turistico di Leuca, insieme a quello di Otranto e a quello di Gallipoli, è uno degli attracchi nel Salento scelti da guardia di finanza e dalla guardia costiera per mettere in sicurezza i natanti che giungono sulle coste carichi di persone migranti provenienti dalla Grecia o dalla Turchia.

I porti da cui partono sono quelli delle piccole isole greche poco distanti dalle coste salentine (Othoni, Matraki) o i porti di Istanbul (Izmir ossia Smirne): dai primi arrivano scafi piccoli, al massimo di 5 metri, con a bordo carichi esigui di vite umane (non oltre 15 persone), mentre dai secondi salpano imbarcazioni più grandi: velieri, pescherecci o caicchi, capaci di contenere a bordo dalle 60 alle 220 persone, come è avvenuto nel Novembre del 2021.

Nell'ultimo decennio sono stati molti di meno gli sbarchi "fantasma": infatti le unità di controllo delle acque territoriali hanno intercettato più facilmente i natanti, e ciò ha ridotto i rischi evitando le tragedie del mare come quelle degli anni passati.

A questo proposito, va menzionata la erezione di una stele alla Madonna, avvenuta il 30 luglio scorso a Felloniche, per commemorare la morte di una giovane donna somala, ritrovata esanime sugli scogli della località marina l’11 gennaio 2016.

Soccorsi e accoglienza

La guardia costiera e la guardia di finanza scortano e permettono l'attracco in sicurezza. Sul molo avviene il primo controllo da parte del medico Usmaf (Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera), un accertamento della nazionalità e dell’ età, per individuare i minori stranieri non accompagnati.

Alle operazioni di soccorso intervengono la Croce Rossa , il 118 e la Caritas Diocesana. E prorio la presenza dei volontari Caritas è stata sempre costante e solerte. Il direttore, don Lucio Ciardo, alcuni componenti dell’equipe diocesana e, da qualche mese, alcuni volontari provenienti dalle comunità parrocchiali, si mobilitano per dare il benvenuto ai migranti, distribuendo loro bevande calde l'inverno, fresche d'estate, biscotti, frutta fresca e cibi di veloce consumazione fornitici preventivamente dal Banco delle Opere di Carità Puglia.

Caritas sbarco leuca  soccorsi VDA (2)-2

Viene consegnato, inoltre, un bigliettino dov’è riportato il benvenuto in varie lingue, indicando le modalità e i tempi di attesa riguardanti il loro trasferimento nel centro di primissima accoglienza. Infatti, una volta completate le operazioni di sbarco, il gruppo viene trasferito con gli autobus ad Otranto o presso la Masseria Ghermi di Lecce. In questi centri i profughi trascorrono il periodo di quarantena di 15 giorni, venendo sottoposti ad un primo tampone in ingresso e ad un secondo in uscita.

“Attraverso questo servizio di primissima accoglienza abbiamo conosciuto moltissime persone provenienti dalle zone di guerra e di crisi del medio e lontano Oriente o dall’Egitto e dalla Somalia” spiega don Lucio Ciardo, “tante sono le storie da raccontare, che ci ricordano ogni volta che le persone non sono numeri, ma esseri umani con il loro fardello di dolore, di speranze, di bisogni e di aspettative”.

“Molti hanno camminato per migliaia di chilometri, superato confini nonostante le violenze e pagato migliaia di euro per raggiungere l'Europa. Durante le due ore in cui stiamo sul molo insieme, con delicatezza chiediamo quanto tempo sono stati in mare, quanto è durato il viaggio fino a Istanbul, come hanno raggiunto la città, quanto hanno pagato”.

“La maggior parte di loro arrivano nella capitale turca senza spendere nulla” conclude don Lucio, “semplicemente camminando a piedi, con l' autobus o col treno. Nelle zone e nei periodi senza crisi politiche i confini sono poco presidiati, ma le stesse zone di frontiera, in particolari momenti di difficoltà, sono usate per ricattare i Paesi confinanti trasformandosi in luoghi dove si consumano le più efferate violenze contro i migranti”.

(Foto di Valentina D’Amico)

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