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Economia

Il governo liberalizza le spiagge. Per Federbalneari, il decreto è “iniquo”

L'associazione di categoria nazionale usa parole forti ed accusa il governo Monti per l'approccio utilizzato nelle liberalizzazioni. Dito puntato contro l'articolo 26 e si paventa persino il rischio di infiltrazioni criminali

ROMA – Non piace a Federbalneari la scelta del governo nazionale di liberalizzare le spiagge ed, in particolare, l’articolo 26 del nuovo decreto che, a detta dell’associazione di categoria, cancellerebbe anni di sforzi di alcune rappresentanze. “Un’azione – chiariscono dall’associazione - che rischia di aprire la strada alle infiltrazioni della criminalità organizzata”.

“Il Demanio va regolarizzato e liberalizzato”: questa la posizione di Federbalneari Italia in reazione al decreto legge sul quale il governo sta lavorando, ma l’articolo 26, così com’è scritto, sarebbe in “totale disallineamento con il percorso intrapreso negli anni scorsi con l’Unione europea”, e si porrebbe in aperto contrasto con l’intera normativa di settore ed, in particolare, con l’articolo 11 della recente legge comunitaria e con i principi che pongono in atto l’evidenza pubblica delle concessioni demaniali marittime a partire dal 1° gennaio 2016.

“Crediamo sia opportuno trattare queste tematiche nelle sedi istituzionali con proposte concrete, ma  l’ondata di liberalizzazione promossa dal governo non è il linea con la realtà - afferma Renato Papagni, presidente Federbalneari Italia -, per questo abbiamo accolto con grande disponibilità l’invito del Ministro Gnudi il 23 febbraio per presentare un documento che possa essere condiviso con le strategie di liberalizzazione”.

“La nostra posizione – precisa - viene rafforzata dalla smentita ufficiale della presidenza del consiglio dei ministri, con nota emessa in data 11 gennaio e  pubblicata sul sito del Governo italiano. Nella stesura del’articolo 26, infatti, la gestione del demanio si identifica attraverso forme di assegnazione strettamente connesse con la sola offerta economica, svincolate da criteri di scelta allineati alle capacità imprenditoriali e senza il riscontro della giusta titolarità aziendale dell’attuale concessionario”.

“Il citato articolo 26 – conclude - apre inoltre la strada a serie preoccupazioni di infiltrazioni della criminalità organizzata in un settore sicuramente appetibile, consentendo in questo modo, l’occupazione dell’intero territorio delle coste italiane da parte di tali organizzazioni.

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