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Cronaca

Final blow, 36enne ora accusato di usura: soldi a professionisti leccesi con tasso 166 per cento

Un 36enne di origini albanesi, condannato a una pena di dieci anni di reclusione, ora è ritenuto responsabile anche di condotta estorsiva e usura con la complicità di una 31enne

LECCE – Assieme alla complice avrebbe prestato denaro a professionisti, imprenditori e gente in stato di bisogno della città con tassi fino al 166 per cento. Nuovi guai per un 36enne di origini albanesi: già detenuto, è ritenuto responsabile di usura continuata aggravata concorso ed estorsione. Shkelzen Pronjaj , detto “Jenny”, risulta infatti indagato assieme a E.P., una 31enne. L'uomo, di professione parrucchiere, già in passato di era reso autore  di rapine e condotte estorsive sul territorio del Salento.

Nella giornata di oggi, gli agenti della Divisione anticrimine e squadra mobile di Lecce hanno eseguito la misura cautelare in carcere e contestuale decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip di Lecce nei confronti dell’uomo. Il provvedimento è scattato a seguito delle attività coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti del 36enne, che è anche indagato per rapina, e traffico di sostanze stupefacenti. Pronjaj Shkelzen, nell’ambito dell’operazione Final Blow, è stato destinatario nel febbraio del 2020 di misura cautelare in carcere perché gravemente indiziato di aver preso parte a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, costituita e diretta dal boss leccese Antonio Marco Penza.

Il 31enne è stato poi condannato, all’esito di giudizio abbreviato, con sentenza del gip di Lecce alla pena di dieci anni di reclusione. Ma non è tutto. La sua posizione è stata ulteriormente approfondita: a suo carico, la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro, ai fini della successiva confisca, dei beni mobili e immobili per un valore di circa 250 mila euro. Nel corso di successivi approfondimenti patrimoniali è emersa la disponibilità da parte dell’uomo di considerevoli somme di denaro, evidentemente utilizzate anche per finanziare l’attività di usura. Nel corso del sequestro sono finiti nelle mani dello Stato rapporti finanziari, beni e altre utilità riconducibili agli indagati Pronjaj Shkelzen e P.E., il cui valore ammonta orientativamente  a circa 65mila euro.

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