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Domenica, 28 Aprile 2024
Informazione e politica: il caso

Microfono negato al sindaco. E il vescovo “cancella” la sua intervista all'emittente

A monsignor Seccia non è piaciuta la scelta di Telerama di non raccogliere nella conferenza per la festa patronale le dichiarazioni del sindaco di Lecce che, oggi, ha scritto un post dal quale sono scaturite polemiche e reazioni

LECCE –  La conferenza di presentazione della festa patronale, tenutasi ieri nell’Open Space di Palazzo Carafa, ha vissuto un’appendice movimentata che questa mattina il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha raccontato tramite un post.

Questi i fatti: a termine della conferenza, primo cittadino e arcivescovo – invitato, come da consuetudine a partecipare all’illustrazione del programma – si sono spostati davanti al logo della città per le interviste video di rito. L’emittente Telerama, presente con una cronista giovanissima e un operatore, ha chiesto e raccolto le dichiarazioni di monsignor Seccia. Al termine delle stesse microfono e telecamera sono stati abbassati, gesto che ha lasciato basiti sia il sindaco, sia lo stesso vescovo che ha chiesto come mai non ci fossero domande per Salvemini. La riposta è stata che quelle erano le disposizioni ricevute in redazione. Al vescovo questa scelta è parsa uno sgarbo istituzionale e ha quindi chiesto alla troupe di cancellare il video appena registrato con le sue parole, precisando che se gli fosse stato chiarito da subito che non era intenzione dell’emittente ascoltare anche il sindaco, non avrebbe acconsentito all’intervista.

Seccia ha quindi espresso tutto il suo disappunto per l'accaduto - utilizzando anche il termine vergogna - proprio in occasione di un evento che testimoniava la continua collaborazione tra istituzioni laiche e religiose nell'interesse della comunità cittadina. La giovane cronista ha espresso il suo rammarico e la vicenda è terminata lì.

Il sindaco: “Ignorati sin dal 2019”

Il sindaco di Lecce oggi ha spiegato il suo punto di vista, facendo chiaramente intendere che non si è trattato di un fulmine a cile sereno: “Per me non si è trattato di una sorpresa, purtroppo. Non è la prima volta che accade ed è ormai dal 2019 che insieme ai miei assessori siamo praticamente ignorati dall’emittente, che pure non manca di trattare temi di attualità cittadina, come sanno o notano quanti seguono i loro notiziari informativi”.

Per Salvemini, quindi, è evidente un problema politico legato alla figura del fondatore ed editore di Telerama, Paolo Pagliaro, oggi consigliere regionale di centrodestra e già promotore del Movimento Regione Salento: “È arrivato il momento di una riflessione sul doveroso rispetto dell'equilibrio che i concessionari radiotelevisivi devono assicurare - per legge - ai cittadini nel momento in cui scelgono di proporsi come testata giornalistica e di fare informazione attraverso i telegiornali. Da anni si pone il problema di un uso politico dell’emittente che pur utilizza frequenze pubbliche, riceve cospicui finanziamenti statali, eroga un servizio pubblico quale dovrebbe essere l’informazione televisiva”.

Poi la chiosa di Salvemini: “Se ne parlo oggi - nonostante la questione sia nota e acclarata - è perché da tempo siamo di fronte ad un’ulteriore involuzione, in ragione del ruolo politico assunto dall'editore in Consiglio regionale. Che ieri anche il vescovo metropolita ha toccato con mano. Ritengo non si possa più fare finta di non vedere”.

Le reazioni

La pubblicazione del post ha naturalmente innescato una valanga di commenti e di reazioni. La prima in ordine di tempo è stata quella del coordinatore leccese del Movimento Regione Salento che parla di attacco frontale politico nei confronti di Pagliaro: “Ma la cosa che più ci lascia rammaricati – aggiunge - è che a finire nel calderone degli attacchi di Salvemini siano stati, in modo generalizzato ed indiscriminato, i professionisti dell’informazione di Telerama. Giornalisti titolati ed unanimemente apprezzati, il cui lavoro di informazione - ma soprattutto di denuncia - è quotidianamente sotto gli occhi di tutti. A loro per primi va la vicinanza del Movimento Regione Salento”.

Il presidente del Consiglio comunale di Lecce, Carlo Mignone, ha definito inquietante l’episodio verificatosi ieri: “Una pratica, quella di escludere da parte dell’emittente in questione dai resoconti giornalistici le voci istituzionali comunali, che non è nuova e che ha indignato persino Sua Eccellenza l’Arcivescovo Michele Seccia, il quale ha intimato alla troupe la cancellazione della sua intervista. Intendo rivolgere al sindaco un pensiero di solidarietà per lo sgarbo subito a Palazzo di Città che considero una mancanza di rispetto all'istituzione e stigmatizzare ogni diktat editoriale teso a oscurare i rappresentanti istituzionali che nelle loro funzioni rappresentano i cittadini, che li hanno indicati per il tempo del mandato alla guida della comunità”.

La nota della curia

Con un comunicato dal sapore diplomatico la curia ha tentato di chiudere la vicenda, auspicando la sospensione di ogni polemica in vista di un buon esito della festa patronale. Tre i punti toccati: il primo è il disappunto per “l’uso strumentale e divisivo di ogni accadimento relativo alla festa patronale che di per sé costituisce un momento di gioia e di comunione per la città e l’intero territorio salentino. Pertanto, si auspica che la figura super partes dell’arcivescovo, pastore di tutti, non venga mai tirata in ballo in polemiche di carattere politico”.

In secondo luogo, “pur senza entrare nelle libere ed autonome scelte di tutte le testate giornalistiche, chiamate a garantire la pluralità dell’informazione” si ricorda che il vescovo “ha chiamato accanto a sé il sindaco della città affinché le consuete interviste potessero coinvolgere congiuntamente l’autorità religiosa e l’autorità civile come accaduto gli anni precedenti nella medesima circostanza. Infatti, le relazioni tra i due rappresentanti istituzionali, sindaco e arcivescovo, fin dall’inizio del ministero episcopale a Lecce, sono state sempre caratterizzate dalla collaborazione e dal reciproco apprezzamento pur nel rispetto dei distinti ambiti”.

Il terzo passaggio della nota ribadisce “che l’arcivescovo e l’intera diocesi hanno avuto e continuano ad avere cordiali e intense relazioni con l’emittente Telerama, contraddistinte da reciproca stima. Nella suddetta circostanza, l’arcivescovo non ha badato a quale testata avesse rilasciato l’intervista e il suo intervento successivo non era mirato a biasimare la citata tv locale quanto, piuttosto, a ribadire l’esigenza che, anche attraverso i media, sia resa visibile l’unità d’intenti tra autorità civile e religiosa per il bene della comunità”.

Pagliaro: “Arte del piagnisteo”

Dal suon buen retiro di Castro, Pagliaro respinge l'accusa di condizionare i suoi giornalisti e rivendica lo spazio per il pluralismo delle voci che avrebbe da sempre contraddistinto la linea editoriale dell'emittente. In pratica quello del sindaco sarebbe stato un piagnisteo per un episodio inesistente. “Non mi sorprendono affatto - scrive Pagliaro - i suoi toni da vittima, che lamenta un'informazione sbilanciata da parte di Telerama, quando invece state osservate come sempre con estremo rigore le regole della par condicio introdotte il 3 agosto per la campagna elettorale in atto. Rigore e pluralità che sono sempre riconosciute e apprezzate da osservatori non inquinati da pregiudizio politico”.

“Siamo comunque abituati ad attacchi scorretti di questo tenore. È lungo l'elenco di esponenti politici 'allergici' alla libertà che da 33 anni contraddistingue l'informazione dell'emittente, orgoglio di Lecce e del Salento, che dà voce - com'è giusto che sia - anche alle critiche dei cittadini. Ed è forse questo che stizzisce tanto il sindaco, evidentemente più attento alla propria immagine e visibilità che ai tanti, tantissimi problemi della nostra bella Lecce”.

Ps. questa testata ha partecipato in presenza alla conferenza ed è testimone diretta della successione dei fatti.

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