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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Bambini legati e picchiati dal patrigno, ma le accuse “cadono” nel processo

Si è chiusa con un’assoluzione “perché il fatto non sussiste” la vicenda giudiziaria partita dalle dichiarazioni dell'ex marito della donna e padre delle presunte vittime. La difesa: “La denuncia fu strumentale”

LECCE - Erano stati trascinati in tribunale, lui, di 48 anni, con l’accusa di aver percosso, offeso, minacciato i due figli minorenni, all’epoca di sette e nove anni, della donna con cui conviveva e quest’ultima, di 41, perché avrebbe osservato, senza muovere un dito, le condotte del primo.
Per ognuno degli imputati, la pubblica accusa aveva invocato 4 anni di reclusione, ma al termine del dibattimento, il giudice della prima sezione penale del tribunale di Lecce Fabrizio Malagnino li ha assolti con la formula “perché il fatto non sussiste”. 
Le motivazioni saranno note entro novanta giorni, ma stando a quanto sostenuto dalla difesa, rappresentata dall’avvocata Benedetta Frezza, gli addebiti sarebbero stati costruiti ad hoc dall’ex marito, nonché padre dei due bambini: non si rassegnava all’idea che la sua figura in casa fosse stata sostituita con quella di un altro uomo e voleva vendicarsi, rovinando la vita di colei che l’aveva lasciato. 
Già con l’incidente probatorio, gli atroci fatti denunciati non sarebbero stati confermati dai fratellini che avevano dichiarato di avere ricevuto sì dei rimproveri e talvolta punizioni dalla madre e dal suo nuovo compagno, ma nulla che neanche si avvicinasse ai fatti in contestazione. Che erano i seguenti: uno dei bambini sarebbe stato legato dal 48enne con una corda alla maniglia di una porta e sollevato da terra; alcune volte, dopo aver costretto entrambi i minori a stendersi supini a terra, l’uomo si sarebbe posizionato con le ginocchia sul loro torace, rendendo difficoltosa la respirazione; in altre circostanze, sempre il patrigno, avrebbe imposto loro di stare seduti immobili sul divano per tutta la giornata e di alzarsi solo per mangiare e andare in bagno. E ancora, non avrebbe esitato a prenderli a schiaffi, calci, pugni, a strattonarli, tirar loro i capelli e picchiarli con un battipanni.
Oltre alla violenza fisica, non sarebbero mancate  le minacce del tipo “Apparecchiate se no vi appendo al muro”, “Se parlate mando vostro padre all’ospedale”, accompagnate da offese. 
Questi gli episodi denunciati dall’ex coniuge attraverso l’avvocata Maria Greco che avevano determinato l’apertura del procedimento penale per maltrattamenti, percosse e abuso dei mezzi di correzione sfociato in un’ordinanza di allontanamento del nuovo compagno dall’abitazione familiare.
Durante il processo, sono stati ascoltati tutti gli operatori dei Servizi, acquisite le relazioni sociali, le dichiarazioni degli insegnanti dei bambini, l’interrogatorio del compagno e la madre che commossa ha raccontato l’inferno in cui ha vissuto per avere avuto la colpa di avere deciso di troncare la relazione con il padre dei suoi figli, ossessionato da lei e dalla promessa che le aveva fatto quando aveva deciso di lasciarlo: rovinarle la vita.

L’avvocata Frezza soddisfatta dell’esito del giudizio dichiara: “Ci sono voluti quattro lunghi anni ma il giudice ha creduto alla madre e al buon lavoro dei servizi preposti al controllo ed alla tutela dei bambini. Orgogliosa di indossare la toga che, attraverso l’impegno e la fiducia nella giustizia, contribuisce a stanare chi utilizza la denuncia per vendetta e per scopi personali. Perché in attesa della motivazione, si può certamente affermare che la lettura di tutti gli atti è stata finalmente letta e interpretata attraverso una più ampia, profonda valutazione, quella della evidente inattendibilità del padre dei minori, il quale non avendo mai accettato la fine della relazione con la sua ex, ancor di più, la convivenza della stessa e dei propri figli con il nuovo compagno, ha tentato di distruggere la figura materna e, con essa, la nuova  relazione che la ex aveva intrapreso, strumentalizzando i propri figli.”

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