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Venerdì, 26 Aprile 2024
Senza confronto sarà stato di agitazione

Nuova azienda ospedaliera “Vito Fazzi”: “Tutelare diritti di pazienti e lavoratori”

I sindacati scrivono alle autorità sanitarie e pongono una pregiudiziale sull’iter in atto e sullo scorporo del personale: “Serve una fase transitoria”

LECCE - Garanzie per lavoratori e pazienti nella fase di costituzione della nuova azienda ospedaliera “Vito Fazzi” di Lecce: le sigle sindacali (Cismo-Fesmed, Fp Cgil, Cisl fp, Uil fpl, Anaao Assomed, Fassid, Aaroi Emac) scrivono alle autorità sanitarie locali e al commissario Stefano Rossi e pongono una pregiudiziale su alcune questioni, che costituiscono, a loro dire, un passaggio obbligato nell’iter burocratico, a partire dal tema dello scorporo del personale, oggi impiegato nella sanità leccese.

Com’è noto, infatti, dopo l’annuncio di dicembre 2021, lo scorso 14 febbraio è arrivata la firma con cui il 57enne avvocato, Stefano Rossi, è diventato direttore generale dell’azienda ospedaliera “Vito Fazzi” di Lecce, di fatto un soggetto autonomo rispetto all’Asl di Lecce, alla cui guida rimane Rodolfo Rollo. A Rossi è affidato uno studio di fattibilità che costituirà l’atto propedeutico all’emanazione della legge regionale con cui avverrà la costituzione della nuova azienda ospedaliera.

Ma, per le sigle sindacali, l’attenzione è da porre allo scorporo del personale sanitario in funzione di questa novità e ai pazienti, che rischiano di subire l’ennesimo cambiamento senza le necessarie garanzie sull’efficacia della soluzione adottata: per questo, a dire delle organizzazioni, l’atto non può essere redatto sulla base del solo censimento del personale impiegato nel presidio ospedaliero leccese e del dato sul costo complessivo.

Sarebbero, pertanto, da porre all’ordine del giorno dei tavoli tecnici alcuni punti ritenuti decisivi, quali il conferimento di tutti gli incarichi dirigenziali delle unità operative (in quanto solo alcuni risultino assegnati), le code contrattuali (relative a fondo di risultato, fondo di perequazione, premialità covid, indennità turni festivi); e, in riferimento allo scorporo, “l’approvazione di una fase transitoria in cui attivare accordi convenzionali di collaborazione tra Asl e azienda ospedaliera per evitare disfunzioni legate all’interruzione dei servizi finora garantiti”, così come l’individuazione di percorsi di confronto e collaborazione con le sigle sindacali.

I sindacati ricordano come, negli ultimi vent’anni, le politiche sanitarie regionali siano state mosse nell’ottica di un “ripensamento radicale” e di “razionalizzazione” delle risorse e delle strutture, secondo una logica di “rete di servizi”: c’è voluto del tempo per rendere efficiente la nuova organizzazione e per ricomporre le “legittime rivendicazioni provenienti dagli operatori” che “non hanno visto riconosciuti i propri diritti di legge”.

E poiché il sistema attuale si fonda su una serie di servizi integrati che funzionano, grazie all’interdipendenza tra ospedale e territorio, per le sigle sindacali, risulta impossibile “privare di colpo l’organizzazione della sanità salentina dell’unico riferimento ad alta complessità del sistema assistenziale”, col rischio di tornare al concetto “desueto di aziende sanitarie”, incapaci di comunicare tra loro e senza dimenticare che al centro di tutto dovrebbero restare i pazienti, a cui sono stati già imposti grandi cambiamenti in questi anni.

“Non si può, dunque – scrivono -, sottovalutare il fatto che l’introduzione di un nuovo processo di cambiamento, in assenza di un idoneo periodo di transizione e di analisi sistematica dei vuoti assistenziali che certamente si genereranno, impatterà primariamente sui diritti dei pazienti e su quelli dei lavoratori coinvolti nel processo”.

Pertanto, risulterebbero necessario, per i sindacati, un piano dei fabbisogni di ciascuna azienda, in cui coinvolgere le organizzazioni sindacali e fornire in forma scritta le informazioni relative agli step raggiunti o da raggiungere; e ancora salvaguardare le reti sanitarie (nefrodialitica, terapia del dolore, dietetica e nutrizione clinica). Per questo, preannunciano lo stato di agitazione laddove non saranno rispettate le promesse di confronto, collaborazione e condivisione dei percorsi che condurranno alla nuova azienda.  

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