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Cronaca

Assolti i genitori del bimbo morto a 4 anni dopo aver contratto la polmonite

Nel processo non è emersa alcuna responsabilità per il papà e la mamma del piccolo Luca, scomparso nell'ottobre del 2011

LECCE – Non ci fu alcuna responsabilità dei genitori nella morte di Luca Monsellato, il bimbo di quasi 4 anni, originario di Miggiano, deceduto nel pronto soccorso dell’ospedale “Panico” di Tricase a ottobre del 2011. Il giudice monocratico della prima sezione penale del Tribunale di Lecce, Sergio Tosi, ha assolto i due imputati, assistiti dagli avvocati Lorenzo Valgimigli e Giulio De Simone, con formula piena: “perché il fatto non sussiste”. Era stato il gup Vincenzo Brancato a rinviare a giudizio i genitori del piccolo Luca: il medico Marcello Monsellato e la moglie Giovanna Pantaleo, per omicidio colposo causato da omissione di cure.

Si chiude così una vicenda giudiziaria lunga e complessa. Nel 2015 vi era stata l’archiviazione per i tre medici in servizio presso l’ospedale “Panico” (un pediatra, un rianimatore e un medico del pronto soccorso) indagati per la morte del bimbo. A scagionare i medici i riscontri e l’autopsia eseguiti dai medici legali Alberto Tortorella e Leopoldo Ruggiero, che stabilirono che a causare il decesso fu una “polmonite interstiziale e batterica, complicata ulteriormente da un’infezione da miceti patogeni”. Secondo i consulenti ad aggravare la patologia fu la malnutrizione di cui il bambino mostrava evidenti segni non databili, però, nel tempo. La malnutrizione avrebbe dunque favorito “l'infausta evoluzione del quadro infettivo responsabile del decesso”. “Il bimbo – si evidenziava nella consulenza –, “giunse in ospedale in arresto cardiaco respiratorio non risolto nonostante le protratte manovre di rianimazione comunque messe in atto dagli specialisti di quella struttura”.

Erano stati proprio i genitori del bimbo a indicare, in un esposto presentato presso la stazione dei carabinieri di Specchia, presunte negligenze e omissioni da parte dei sanitari e del 118. Secondo la coppia, infatti, la chiamata al 118 era stata eseguita alle 5 del 20 ottobre, ma l’ambulanza era giunta a casa dei Monsellato solo venti minuti dopo. Un’ipotesi che non ha trovato riscontri nelle indagini degli inquirenti. Accuse, quelle dei genitori, confutate dalle indagini.

Il pubblico ministero Alberto Santacatterina aveva chiesto l’archiviazione anche per i genitori del piccolo Luca. Richiesta rigettata dal giudice per le indagini preliminari Alcide Maritati. Il gip, sulla base delle consulenze medico legali, aveva evidenziato come sullo stato di salute del bimbo avessero influito sensibilmente lo stato di denutrizione, con un deficit in termini di valori nutrizionali, e le scarse cure ricevute. Il bimbo, affetto da alcune patologie, sarebbe stato curato con soli medicinali omeopatici e, inoltre, non sarebbe mai stato sottoposto a visite specialistiche. Da qui l’ipotesi di una condotta omissiva dei genitori nei confronti del figlio, per cui l’approfondimento dibattimentale si è reso necessario e di cui è stata riscontrata l’assoluta insussistenza.

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