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Fabrizio Miccoli chiede scusa tra le lacrime: “Non sono un mafioso, lo dimostrerò”

Il calciatore, nel corso di una tesa conferenza stampa, ha chiesto scusa alla famiglia Falcone, alla città ed ai tifosi della squadra siciliana, rivendicando la propria onestà. Indagato per estorsione, ieri ha raccontato la sua verità agli inquirenti

LECCE – E’ iniziata e si è chiusa tra le lacrime la conferenza stampa di Fabrizio Miccoli, attaccante del Palermo, ma salentino di San Donato di Lecce, presso l’Hotel Excelsior di Palermo. L’incontro con i cronisti è stato poi rinviato ad oggi a causa del prolungarsi dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto in Procura il calciatore, il calciatore è infatti indagato per estorsione oltre che per accesso abusivo a sistema informatico.

Ma, oltre alle ipotesi di reato, pende su Miccoli la “condanna” dell’opinione pubblica per quanto sarebbe contenuto in alcune intercettazioni telefoniche di conversazioni intercorse con Mauro Lauricella, figlio di un boss di Palermo: emergerebbero, infatti, apprezzamenti poco edificanti sulla figura di Giovanni Falcone, il giudice ucciso insieme alla moglie e ad alcuni agenti della scorta, nell’attentato di Capaci del 1993.

Miccoli ha dichiarato di aver già contattato la sorella del magistrato per porgere le sue scuse e manifestare la volontà di sostenerne l’attività di educazione alla legalità con la quale onora la memoria del fratello. Il bomber ha anche detto di non aver mai partecipato a feste con esponenti di clan mafiosi e di aver sempre prestato aiuto a chiunque, manifestando una condizione di bisogno, abbia suonato al suo citofono.

Del contenuto del faccia a faccia con i magistrati titolari dell’inchiesta, il calciatore, oramai prossimo ai 34 anni, non ha voluto rivelare nulla, se non il personale stato d’animo: quello di una persona serena che la consapevolezza di aver vissuto “cinque ore importanti” e di voler mettere da parte la “stupidità” dalla quale, è sembrato ammettere, si è fatto trascinare in situazioni equivoche: “Ho sbagliato perchè ho cercato di essere non Miccoli il capitano, ma Fabrizio con tutti. Sperando di trovare dall'altra parte persone pulite, che mi avrebbero potuto dare amicizia vera”.

Miccoli ha chiesto più volte scusa alla città di Palermo e ai tifosi della squadra rosanero. Ha anche raccontato di aver parlato con Gattuso, suo amico fraterno e nuovo allenatore della formazione siciliana, alla quale ha augurato un pronto ritorno in serie A. Per poi congedarsi in un pianto a dirotto.

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