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Economia

Unieuro nell’era del pessimismo. A rischio ci sono trentasette posti di lavoro

L'allarme per la chiusura del punto vendita di Cavallino è stato lanciato dai lavoratori che ricordano le prospettiva rosee degli esordi, quando la fusione di due aziende fece nascere il colosso italiano dell'elettronica. Appello all'azienda ed alla politica

CAVALLINO - L’ottimismo è il profumo della vita, recitava il loro slogan. Ed almeno agli esordi, per tutti i dipendenti di Unieuro doveva essere proprio così. La crisi, però, sta tagliando le gambe anche al punto vendita di Cavallino, affiliato alla grande catena dedicata all’elettronica di consumo e c’è poco da essere allegri.

Il disagio è stato reso noto dagli stessi lavoratori: 37 in tutto, a capo di altrettante famiglie, che potrebbero trovarsi nelle condizioni di reinventarsi una vita. Inventando un nuovo lavoro, “in una terra in cui la disoccupazione ha sforato qualsiasi dato nazionale”.

Così, nel Sud Italia martoriato dagli indici della recessione economica, una nuova vertenza si profila all’orizzonte. Eppure, nel dicembre del 2013 gli scenari erano ben altri: “Il futuro ci appariva scintillante e provvido di speranze per un ritrovato ottimismo” scrivono i dipendenti in una lettera aperta inviata alla stampa.

In quel periodo, infatti, nasceva una holding company, la Italian Electronics che aveva acquisito la proprietà di Sgm Srl Marcopolo Expert e Unieuro srl: l’operazione diede vita ad  un vero e proprio colosso italiano nel settore della distribuzione di prodotti elettronici di consumo, con eccellenti prospettive di crescita e forte di un fatturato consolidato di circa 1,4 miliardi di euro.

Ma il tallone di Achille, denunciano i dipendenti, è stato scoperto presto: “L’unione delle due aziende doveva fare i conti con il parco commerciale di Cavallino dove vi sono due negozi, uno all’interno del centro commerciale (Marcopolo expert) e l’altro all’esterno di esso (Unieuro)”. L’azienda aveva voluto rassicurarli, però, sul punto sostenendo che “eventuali sovrapposizioni non avrebbero costituito alcun intralcio se i rispettivi negozi fossero stati auto-sostenibili, previo un ragionevole periodo di allineamento”. Quei propositi così chiari, però, sarebbero stati completamente e inaspettatamente disattesi.

Nei primi giorni di giugno, infatti,  l’azienda, riunita in assemblea plenaria con i dipendenti presso il negozio Unieuro di Cavallino, “è giunta alla determinazione di mettere il lucchetto al negozio Unieuro”. La comunicazione ha fatto sprofondare le famiglie dei lavoratori nel più cupo, e paradossale, pessimismo: d’un tratto si è materializzato lo spettro della cassa integrazione a zero ore. I dipendenti per il momento escludono che vi sia una reale possibilità di reintegro e vedono davanti a sé solo la prospettiva della mobilità e della disoccupazione.

Questo il loro amaro sfogo: “Perdere il posto di lavoro oggi significa entrare nel limbo dell’indigenza, dove la mancanza di possibilità e prospettiva priva i lavoratori e le famiglie non solo dell’impiego, non solo del reddito, ma di una cosa ben più grave e non quantificabile: il diritto alla dignità, propria e dei propri figli. Siamo al Sud, nel pieno di una crisi smisurata. Perdere un posto di lavoro qui, pesa cento volte di  più di un tragico licenziamento in altre aree geografiche”.

I lavoratori si stanno opponendo, come possono, alla chiusura del negozio, ponendosi di traverso alle intenzioni della società anche perché, avvisano, “il nuovo colosso nazionale nella distribuzione di elettronica, che si fregia di numeri enormi e che punta alla quotazione in Borsa entro due anni, che vanta una sicura solidità di utili di bilancio  e che si prepara al lancio pirotecnico del nuovo brand mediante una massiccia campagna pubblicitaria, non può rinunciare a un presidio così strategico”. La ricetta di 37 lavoratori è di ben altra natura: incoraggiare la ripresa e l'auto-sostenibilità del negozio, utilizzando tutti i mezzi a disposizione.

A tal proposito la lettera  richiama l'attenzione  ad un articolo pubblicato su Hitech Magazine nel mese di maggio 2014, dove il management, vantando rosee prospettive, dichiarava testualmente: “Bisogna essere i migliori di tutti. Il lavoro non manca e non mancherà. La nuova Unieuro, con il nuovo sito e con oltre 400 punti vendita in tutta Italia vuole raccogliere questa sfida. Giocando la sua partita per vincerla”.

“Adoperiamoci affinché il negozio di Cavallino possa continuare ad essere in campo da protagonista, per vincere la sua partita”, rilanciano i dipendenti che tirano in ballo anche l’intera classe politica, invitandola ad essere “trasversalmente protagonista per contrastare l’impoverimento e l’esclusione sociale, al fine di creare condizioni di dignità ed impedire di scaricare sul contribuente il gravoso onere della povertà indotta da discutibili scelte manageriali, riportando le imprese al dialogo costruttivo e alla responsabilità sociale”.

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