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Cronaca

Arrestato in Costa Rica il salentino Danilo De Bonis, accusato di traffico di stupefacenti

Cagliaritano di nascita ma leccese d'adozione, è stato in passato uno degli elementi di spicco del tifo giallorosso

LECCE – E’ finita nei giorni scorsi, dopo quasi tre anni, la latitanza di Danilo De Bonis, 49 anni, cagliaritano di nascita ma salentino d’adozione, arrestato su un'isola caraibica della Repubblica di Costa Rica. Nei suoi confronti era stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere dal gip del tribunale di Genova per i reati di omicidio aggravato e importazione di sostanze stupefacenti in concorso. De Bonis, latitante dal 2013, è stato localizzato grazie alle indicazioni fornite dagli agenti della Squadra mobile della questura di Genova, attraverso il servizio per la cooperazione internazionale di polizia, all'ufficio interpol di San José (Repubblica di Costa Rica). A tradirlo alcune sue foto al mare dei Caraibi, postate su facebook, utilizzando account “coperti”, in altre parole a lui non riconducibili ma individuati dagli agenti della Mobile.

Tifosissimo dei colori giallorossi, membro storico del tifo giallorosso a cavallo tra gli anni '80 e '90 (ai tempi del Cucn) e molto conosciuto nel capoluogo salentino (dove aveva frequentato il classico), il 49enne era scomparso dalle scene locali da molto tempo. In città si vociferava del fatto che avesse aperto un chiosco in Costa Rica, una di quelle storie sospese tra verità e leggenda.

Le indagini condotte dal personale della sezione antidroga hanno preso avvio dalla morte di Salvatore Ramponi, marittimo genovese di 37 anni, avvenuta il 20 ottobre 2011. Durante il viaggio di ritorno in aereo dal Costa Rica, l'uomo era deceduto a causa di un'overdose provocata dalla rottura di uno dei 90 ovuli nascosti nelle cavità naturali, contenenti complessivamente circa 500 grammi di cocaina. L’inchiesta aveva indicato De Bonis come procacciatore in Costa Rica e trafficante di consistenti quantitativi di cocaina ai componenti di un gruppo criminale attivo nello spaccio a Genova, facente capo al pregiudicato Francesco Raschellà, nato a Catanzaro nel 1974 ma da tempo residente a Genova, arrestato nel 2013 con altri otto complici.

Ramponi svolgeva per il gruppo ruolo di corriere “ovulatore” insieme a una ragazza genovese residente nel ponente cittadino che, nel corso delle indagini, era stata arrestata all'aeroporto di Newark nello Stato del New Jersey nel dicembre del 2011 “due mesi dopo il decesso di Ramponi” mentre trasportava 500 grammi di cocaina in una borsa da viaggio con doppiofondo.

Riguardo all'imputazione di omicidio aggravato a carico di Raschellà in concorso con De Bonis per la morte del corriere Salvatore Ramponi, poi riqualificata dal giudice per l'udienza preliminare nel reato di morte quale conseguenza di altro delitto, era stato dichiarato il non doversi procedere perché il Ramponi era morto su un volo e dunque di fatto non su suolo italiano. A fronte di tale pronunciamento il pubblico ministero Biagio Mazzeo ha proposto appello.

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