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Sabato, 27 Aprile 2024
La sparizione nell'estate del 1999 / Ugento

“Meri sospetti e congetture sull’indagato”: gip archivia caso scomparsa di Roberta

Disposta questa mattina l’ordinanza di archiviazione sulla vicenda Martucci come richiesto dal magistrato titolare dell’inchiesta. Non hanno fatto breccia le argomentazioni, discusse nell’udienza del 2 febbraio, poste dal legale della famiglia. E il mistero rimane irrisolto

UGENTO - Condivisibile la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero nell’inchiesta   sulla scomparsa di Roberta Martucci, la giovane 28enne ugentina svanita nel nulla in circostanze misteriose la sera del 20 agosto del 1999 tra Torre San Giovanni e Gallipoli.

Non ritenute sufficienti invece le argomentazioni poste alla base dell’atto di opposizione presentato dal legale Fabrizio Ferilli per contro della sorella Lorella e della famiglia e discusso nell’udienza camerale del 2 febbraio scorso.

Si conclude al momento quindi con l’ordinanza di archiviazione, disposta questa mattinata dal giudice delle indagini preliminari, Marcello Rizzo, l’intricata e misteriosa vicenda della scomparsa della giovane di Ugento e ha visto finire nel registro degli indagati un parente di Roberta un uomo, oggi 62enne, vicino alla famiglia, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Già alla fine di aprile del 2021 il magistrato titolare dell’inchiesta, Elsa Valeria Mignone, aveva formulato la sua richiesta conclusiva di archiviazione del caso della scomparsa (che resta tutt’ora irrisolta) e sulle potenziali responsabilità dell’indagato, contro la quale il legale della famiglia Martucci aveva presentato la sua convinta opposizione.     

Al termine dell’udienza camerale di inizio febbraio il gip Rizzo si era riservato la decisione per analizzare con dovizia le risultanze della richiesta di archiviazione del pm da un lato e dall’altro delle argomentazioni poste dai ricorrenti (con l’avvocato Ferilli presenti in tribunale anche Lorella Martucci e la criminologa Isabel Martina, consulente di parte con Roberta Bruzzone) e dal legale difensore dell’unico indagato dell’inchiesta, difeso dall’avvocato Francesca Conte.

Sulla  richiesta di archiviazione il gip si è espresso  ritenendola “condivisibile atteso che gli elementi acquisiti non sono idonei a fondare l’accusa in giudizio” nei confronti dell’uomo indagato pere la scomparsa di Roberta Martucci. “Ne appaiono decisive le ulteriori indagini sollecitate con l’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione” sottolinea il giudice nella sua ordinanza “e invero nei confronti dell’indagato vi sono meri sospetti e congetture non avvalorati da concreti e precisi dati fattuali che possano supportare un’accusa meritevole di un vaglio dibattimentale”.            

L’attenzione sul giallo della scomparsa di Roberta Martucci non è mai venuta meno. Basti pensare alla decisione intrapresa dalla famiglia della ragazza di portare il caso anche all'attenzione della commissione parlamentare competente.

E già da un paio d’anni ormai, dopo alcune rivelazioni ed elementi nuovi portati dalla famiglia al vaglio della procura, il caso era stato riaperto e il cerchio si era fatto sempre più stringente anche intorno ad un uomo, un componente della cerchia familiare, che è risultato il principale sospettato. E che, sempre secondo gli elementi posti all'attenzione dell'autorità giudiziaria da legale e consulenti della famiglia di Roberta, avrebbe avuto un ruolo determinante nella vicenda finendo per essere iscritto nel registro degli indagati.

Elementi però che non hanno portato alla svolta sperata dalla famiglia Martucci. Lo scenario di carattere indiziario, dopo la rilettura degli atti che hanno portato alla riapertura delle indagini, non avevano fatto breccia sul pm, che si era già indirizzato verso una nuova richiesta di archiviazione. Quella che ha indotto il legale della famiglia a presentare invece la sua richiesta di opposizione.

Sull’altro versante, quello dell’indagato (che nel 2018 secondo quanto rilevato anche nel testo dell’ordinanza si era reso protagonista anche di un tentativo di suicidio schiacciato dal peso della vicenda) è stata invece sempre ribadita la totale estraneità ai fatti ipotizzati supportando anche le motivazioni, basate su dati tecnici, della richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero Mignone.

Anche per il gip non è stata ritenuta attendibile la circostanza di una possibile “reazione violenta” da parte dell’indagato, e quindi la sua possibile responsabilità nel cagionare la scomparsa di Roberta, come ritorsione sui presunti casi di molestie e avances che la ragazza avrebbe subito dal parente e che aveva intenzione di rivelare.

Così come non “significativa” è stata valutata la circostanza, anche in questo caso misteriosa, che quel parente fosse in possesso della chiave e dei documenti di circolazione della Fiat Uno di Roberta, ritrovata quattro giorni dopo la scomparsa in via Genova, a Gallipoli, e subito rottamata dopo il dissequestro.

Ritenuta anche superflua l’eventuale “ispezione tramite georadar dell’abitazione estiva di Torre San Giovanni della famiglia dell’indagato che sarebbe meramente esplorativa e non giustificata da concreti elementi indiziari”. Quest’ultimo aspetto è legato alla circostanza accennata nell’opposizione all’atto di archiviazione della cementificazione del giardino che sarebbe avvenuta nel 2018: luogo dove la famiglia di Roberta ipotizzava la possibilità di concentrare ulteriori ricerche del corpo della ragazza scomparsa.

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