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Cronaca Matino

Caso Regoli, si chiude un primo capitolo: in carcere il presunto omicida

L'uomo ritenuto il responsabile dell'omicidio del giovane di Matino, scomparso nel 2011, è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale. Nei giorni scorsi l'Istituto di medicina legale di Bari ha confermato che i resti trovati nel pozzo appartengono alla vittima

LECCE – Ha finalmente un volto e un nome, il presunto assassino di Ivan Giorgio Regoli, il 30enne di Matino svanito nel nulla il 12 settembre del 2011, senza lasciare alcuna traccia. All’alba i carabinieri del Nucleo operativo di Casarano hanno arrestato a L’Aquila (dove vive da alcuni anni) Cosimo Mele, 35 anni. Nei suoi confronti è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Giovanni Gallo su richiesta del procuratore aggiunto Antonio De Donno.

E’ l’ultimo atto di un lungo iter investigativo che ha portato, dopo oltre tra anni di indagini serrate, a far luce su un omicidio complesso e pieno di interrogativi. Mele avrebbe ucciso Regoli in uno scantinato di un rudere, in prossimità del pozzo dove sono stati ritrovati i suoi resti e dove gli aveva dato appuntamento, al culmine di una lite scoppiata per vecchi rancori e acredini. Il 35enne, infatti, credeva che la vittima fosse l’autore di alcuni atti dolosi compiuti ai suoi danni. In particolare, Mele lo accusava del fatto che, non volendo cedere a varie richieste di piccole somme di denaro, potesse aver compiuto danneggiamenti e furti in un suo fondo. 

L’incontro tra i due si sarebbe presto trasformato in lite e colluttazione. Mele avrebbe afferrato un tubo metallico (del tipo usato per le impalcature edili) e avrebbe colpito più volte la vittima alla testa.In quel caldo pomeriggio di fine estate, una giornata qualunque, Regoli lasciò l'abitazione materna per dirigersi verso il centro del paese com’era solito fare. Nulla faceva presagire a un allontanamento o una qualsiasi tragedia. Il 30enne, infatti, indossava solo una maglietta nera con un disegno viola, un paio di bermuda neri, e scarpe da ginnastica bianche. Con sé aveva solo 3 euro e il suo cellulare, che da quel giorno, però, è rimasto spento.

I familiari del ragazzo scomparso da subito hanno ritenuto che non si trattasse di un allontanamento volontario, anche perché quel pomeriggio Ivan sarebbe dovuto andare a trovare l’ex moglie. Un incontro mai avvenuto. A suffragare subito l'ipotesi della tragedia, secondo la mamma Antonia, che in questi hanni ha cercato disperatamente di avere di notizie di suo figlio, il fatto che gli oggetti personali di Regoli (portafoglio, documenti e altro ancora) erano tutti nella casa materna.

Gli investigatori avevano inizialmente analizzato varie piste: dall’allontanamento volontario con alcuni artisti di strada (avvalorato da alcune segnalazioni) alle frequentazioni di familiari, amici e conoscenti; dai dissidi personali al contesto conflittuale famigliare. Col tempo, però, l’ipotesi dell’omicidio ha preso sempre più consistenza. La prima vera svolta nelle indagini è avvenuta il primo agosto del 2014, con il ritrovamento di resti umani in un pozzo in contrada Sant’Anastasia a Matino. Il proprietario di un’abitazione in costruzione ha rinvenuto alcune parti ossee per caso, dopo il guasto della pompa di aspirazione del pozzo. I successivi esami del Dna e di antropologia forense hanno poi permesso di accertare che il corpo fosse quello di Ivan Giorgio Regoli.

unnamed-31Le indagini dei carabinieri del Reparto operativo, guidato dal colonnello Saverio Lombardi, e della compagnia di Casarano, al comando del capitano Aniello Mattera e del tenente Gaetano Mitola del Norm, sono proseguite senza sosta. Gli investigatori hanno raccolto una lunga serie di elementi circa la scomparsa del 30enne, scandagliando a fondo nella vita di Mele e dei suoi famigliari. A loro era appartenuto il terreno in cui sono stati ritrovati i resti.

Il primo nome iscritto nel registro degli indagati è stato quello dello zio del presunto assassino, un 44enne di Parabita. Un’iscrizione avvenuta circa un anno fa dopo che la sua auto, una vecchia Fiat Punto, era stata sottoposta a una serie di esami per rilevare eventuali tracce di sangue. Esami che avevano dato esito negativo, così come altre ipotesi investigative.

Pian piano, grazie anche alle attività tecniche svolte (intercettazioni telefoniche e ambientali) e le indagini tradizionali sul campo e, i militari dell’Arma hanno raccolto una lunga serie di indizi a carico di Mele. Dal momento del ritrovamento del corpo il 35enne è crollato psicologicamente, temendo di essere catturato o di possibili ritorsioni. Lo scorso 21 febbraio Mele è crollato al termine di un lungo interrogatorio, confessando e descrivendo minuziosamente e cronologicamente l’omicidio, avvenuto per futili motivi.

Dopo la confessione, l’attività investigativa dei carabinieri del Reparto operativo e della compagnia di Casarano è proseguita per raccogliere altri riscontri probatori utili ad avvalorare il racconto dell’uomo e consentire che nei suoi confronti fosse emessa un’ordinanza di custodia cautelare. Gli inquirenti hanno anche documentato un progetto di fuga del presunto assassino, uno degli elementi alla base delle esigenze cautelari.

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