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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Centro / Piazza Sant'Oronzo

Catena umana di bambini in Piazza Sant'Oronzo per dire no al razzismo

Anche a Lecce, come in 34 città italiane, si è celebrata questa mattina la "Giornata mondiale contro i razzismi", la manifestazione promossa Presidenza dal Consiglio dei ministri e dalla Regione Puglia

 

LECCE – Studenti, insegnanti, volontari, cittadini italiani e stranieri, bambini delle scuole elementari si sono presi par mano formando un grande cerchio intorno all’ovale di piazza Sant’Oronzo per dire no al razzismo e alla xenofobia sotto le note della canzone “One love” di Bob Marley. A Roma la catena umana si è stretta per esempio intorno al Colosseo. 
 
E così anche a Lecce, come in 34 città italiane, si è celebrata questa mattina la “Giornata mondiale contro i razzismi”, manifestazione promossa Presidenza dal Consiglio dei ministri Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale) e dalla Regione Puglia. Numerose le scuole dell’infanzia, primarie di 1° e 2° grado e medie accorse stamane in piazza Sant’Oronzo, raggiunte poi dal sindaco di Lecce Paolo Perrone. L'iniziativa leccese è stata infatti organizzata dal Comune di Lecce, dall'assessorato alle Politiche sociali e pari opportunità della Provincia di Lecce e dalla Commissione pari opportunità. Un segnale forte per dire no al razzismo in una città, a differenza di tante altre, che sembra fortunatamente lontana dall’intolleranza verso le tante comunità straniere che vivono e lavoravano a Lecce. Anche se il senso della manifestazione ha proprio lo scopo di tenere alta la sensibilità, soprattutto tra i più giovani, contro la discriminazione raziale.
 
Soltanto nel 2010 sono state 766 le segnalazioni a sfondo razziale raccolte dall'Unar, l'Ufficio nazionale contro le discriminazioni, promosso dal ministero delle Pari opportunità. Un dato questo positivo rispetto al trend degli anni precedenti che indica "una maggiore consapevolezza culturale" e una migliore efficacia dei servizi di denuncia. 
 
A denunciare sono per lo più gli uomini, con un'età compresa tra i 35 e i 64 anni, con un livello di istruzione medio-alta e per lo più sposati. Ma il dato nuovo e confortante, dicono gli esperti dell'Unar, "è che, rispetto al passato, aumenta il numero di coloro che, vittime di episodi di discriminazione, si espongono in prima persona". Dei casi raccolti dal numero verde dell'Unar, sono molti quelli che si registrano nel mondo del lavoro: "la maggior parte delle vittime è impiegata come operaio (un caso su quattro) oppure come impiegati mentre, tra coloro che sono testimoni di episodi di razzismo, sale il numero di chi svolge lavori manuali (oltre il 42 per cento) e i disoccupati, in particolare donne (oltre il 24 per cento)".
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