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Cronaca Nardò

Chiude Boncuri, 150 immigrati rimangono senza un tetto

La tendopoli che ha accolto i lavoratori stagionali delle angurie ha chiuso i battenti senza possibilità di proroga. Molti immigrati non hanno soldi per partire, Cgil interpella Prefettura e Mantovano

NARDO' - La stagione estiva è ormai alle porte, con un bilancio decisamente pesante per gli immigrati assoldati nella raccolta delle angurie a Nardò e per l'intero settore ortofrutticolo, che non è riuscito a piazzare sul mercato i prodotti della raccolta a causa di una violenta, quanto inspiegabile crisi.

Così, per i 150 lavoratori ancora accampati nella tendopoli di Masseria Boncuri, continua a piovere sul bagnato. Oggi infatti, chiuderà il centro d'accoglienza rimasto attivo, nella periferia più nera della città e tra mille disagi, per due anni consecutivi. E i suoi ospiti si trovano ora nell'impossibilità economica di affrontare un viaggio di ritorno verso casa, o verso altri luoghi che possano offrire quello che le campagne del Salento non sono state in grado di offrire in termini di dignità ed equità delle paghe lavorative.

Finito agosto, l'amministrazione comunale di Nardò, non ha previsto alcuna proroga alla chiusura della Masseria, mentre appena due settimane addietro, si era detta disposta a cercare soluzioni alternative all'allontanamento del campo, tenuto conto anche della lotta che quest'anno ha visto gli immigrati impegnati nella difesa dei propri diritti contro la piaga del caporalato, e di cui tanto si è detto.

"Tra le ipotesi prospettate ai lavoratori c'era quella di far fronte alle spese per il biglietto del treno o di mettere a disposizione dei mezzi dell'esercito per il trasporto su tratti regionali, previa acquisizione di disponibilità del ministero degli Interni attraverso il coinvolgimento della Prefettura di Lecce e del sottosegretario Alfredo Mantovano - spiega Antonella Cazzato, segretaria confederale di Cgil Lecce - A lungo i lavoratori, sempre più in sofferenza, hanno atteso di conoscere cosa fosse stato deciso, ma soltanto ieri, 30 agosto, l'amministrazione ha comunicato ai lavoratori l'assenza di risposte da parte della Prefettura e del sottogretario Mantovano e di poter far fronte con risorse di bilancio del comune, di un contributo procapite di 30 euro per le spese di viaggio (ritenute insufficienti dai lavoratori per la copertura totale del viaggio)".

Dal sindacato rosso è partita la denuncia per quest'ennesima e insostenibile situazione di disagio in cui versano gli immigrati che "non hanno risorse economiche sufficienti a coprire la spesa complessiva del viaggio verso altra destinazione, mentre altri stanno lavorando nei campi e dovrebbero essere pagati solo a lavoro ultimato".

La Cgil di Lecce ha inviato, pertanto, una richiesta di intervento al prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta e al sottosegretario Mantovano perché "si assumano l'onere e la responsabilità di questa delicata situazione".

Le associazioni: "Le aziende devono avere un ruolo pubblico"
Per le associazioni Finis Terrae onlus e Brigata di solidarietà attiva, che si sono impegnate in questi mesi, quella della Masseria Boncuri è stata "un'esperienza unica nel suo genere che, dopo quattro anni d'intenso lavoro, è arrivata agli onori delle cronache grazie allo sciopero dei braccianti che ha determinato la prima esperienza di lotta di braccianti stranieri in Italia". Ma più di qualcuno continia ancora adesso "a lavorare a causa dell'allungamento della stagione. Evidentemente - scrivono in una nota congiunta - i lavoratori avrebbero bisogno di un prolungamento dell'accoglienza, ma le risorse del Comune scarseggiano a fronte di un dissesto economico strutturale, frutto dei tagli agli enti locali".

"E' chiaro a tutti che lo sforzo intrapreso dal Comune di Nardò è stato più che generoso", commentano. "Le associazioni Finis Terrae e Brigate della solidarietà attiva hanno messo a disposizione le proprie risorse, sia in termini umani che materiali. Ora, però, è arrivato il momento di rendere pubblico il ruolo che devono avere le aziende nell'offrire accoglienza degna ai lavoratori che giungono sul territorio di Nardò, per rendere un servizio alle imprese locali che, come spesso avviene, utilizzano il principio spese pubbliche, profitto privato. E' giunto il momento di porre al centro del dibattito il tema della tutela del lavoro migrante e delle conseguenti politiche di sostegno ed il tema dell'accoglienza nelle sue varie articolazioni. La politica ed il mondo delle imprese hanno la responsabilità di mettere in campo una programmazione che agisca su questi due temi".

"I tagli alla spesa sociale messi in atto dalle ultime finanziarie producono degli effetti devastanti sulla vita concreta delle persone. I migranti sono i soggetti più deboli fra i deboli, ma hanno anche un ruolo centrale nel sistema produttivo italiano. Oggi - concludono -, dopo lo sciopero di Nardò non si può più far finta di nulla".

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