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La vicenda del "Baretto" diventa un caso nazionale

Lo storico locale di Porto Miggiano, a cui è stata negata la concessione, approda nelle aule del Parlamento italiano: e sul web, gli internauti chiedono di salvare l'epicentro della movida salentina

SANTA CESAREA - Il Baretto di Porto Miggiano diventa un vero e proprio caso nazionale: il locale, sulla costa di Santa Cesarea Terme, al centro di una querelle tra proprietà e Comune, finisce in Parlamento, con un'interrogazione a firma del senatore pugliese dell'Idv, originario di Latiano, Giuseppe Caforio. Ma è necessario andare con ordine, ricapitolando la vicenda nei dettagli: L'Avamposto di Porto Miggiano, meglio conosciuto come il "Baretto", rappresenta probabilmente l'epicentro della movida salentina, un locale che si è meritato in dieci anni, per la sua originalità le attenzioni della stampa internazionale, tra cui "The Guardian" e "Lonely Planet".

Si tratta, per chi non la conosce, di una terrazza a picco sul mare, dentro il cuore pulsante del Parco naturale Otranto-Santa Maria di Leuca-Bosco di Tricase, a un centinaio di metri dall'affascinante torre cinquecentesca di Porto Miggiano: un punto di ritrovo per la gioventù salentina, che coniuga la bellezza della natura con il divertimento. Il tutto nel pieno rispetto dell'ambiente, in quanto l'intera struttura è amovibile e composta in legno. Da dieci anni rappresenta un punto di riferimento per i giovani, ma soprattutto per i turisti, che ne restano letteralmente stregati per la collocazione suggestiva e per la singolarità.

Eppure quest'anno è arrivato il fulmine a ciel sereno, visto che l'amministrazione comunale di Santa Cesarea Terme, proprietaria dell'area su cui ricade il locale, ha ritenuto di negare la concessione del suolo pubblico per la corrente stagione estiva. Come mai questa scelta? Perché il governo cittadino ha ritenuto opportuno vendere l'area, con l'indizione di un'asta pubblica, in continuità col piano di alienazioni immobiliari dell'ente, approvato nel maggio del 2009, e che prevede la messa in vendita anche del pezzo di scogliera di Porto Miggiano, su cui ricade il Baretto, per un prezzo base di 450mila euro.

La prima asta è andata deserta, mentre fra qualche giorno, esattamente, martedì 29 giugno è prevista la replica, con un lieve abbassamento del prezzo base a 405mila euro. A rendere più complessa la situazione alcune questioni non di poco conto: la zona suddetta è riconosciuta come "F2", ossia riservata ad attrezzature balneari, nautiche e complementari al turismo; su di essa ricadono ben tre vincoli paesaggistici, che rendono l'area praticamente quasi inaccessibile ad ogni progetto edificatorio. Per questo, ci si chiede come mai si metta in vendita una zona, che non dovrebbe essere minimamente sfiorata dal cemento?

Non solo. A pochi metri da L'Avamposto, è nato di recente un imponente resort, che, invece, di cemento ne ha visto passare: come mai da una parte si apprezza l'apertura di una struttura maggiormente impattante e se ne blocca una assolutamente rispettosa dell'ambiente? Altre due considerazioni vanno osservate: il successo del Baretto ha certamente contribuito a creare un indotto all'interno del territorio di Santa Cesarea Terme, con molti clienti che, affascinati dalla sua singolarità, hanno deciso di villeggiare nel comune. Un altro aspetto è che, al di là dell'acquisto dell'area, che era già in vendita nel 2009, come fatto per la stagione estiva scorsa, si poteva comunque permettere l'apertura del locale, visto che non ci sarebbero i tempi tecnici per l'avvio di un'attività alternativa, nell'anno corrente.

Fatto sta che i titolari de L'Avamposto hanno deciso di inoltrare un ricorso al Tar, attraverso l'avvocato Adriano Tolomeo, richiedendo la sospensiva del provvedimento del comune di Santa Cesarea, sulla base di quanto avvenuto l'anno prima: il Tribunale dovrebbe esprimersi in merito il prossimo 7 luglio. Non è la prima volta che L'Avamposto finisce nelle aule di giudizio: nel 2000, anno della sua nascita, fu presentato un ricorso contro la legittimità della concessione rilasciata, finito a favore dei titolari della struttura. Ora il diniego della concessione e persino l'approdo in Parlamento. Nel mondo del web e dei social network, da qualche giorno è partita la mobilitazione degli internauti, uniti da un solo grido: "Salviamo il Baretto di Porto Miggiano".

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