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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Gallipoli

Canale dei Samari: no di Pellegrino ai reflui in mare

Atto di indirizzo del Consiglio provinciale che trova la mediazione sul problema degli scarichi dei depuratori di Casarano e Taviano verso il litorale di Gallipoli.
Ma la mobilitazione non si ferma

Posta tra l'incudine e il martello l'amministrazione provinciale trova una mediazione dell'intricata matassa degli scarichi delle acque reflue dei depuratori consortili di Casarano e Taviano verso il canale dei Samari e il litorale sud di Gallipoli. Volontà e impegno assunti dal Consiglio provinciale che ha partorito un atto deliberativo frutto della concertazione tra i proponenti dell'ordine del giorno originario (il gruppo consiliare di Forza Italia) e le modifiche a largo respiro suggerite dal presidente Pellegrino e dal capogruppo del Pd, Flavio Fasano. Per evitare scontri territoriali insipienti e senza costrutto. Per arginare ipotesi di campanilismi estremizzati che nulla hanno a che vedere con una problematica ambientale che alla fine oggi interessa Gallipoli e gli impianti di Casarano e Taviano, ma sempre da oggi è comune a tutto il territorio provinciale e regionale. E in tale direzione si è orientata l'assise di Palazzo di Celestini, con un solo distinguo del vulcanico consigliere ugentino Basile che ha votato contro la delibera motivando la sua presa di posizione con la scarsa attenzione rivolta sul medesimo problema che da anni affligge il litorale di Torre San Giovanni e il depuratore di Ugento.

Nello specifico nel Consiglio provinciale di oggi, seguito attentamente anche da una folta delegazione di cittadini, segretari politici e rappresentanti delle categorie turistiche e imprenditoriali della cittadina ionica (rumorosa e agguerrita nelle intenzioni, ma sempre composta), ha stabilito degli atti di indirizzo che riguardano il caso specifico del Canale dei Samari e contestualmente del depuratore cittadino che sversa sull'altro versante nord di Torre Sabea di Gallipoli, ma che va oltre. Come recita il punto 3 della delibera approvata che testualmente recita: "Sulla base di tali indirizzi favorire ogni soluzione tecnica che eviti il più possibile nell'intero territorio provinciale il diretto sversamento a mare dei reflui degli impianti di depurazione". Nient'altro che l'esplicazione che nel corso del dibattito lo stesso presidente Giovanni Pellegrino ha enunciato: "Personalmente, come ho sempre sostenuto, sono contrario allo scarico in mare dei reflui dei depuratori che considero un'azione per altro anacronistica rispetto al prezioso riutilizzo delle acque che possono essere impiegate a fini irrigui. E devo dire che nonostante abbia battuto i pugni contro questa eventualità che è derogata anche se non c'è la condotta sottomarina a mare purché si tratti di acque depurate, ho trovato sempre scarsa collaborazione dei commissari per l'emergenza idrica, Fitto e Vendola". E c'è di più. Perché Pellegrino, senza mezzi termini, rammenta che è anche contrario a tali scarichi in quanto "mai sui litorali della Baia Verde e di Porto Badisco si può concepire il divieto di balneazione che lo sbocco a mare, anche se di reflui depurati, impone per legge".

Ai rilievi allarmistici evidenziarti dal consigliere azzurro Giuseppe Coppola, ha replicato in prima battuta l'assessore all'Ambiente, Gianni Scognamillo ravvisando che la Provincia non ha mai autorizzato il depuratore di Taviano e Aqp a sversare nel canale Raho, provvedendo a diffidare l'Acquedotto e a monitorare con l'Arpa e la Polizia provinciale il percorso dei reflui. "Che mai hanno raggiunto il territorio di Gallipoli e tanto meno il Canale dei Samari" puntualizzano all'unisono lo stesso Scognamillo e il presidente Pellegrino. Ma più della diffida e del controllo la Provincia non può fare altro. O meglio qualcosa ha già fatto in due direzioni: da un lato disporre un gruppo di lavoro tecnico che entro breve tempo enunci delle soluzioni alternative alla situazione attuale e cioè allo sversamento nei canali in attesa della redazione di uno studio di fattibilità complessivo "finalizzato ad individuare gli interventi più appropriati sui recapiti finali degli impianti di depurazione". Dall'altro la Provincia è orientata a non disperdere le acque reflue in mare, ma a dare avvio agli impianti di affinamento che consentano il riutilizzo in agricoltura e a fini irrigui (in tale direzione l'assessore Scognamillo ha parlato della possibile attivazione sperimentale della piattaforma di Gallipoli a breve). O al più favorire l'utilizzo delle cave come vasche di contenimento finale degli scarichi. Il capogruppo del Pd, Flavio Fasano ha anche precisato che sarebbe auspicabile "non concedere mai all'Acquedotto l'autorizzazione allo sversamento in mare nei casi in cui ci siano dei campi di spandimento che possono assorbire e utilizzare le acque reflue per l'irrigazione agricola".

La delibera, concertata dopo una sospensione propedeutica alla integrazione della proposta originaria e preceduta dagli interventi del consigliere casaranese Claudio Casciaro e del presidente della commissione Ambiente, Nicolino Sticchi, impegna in buona sostanza Pellegrino e la sua giunta ad intervenire presso il commissario per l'emergenza idrica Vendola, per sospendere lo sversamento attuale nei canali Raho e dei Samari da parte del depuratore di Taviano al quale concedere una deroga straordinaria per lo scarico in falda; per finanziare la condotta mare del depuratore di Gallipoli e attivare l'impianto di affinamento delle acque reflue. Nonchè di valutare la possibilità di intraprendere ulteriori iniziative giudiziari nei confronti dell'Acquedotto qualora il perdurare della situazione determinasse danni ambientali al litorale gallipolino e più in generale in tutto il territorio provinciale. Una mediazione che non ha comunque placato la mobilitazione e lo stato d'allerta del coordinamento cittadino di Gallipoli sempre pronto a dare battaglia.

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