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Sabato, 27 Aprile 2024
Cronaca

Agguato davanti al bar, il responsabile alla giudice: “I proiettili indirizzati anche a un secondo uomo”

Durante l’interrogatorio, Giuseppe Calcagnile ha ribadito che il movente era vendicare il precedente affronto subito da Salierno e un suo amico: l’avrebbero picchiato per “convincerlo” a tenersi alla larga da una donna

LECCE - I proiettili non erano indirizzati soltanto a Cristian Salierno, ma principalmente a un altro uomo che, lo scorso 18 marzo, era con lui davanti al bar “New Caffè dell’angolo”, in viale Giuseppe Grassi, a Lecce: è questo uno dei passaggi dell’interrogatorio di Giuseppe Calcagnile che si è tenuto questa mattina davanti alla giudice del tribunale di Lecce Giulia Proto.

Il 40enne leccese, in carcere per lesioni aggravate e porto abusivo d'arma da fuoco, affiancato dall’avvocata Lucia Longo, ha ribadito quanto già raccontato a investigatori e inquirenti, ricostruendo così dinamica e movente dell’agguato: quella mattina, intorno alle 7.30, Salierno e l’amico si erano recati nella sua abitazione, e dopo averla messa a soqquadro, l’avevano aggredito fisicamente, mentre ancora dormiva, con pugni al volto, per “invitarlo” a tenersi alla larga da una familiare del secondo con la quale aveva avuto una relazione e aveva avuto un'accesa discussione la sera precedente. Così, per vendicare l’affronto subito, Calcagnile ha preso la pistola, una calibro 7,65, e li ha raggiunti, aprendo il fuoco con l’intenzione di intimidirli.

Come noto, ad avere la peggio è stato solo il 41enne leccese: attinto da due colpi, è stato trasportato in ospedale dal personale del 118. Non è mai stato in pericolo di vita. Ha rimediato una frattura del femore destro con prognosi di oltre quaranta giorni ed è stato sottoposto a un intervento per la rimozione di un'ogiva dalla gamba sinistra.

Quanto al secondo “bersaglio”, invece, è riuscito a rifugiarsi all’interno dell’esercizio commerciale. Calcagnile ha spiegato di aver desistito dall’inseguirlo, solo per paura si potessero ferire anche altre persone presenti estrenee ai fatti.

Fondamentali a risalire alla sua identità sono stati i filmati delle telecamere di sorveglianza del bar visionati dagli agenti della squadra mobile leccese e dai colleghi della sezione investigativa del servizio centrale operativo.

Raggiunto nella sua abitazione dai poliziotti e successivamente sottoposto allo stub (l’esame che consente di rilevare tracce di polvere da sparo su corpo e indumenti), il cui esito era stato positivo, il 40enne aveva confessato. Ma la sua versione, in particolare in merito al movente, è oggetto di verifiche da parte di inquirenti e investigatori.

Intanto, resterà in carcere su disposizione della giudice Proto, secondo la quale, l'uomo ha dimostrato una pericolosità non comune, sparando in pieno giorno, a volto scoperto, senza remora alcuna, e sia in grado di procurarsi armi con facilità e di utilizzarle per vendicare torti subiti. "E' incapace di controllare gli impulsi e non ha esitato a portare a compimento il proposito criminoso, nonostante la presenza di persone estranee sedute accanto alla vittima" si legge in uno dei passaggi conclusivi dell'ordinanza di convalida.

La difesa si è riservata di presentare istanza di domiciliari in una comunità terapeutica.

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