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Martedì, 30 Aprile 2024
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Femminicidio e violenza sui più deboli, l’avvocato Caprioli: “È l’indifferenza il muro da demolire”

La riflessione del legale che, il 4 gennaio del 2021, pagò a caro prezzo il suo intervento in difesa di una giovane donna aggredita per strada dal compagno: "Uno sguardo in più, un gesto di attenzione può veramente contribuire a salvare vite"

LECCE - Finì alle cronache locali per l'aggressione subita il pomeriggio del 4 gennaio del 2021: fu picchiato per strada con calci alle gambe, afferrato per la gola e minacciato di morte per essere intervenuto in difesa di una giovane donna spintonata dal suo compagno (poi condannato in primo grado a due anni e mezzo di reclusione).

Oggi, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, di 22 anni, il ricordo di quella esperienza riaffiora nell'avvocato Vincenzo Caprioli, già consigliere dell'Ordine degli avvocati di Lecce, che scrive alla nostra redazione un messaggio di riflessione e, insieme di sollecitazione, a non voltarsi indietro davanti a chi è in difficoltà, perché uno "sguardo" in più può essere decisivo.

"Accade ogni tanto che qualcuno si ricordi di un mio gesto e che lo qualifichi come gesto eroico. Dovrei esserne fiero, eppure l’episodio ancora oggi mi turba profondamente e mi evoca ricordi sgradevoli. Un “gentiluomo” stava spintonando la sua ragazza e io intervenni per separarli. Le sensazioni sgradevoli che mi porto dietro sono tre.

La prima è la consapevolezza che la violenza esiste veramente e non è soltanto una notizia riportata dai giornali e lontana nel tempo e nello spazio. Ho ancora negli occhi la furia cieca di quel personaggio, e nelle orecchie la sua affermazione perentoria “è la mia ragazza, non ti intromettere”.

La seconda sensazione è la inadeguatezza. Oggi mi accompagna il pensiero che il mio intervento ha rischiato di peggiorare la situazione e che una volta cessato il il mio intervento 'eroico' la ragazza sarebbe tornata a casa col bruto ed avrebbe passato guai ancora più grossi. Avrei dovuto chiamare le forze dell’ordine prima di intervenire, ma ha prevalso l’istinto.

La terza sensazione, quella più tremenda, più amara: la indifferenza. Ho la certezza che in un vicino cantiere alcuni operai erano presenti e fecero da meri spettatori al prologo, alla scena e al finale della vicenda; eppure non mossero un dito. Non si sono intromessi, ed è la cosa che fa più rabbia. È proprio l'indifferenza il muro da demolire. E questo probabilmente non vale soltanto per le donne ma per tutte le persone in difficoltà. Uno sguardo in più, un gesto di attenzione può veramente contribuire a salvare vite".

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