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Lunedì, 29 Aprile 2024
A Borgo San Nicola

Ancora un suicidio nel carcere di Lecce. Un detenuto brindisino si toglie la vita

La scoperta in mattinata, durante il cambio turno, da parte degli agenti della polizia penitenziaria che hanno trovato il corpo del 49enne nella sua cella. Inutile ogni tentativo di soccorso. Per Osapp e Uilpa: “Ennesima sconfitta di un sistema al collasso"

LECCE – E’ accaduto, mestamente, ancora una volta e una vita consegnata nelle mani dello Stato per essere rieducata e per scontare degnamente la propria pena detentiva, si perde per l’ennesimo suicidio avvenuto dietro le sbarre. La segreteria regionale dell’Osapp, l’organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, ha reso noto che nella mattinata di oggi un detenuto di 49 anni, residente a Ostuni, si è tolto la vita nella sua cella all’interno dell’istituto penitenziario di Borgo San Nicola  a Lecce.

Durante il cambio turno mattutino, infatti, gli agenti della polizia penitenziaria in servizio presso la 1^ sezione del padiglione circondariale C2, hanno fatto la tragica scoperta ed hanno lanciato immediatamente l’allarme, ma nulla si è potuto fare per salvare l’uomo, che era già deceduto. Si trattava di un detenuto che lavorava in carcere, ed era già seguito dai sanitari psichiatrici del carcere.

“Il suicidio di una persona in carcere, è la sconfitta del sistema penitenziario e dello Stato, ma non per colpa di donne e uomini della polizia penitenziaria” commenta il segretario regionale Osapp, Ruggiero Damato, “ma per i mancati interventi, riforme e incremento di mezzi e uomini che sono allo stremo delle forze con turni che variano dalle 9 alle 12, sino alle 14 ore consecutive. E alle prese con la mancanza di educatori, psichiatrici, differenziazione dei circuiti in base all’età, alla pena e ai reati commessi, e tutto ciò, a nostro parere, rende invano il sistema carcere e il suo arazzo”.

“Per cui c’è bisogno” conclude Damato, “di una revisione e riorganizzazione e riforma del sistema, tenendo conto delle continue denunce che pervengono dal sindacato di polizia penitenziaria, abbandonando demagogia e slogan da parte della politica e dei vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria”.

Valutazioni che alla luce degli ultimi due episodi nel giro di 24 ore (un altro detenuto, in semilibertà, ha deciso di farla finita a Pisa), hanno visto prendere una nuova posizione anche da parte della segretaria generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

“Ieri un semilibero a Pisa, stamattina un recluso nel circuito ad alta sicurezza di Lecce. Sono gli ultimi due morti per impiccamento - sarebbe forse il caso di dire per impiccagione - nelle nostre carceri, che continuando così rischiano di diventare veri e propri mattatoi” afferma il segretario generale Uilpa, Gennarino De Fazio, “sono già 20 i detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno. Cifre che anche il direttore della Direzione generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giancarlo Cirielli, ha definito impressionanti, ma rispetto alle quali nulla ha potuto fare se non diramare l’ennesima direttiva destinata a non sortire effetti tangibili”.

“Urgono interventi di natura straordinaria” ammonisce De Fazio, “il Governo Meloni vari un decreto carceri prevedendo assunzioni straordinarie e accelerate nel Corpo di polizia penitenziaria e provvedimenti deflattivi della densità detentiva anche attraverso una gestione esclusivamente sanitaria dei ristretti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti. Non si può restare inerti a contare i morti”.

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