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Cronaca

Rapine e droga, ispirati da "The Town”: nove ragazzi in manette

L'accusa per tutti è di associazione per delinquere. Tutti gli gli indagati farebbero parte di un gruppo criminale operante nel centro e basso Salento, in particolare a Ruffano. Tre persone arrestate anche per tentata rapina

LECCE – Per una questione generazionale non sarebbe potuta rientrare nella loro cultura di cinefili film come “Arancia meccanica”, e meno male, per cui si sono fermati, si fa per dire, a thriller tipo “The Town”, molto più recenti. Il più piccolo di loro ha soli 22 anni, il più grande 32. Nove ragazzi. Spietati. Avevano messo su una organizzazione criminale che agiva nel basso Salento: rapine, furti, cessione, trasporto e detenzione di cocaina e di marijuana, con l’aggravante di utilizzare armi, oltre ad altri reati, danneggiamenti e lesioni.  E, la cosa più preoccupante, una struttura sganciata dalla malavita organizzata più esperta. In altre parole, nel gruppo, nessun “figlio d’arte”. E tutti di Ruffano. E su questi elementi i sociologi troverebbero terreno fertile.

“The Town”, il titolo del film preso poi in prestito dagli investigatori per dare il nome dell’indagine. Se ne parlava al telefono, della pellicola, una sorta di canovaccio da emulare, chissà, con prove davanti allo specchio, armi in pugno. E che dire del depistaggio per eventuali prove da confutare, qualora gli investigatori fossero giunti sulle loro tracce: l’invio automatico un sms alla fidanzata dal telefonino lasciato appositamente a chilometri di distanza dal luogo dove in realtà stavano consumando l’ennesima rapina. Se ho inviato un messaggio dal mio telefonino a distanza di scurezza dalla scena della rapina, come potrei essere io uno di quegli autori? Le celle telefoniche. Già.

E invece alle 4 di mattina, i carabinieri della compagnia di Maglie comandati dal maggiore Andrea Azzolini, con l’ausilio del Nucleo elicotteri, di due unità cinofile e delle compagnie di Tricase, Casarano, Gallipoli e Lecce, per un totale di 85 militari e 32 autovetture, hanno eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip presso il Tribunale di Lecce Casciaro, richieste dal pm Miglietta. Tutte a carico di altrettante persone, di cui 5 già detenuti in carcere e 4 liberi, facenti parte dell’associazione a delinquere. Tutto è partito, nella prima fase investigativa, dalla tentata rapina a mano armata dello scorso 2 aprile, ai danni dell’ufficio postale di  Carpignano Salentino, culminato con l’arresto di Giuseppe Stasi, ritenuto il capo del gruppo, Daniele Marra e Antonio Rollo.

Nello specifico, queste le accuse di cui dovranno rispondere i nove arrestati, i cui nomi sono stati resi noti questa mattina nell’ambito di una conferenza stampa tenuta presso il comando provinciale dell’arma, a cui hanno partecipato, oltre al maggiore Azzolini, il procurato capo Cataldo Motta e il sostituto Francesca Miglietta.

Per Giuseppe Stasi, 22 anni, Daniele Marra (26), Antonio Rollo (25), Martino Stasi (22), Vito William Gravante (32), Alberto Vincenti (22), Marco Sabato (24), Giuseppe Castelluzzo (32), Carlo Chiarillo (24), le indagini hanno evidenziato che tutti si sarebbero associati tra loro con lo scopo di commettere più delitti, nella fattispecie rapine a mano armata, in danno di tabaccherie, supermercati e uffici postali, avvalendosi di intimidazioni per assoggettare e quindi potersi garantire in ogni modo l’impunibilità. Si parla di episodi avvenuti a Carpignano Salentino, Muro Leccese, Spongano, Collepasso,  Scorrano, da agosto 2011 fino al 2 aprile dello scorso anno.

E sempre Giuseppe Stasi, Daniele Marra e Antonio Rollo, andando indietro nel tempo, avrebbero perpetrato la rapina a mano armata nel  supermercato “Dok”, a Spongano, il 16 aprile del 2012 e ancora prima, il 15 marzo, questa volta a Scorrano, un altro colpo ai danni della tabaccheria “Sticchi”.  Ai terribili tre, viene imputata un’altra rapina, quella del 14 ottobre 2011, in un’altra tabaccheria (“Mangia”), a Collepasso. E ancora il colpo messo a segno al “Carrefour” di Muro Leccese, il 23 marzo 2012.  

A Giuseppe Stasi, Marra e Rollo, con i new entry, in questa cronistoria, Martino Stasi e Gravante, in concorso tra loro, avrebbero detenuto e portato abusivamente armi da fuoco per i fatti accertati a Carpignano Salentino, Muro Leccese, Spongano, Collepasso,  Scorrano e Ruffano, da agosto 2011 fino al 7 maggio 2012. 

Tra gli altri arrestati, Alberto Vincenti: lui, invece, avrebbe perpetrato la rapina nella tabaccheria “Stasi” a Ruffano l’11 aprile del 2012 e poi per avere detenuto e portato abusivamente un’arma da fuoco, sempre nel suo paese e in quella stessa data.

Droga, cocaina. Martino Stasi, Giuseppe Stasi,  Gravante, Sabato e Chiarillo, in concorso tra di loro e con altre persone rimaste sconosciute, sarebbero coinvolti  nella detenzione e traffico di cocaina, attraverso episodi verificatisi il primo novembre dello scorso anno, così come per Martino Stasi e Castelluzzo, “per aver posto in essere atti idonei, diretti in modo non  equivoco, alla consumazione del reato di detenzione illecita, trasporto, coltivazione e vendita d’ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, del tipo cocaina e marijuana”, l’11 aprile dello scorso anno.  A Martino Stasi vengono inoltre imputati due episodi intimidatori. Avrebbe incendiato a Ruffano una Volvo (11 aprile 2012) e, sempre a Ruffano, una Volkswagen Trasporter, lo scorso 4 novembre.

a 011-3-2-2INIZIO DELL’INDAGINE

L’indagine trae origine, come detto, dalla tentata rapina avvenuta la mattina del 2 aprile dello scorso anno a Carpignano Salentino, nell’ufficio postale, quando Daniele Mario Marra  viene arrestato in flagranza di reato dalle pattuglie delle stazioni dei carabinieri di Martano e di Otranto; successivamente, ottenute le descrizioni somatiche e  fisiche e l’abbigliamento di altri due giovani che si erano dati alla fuga, intorno alle 10, una pattuglia dei carabinieri di Melendugno, intercetta l’autovettura ricercata. Vengono fermati Antonio Rollo e Giuseppe Stasi,  sussistendo nei loro confronti gravi indizi di colpevolezza: i tre sono ancora detenuti. 

Le attività investigative, finalizzate all’individuazione degli autori sospettati di numerose rapine, sono svolte in varie località del territorio del basso Salento, in particolare nei confronti dei suddetti, tutti residenti nel comune di Ruffano. Alla base dell’attività del Nucleo operativo di Maglie vi erano alcuni particolari che facevano presumere che in gran parte delle rapine gli autori fossero sempre gli stessi. Emerge, infatti che il numero dei soggetti che prende parte alle azioni delittuose, è sempre di tre, travisati con cappucci di fortuna, ricavati dalle maniche di maglioni, armati spesso di fucile a canne mozze, che venivano descritti essere due alti circa 1 metro e 80 centimetri (uno delineato  visibilmente corpulento), mentre il terzo di corporatura normale poco più basso dei complici; infine, anche il modus operandi della fuga è sempre lo stesso: i rapinatori, dopo la rapina, abbandonato l’auto, rubata, per continuare la fuga a bordo di un’altra macchina “pulita”, come accadeva  il 2 aprile 2012, quando Giuseppe Stasi, Daniele Marra e Antonio Rollo, furono arrestati nel corso della tentata rapina presso l’ufficio postale di Carpignano Salentino, dopo aver abbandonato il veicolo rubato per poi dileguarsi con l’autovettura “pulita”. Le indagini hanno permesso di appurare non solo l’esistenza di un’organizzazione delinquenziale dedita alle rapine, in particolare ai danni di attività commerciali, ma anche  che i proventi di quei delitti erano finalizzati al sostegno delle spese per l’approvvigionamento di stupefacente come cocaina e marijuana per la cessione a terzi. 

STRINGERE AMICIZIE E PIANIFICARE NUOVI COLPI
Nel corso delle intercettazioni è emerso ancora come Giuseppe Stasi, capo del gruppo, approfittasse del suo stato detentivo per stringere nuove e più importanti alleanze con la malavita leccese, già operante nel settore degli stupefacenti e delle rapine, accettandone anche la “protezione” all’interno del carcere. Per di più, si sarebbe servito del fratello Martino per portare a termine materialmente gli illeciti accordi che gli avrebbero permesso di continuare a reperire un notevoli  somme di denaro che gli sarebbero servite anche per il suo mantenimento in carcere. 

Gli investigatori hanno quindi appurato il vincolo tra i 3 ragazzi che non riguarda solo il passato, in quanto Giuseppe Stasi, attraverso le sue comunicazioni, aveva messo in risalto la sua “leadership” avendo già da tempo pianificato ulteriori rapine presso istituti di credito e non solo. La dimensione delinquenziale raggiunta dall’associazione non ha nessun ridimensionamento circa la commissione di attività illecite nonostante l’arresto dei tre in Carpignano Salentino dello scorso 2 aprile 2012. Anzi, Stasi continua a studiare per trovare il modo di portare a termine altre rapine da lui già organizzate, arrivando al punto che, non potendole mettere in opera personalmente, trovandosi in carcere, si diceva disposto ad ingaggiare altri soggetti dai quali avrebbe preteso una parte del bottino come compenso per l’organizzazione. 

Nell’ambito dell’associazione, infatti, Stasi, capo indiscusso, organizza i colpi e trova il modo di procurare le armi. I suoi stretti collaboratori, d’altra parte, contribuiscono: Rollo come autista delle autovetture rubate e con funzioni di palo, mentre Marra anche per la sua connotazione fisica, è il “violento”, colui che entra con il fucile – ed in un caso colpisce un dipendente ad una cassa senza alcun motivo (Spongano). Il vincolo associativo nasce certamente molto tempo addietro, essendo gli stessi tutti della stessa età e pertanto cresciuti insieme nell’ambito dello stesso comune e si è consolidato nel tempo attraverso un più vasto programma criminoso con l’organizzazione e la commissione di numerosi reati.

L’USO DELLA VIOLENZA
Altra caratteristica fondamentale del sodalizio è la violenza, non solo utilizzata per mettere a segno le rapine, che sono sempre armate, ma in alcuni casi (rapina di Spongano) mediante una violenza inaudita e gratuita che fa emergere il carattere e l’indole dei soggetti. Anche il modo di risolvere alcune questioni è sintomatico della loro indole, tanto che Martino Stasi, preferiva risolvere eventuali contrasti con chi che sia mediante atti di intimidazione che potevano andare dall’incendio di autoveicoli delle vittime prese di mira, ai colpi di arma da fuoco sparati sulle loro abitazioni, dimostrando di avere, di fatto, una costante disponibilità di armi. 
Ancora più grave è il racconto di Stasi, in cui conferma che quando furono arrestati a Carpignano Salentino per la tentata rapina alle  Poste, visto che lui impugnava il fucile mentre erano nascosti in una casa abbandonata, se si fosse trovato davanti i carabinieri non avrebbe esitato a sparare, e di aver desistito solo dopo aver visto gli altri saltare il muro e scappare, dandosi alla fuga pure lui.

COCAINA E MARJUANA
Dopo l’arresto Giuseppe Stasi continua a dirigere il sodalizio servendosi del fratello Martino e viene evidenziata la sua abilità nella gestione dello spaccio a Ruffano. Infatti l’associazione a delinquere acquisiva i suoi principali proventi attraverso le rapine alle attività commerciali, che venivano perpetrate da Giuseppe Stasi,  Rollo, e Marra e poi dirottati verso il fratello Martino e Gravante, che li utilizzavano per la vendita dello stupefacente prodotto in proprio, anche grazie alla coltivazione diretta della marijuana, essendo emerso, nel corso delle attività tecniche, che la coltivazione delle predette piante avveniva già da diverso tempo e precisamente da quattro anni, avendo utilizzato sempre i semi prodotti dalle loro coltivazioni che rendeva possibile il miglioramento della nuova generazione di piante.  Ma l’attività principale del gruppo era comunque lo spaccio di cocaina, che avveniva attraverso una serie di “dipendenti” di Martino Stasi, che riusciva a piazzare almeno 1 chilo di cocaina al mese per lo spaccio, e la cocaina doveva essere “buona” perché i clienti erano “esigenti”. Durante l’esecuzione delle ordinanze sono stati perquisiti altri 13 indagati. 

A Martino Stasi  due involucri di cocaina per complessivi 9 grammi, un bilancino di precisione, 2 ricetrasmittenti, materiale vario per il confezionamento e documentazione utile per l’indagine; a Marco De Vitis 29enne di Ruffano, un involucro con 7,4 grammi di cocaina e 55 grammi di sostanza da taglio, materiale per confezionamento dosi e un coltello; a Cristian Lato 26 anni, di Ruffano, un involucro con 3,5 grammi di cocaina, 3 bilancini di precisione, materiale vario per il confezionamento e una autovettura BMW 530 oggetto furto in Corsano il 29 dicembre dell’anno scorso, completamente smontata e priva motore. Tutti arrestati in flagranza per detenzione ai fini di spaccio di cocaina.

COME FARSI UN ALIBI: L’SMS RITARDATO 
Particolare rilevante per far capire l’attenzione dei soggetti nei colpi, nonostante la loro età, è data dal fatto che non portavano al seguito le loro utenze telefoniche e se ciò accadeva, veniva repentinamente spenta, provvedendo anche al distacco della batteria.  Non solo, Giuseppe Stasi spiega al fratello ed al padre uno stratagemma creato per avere un alibi mediante la sua utenza cellulare, avendola appositamente lasciata presso la sua abitazione  impostata per  l’invio di due messaggi che dovevano partire a distanza di 5 minuti uno dall’altro, dalle 9 del 2.04.2012, verso l’utenza della sua fidanzata. Effettivamente, a conferma di quanto emerso nella suddetta conversazione, Giuseppe Stasi, invia due messaggi agganciando nell’occasione la cella di Ruffano, precisamente alle 8:48 e alle 8:56 del 02.04.2012, verso l’utenza della fidanzata. Il primo messaggio “Buongiorno”, il secondo che doveva essere generico non sapendo cosa potesse rispondere la fidanzata con un “come stai”.

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