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Domenica, 28 Aprile 2024
Tripudio di emozioni e musica / Melpignano

Taranta, la lunga notte di Melpignano nel segno delle donne e della magia del “rito”

Uno spettacolo intenso guidato dalla maestra concertatrice Fiorella Mannoia: Tananai, Brunori Sas e una incredibile Arisa accendono lo spettacolo. La macchina organizzativa fa il resto

MELPIGNANO – I ritmi della terra, i suoni ancestrali reinterpretati, una marea di mani che tengono il tempo e piedi che ballano. Ad ogni edizione, il mantra è che qualcosa di una “tradizione” ceda il passo a una “diversità” che “altera”. E, invece no, la Notte della Taranta, così cangiante e multiforme, ogni volta si rigenera in un rituale collettivo, che rinnova il miracolo della “liberazione”. E che riesce a raccontare in una sola serata molto di più di un territorio di quanto facciano altre esperienze.

La piazza di Melpignano è un’arena scenica, di emozioni e di catarsi, dove la musica regna incontrastata e veicola linguaggi ulteriori e profondi nell’esteriorità sublime di una festa che sa come stupire. L’edizione ventisei è un viaggio intenso, sotto la guida attenta di Fiorella Mannoia, maestra concertatrice che sembra lasciarsi ipnotizzare e accarezzare dalla magia e, ugualmente, conduce lo spettacolo, imprimendo il suo marchio, dove la voce è quella riconoscibile di un’artista strepitosa che si confonde nell’idioma del popolare.

E che imprime il suo marchio, quello della eccellente interpretazione: il livello è molto alto e il coinvolgimento dei presenti ne è la conseguenza diretta. Poi ci sono i temi chiave del suo impegno umano e professionale: ed è anche questa una cifra della Notte della Taranta e di quella storia che la precede. Per cui, parlando di rispetto, di donne, di libertà, con la capacità di empatia che le è propria, Fiorella Mannoia raccoglie il messaggio del passato e lo ridona attualizzandolo. Maneggia tutto con delicatezza e con cura, come se sentisse il peso della responsabilità di “custodire” qualcosa che viene da molto lontano.

Notte Taranta, concertone della 26esima edizione

Sono tutti compagni importanti in tal senso quelli che salgono sul palco: Tananai (protagonista nel percorso di avvicinamento al concertone di alcuni video divertenti con Antonio Amato) ci mette la propria genuinità e dalle note del brano “Tango” si tuffa nelle sonorità salentine. Sul palco indossa una camicia con un messaggio diretto e senza bisogno di spiegazioni: “Adesso basta, nessun’altra”. Brunori Sas si cimenta con il grico e si lascia coinvolgere totalmente dall’esibizione, mettendo da parte la sua proverbiale timidezza. E poi c’è Arisa, voce di una elevata perfezione stilistica, che regala una performance di una potenza a tratti commovente.

È una Notte della Taranta insomma che esalta le donne e quasi sembra volerle celebrare, ma che non dimentica anche i grandi uomini che per anni hanno reso importante questa avventura: il nome di Luigi Chiriatti è impresso a fuoco nello scenario narrativo e artistico della serata.

IL VIDEO DELLA SERATA

La certezza ovviamente resta l’Orchestra popolare che accompagna, guida gli artisti, li fa sentire a casa, ma detta i tempi a uno show, che corre via senza stancare: senza questa pietra basilare sarebbe tutto meno possibile. Poi c’è tutto il resto, che completa una rappresentazione che, negli anni, è cresciuta talmente tanto da raggiungere i livelli che solo i grandi eventi hanno: dalle luci alle coreografie, passando per il corpo di ballo e le voci.

Ma c’è una considerazione in più da fare: la macchina organizzativa. La Notte della Taranta dimostra sempre più la capacità di mettere in piedi qualcosa di grande, curando ogni minimo dettaglio per evitare intoppi e disagi. Si è fatto molto parlare per quanto accaduto due settimane fa, a Galatina, in occasione del concerto evento dei Negramaro: ecco, la Taranta è un modello di pianificazione, che mette insieme tante teste per una resa massima. E le eccellenze, di solito, dovrebbero fare scuola o almeno “ispirare”.

Poi, certo, ci sono anche le polemiche annuali dei “puristi” della pizzica che lamentano che tutto “sia cambiato” e sia “poco tradizionale”: è una questione “filosofica” che, però, da un lato non coglie le sfide del “rinnovare” costantemente l’esperienza, ma, allo stesso tempo, non tiene conto che la musica è anche e soprattutto contaminazione. Del resto, non è anche una questione di “cast artistico”, perché anche quando c’erano nomi “pesanti” della musica italiana e internazionale, si dicevano le stesse cose. Il messaggio da cogliere, ogni volta da questa notte speciale, che convinca o meno i più scettici, è la sua prorompente capacità di sedurre ancora tanti curiosi e, allo stesso tempo, di mettere in mostra un Salento ricco di una cultura intima e popolare, non rinunciando ad una professione di “autenticità”. È il “prodigio” umano del rituale collettivo che si replica.

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