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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Angelo Izzo: confermato l'ergastolo per i due omicidi

Carcere a vita per il "mostro del Circeo" presunto omicida della moglie e della figlia del boss della Scu, Giovanni Maiorano. Il provvedimento della Corte d'Appello conferma la sentenza di primo grado

Ergastolo confermato in appello per Angelo Izzo. Era accusato del duplice omicidio di Maria Carmela Linciano e di sua figlia Valentina Maiorano, 14enne, rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, boss affiliato alla Sacra corona unita. Il sostituto procuratore Di Nardo aveva invocato durante la sua requisitoria il carcere a vita. La difesa aveva invece ribadito la richiesta di perizia psichiatrica su Izzo ritenuto dai suoi legali "non giudicabile". I giudici togati e popolari della Corte d'Assise d'Appello di Campobasso, dopo una lunga camera di consiglio, hanno respinto la richiesta dei difensori del "mostro del Circeo", confermando in blocco la sentenza di primo grado del 20 marzo 2007.

L'efferato omicidio si consumò il 28 aprile del 2005 in una villetta nei pressi di Ferrazzano, in provincia di Campobasso. I cadaveri di Valentina Maiorano e Maria Carmela Linciano, rispettivamente figlia e madre di 14 e 57 anni, vennero ritrovati alcuni giorni dopo in un casolare nelle campagne di Mirabello. La ragazzina fu trovata nuda, ammanettata e con lo scotch attaccato in bocca, mentre la madre appariva ancora vestita. Ai piedi di un grosso albero, gli inquirenti ritrovarono, sepolti, i corpi delle due donne chiusi in un sacco di plastica. Izzo non agì da solo. Era accompagnato da due accoliti, Guido Palladino e Luca Palaia, entrambi molisani. Furono proprio loro a raccontare quanto accaduto nella villetta di Ferrazzano, di proprietà della famiglia di Guido Palladino, e a denunciare Izzo, che dal dicembre 2004 si trovava in stato di semilibertà.

Il movente che spinse il terzetto ad eliminare le due donne, sarebbe collegato ad interessi economici tra Izzo e Maiorano, che si erano conosciuti in carcere. La moglie del boss della Scu era entrata in società con Izzo per la realizzazione di un ristorante a Frasso Telesino, in provincia di Benevento. La donna aveva anticipato diverse migliaia di euro al socio ma quei soldi non sarebbero stati mai investiti. Quando Maria Carmela Linciano chiese che fine avesse fatto il suo investimento, Izzo avrebbe maturato la decisione di sbarazzarsi della donna e della figlia, arrivata in Molise tre anni prima per stare accanto alla madre. Izzo fu uno degli ispiratori e realizzatori di uno dei delitti più truculenti della cronaca nera d'Italia in una villa del Circeo, dove trovò una morte orrenda Maria Rosaria Lopez, picchiata, seviziata, torturata e violentata per oltre 36 ore ed alla fine affogata, mentre la sua compagna Donatella Colasanti, che ha subito la stessa barbara sorte, riuscì a sopravvivere perché creduta morta.

Giovanni Maiorano, 53enne di San Donato di Lecce, considerato un "esponente della vecchia guardia" della Sacra Corona Unita, vicino al clan Tornese, venne condannato all'ergastolo per l'omicidio di Cristiano Mazzeo, 17 anni, decapitato nel novembre del '90 a San Donato di Lecce per alcuni debiti di droga. Alcuni anni dopo, Maiorano cominciò a collaborare con i giudici della Dda di Bari ma le sue dichiarazioni non vennero ritenute attendibili dagli inquirenti. Nel 2006 rinchiuso nel carcere di Secondigliano, cercò anche di suicidarsi. Ora arriva la sentenza di secondo grado del presunto omicida della moglie e della figlia. Gli orientamenti letti dal Presidente del collegio confermano anche le provvisionali, circa 100mila euro, destinate ai parenti delle due donne.

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