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Cronaca

Cinque vite in cinque anni. Il pesante tributo del Salento alla guerra

Una vita all'anno nell'ultimo quinquennio. È questo l'amaro bilancio di sangue di una terra intera: da Paladini a Ricchiuto, da Pedone a Colazzo, sino oggi a Valente. Un paio di militari hanno rischiato di aggiungersi all'elenco

LECCE - Il tributo in termini di vite che il Salento continua a pagare per la follia della guerra, in Afghanistan, è sempre più doloroso, anche in termini numerici. In questo quinquennio, con la morte di Luca Valente, salgono a cinque i militari salentini che hanno lasciato il proprio sangue sul campo. Una vita ogni anno, a cui si devono aggiungere anche due attentati che hanno visto altrettanti salentini feriti.

Il primo della sfortunata serie è stato il 24 novembre 2007, Daniele Paladini, 35enne, originario di Lecce, deceduto nella Valle di Pagman, a circa 20 chilometri da Kabul, in un attentato che coinvolse altri tre militari e nove civili: colpa di un attentato davanti ad un ponte da poco terminato e in via di inaugurazione. Paladini, maresciallo capo dell'esercito, era impiegato nel secondo reggimento pontieri di Piacenza, dunque specializzato in quel genere di infrastrutture, che i militari stavano edificando nell'opera di ricostruzione e sviluppo del paese.

Il 17 settembre 2009, perdeva la vita, a Kabul, vittima di in un attacco suicida rivendicato dai talebani, insieme ad altri cinque militari italiani, Davide Ricchiuto, 26enne, primo caporal maggiore dei parà della Folgore, originario di Tiggiano. Il 26 febbraio 20110, in una strage a Kabul, moriva un funzionario 48enne, originario di Galatina, Pietro Antonio Colazzo. Il salentino era stato coinvolto in uno scontro tra kamikaze, gruppi armati e polizia.  

Sabato 9 ottobre 2010, toccava a Marco Pedone, 23enne di Patù, ucciso con una bomba lanciata contro un blindato su cui viaggiava con altri quattro commilitoni, e che scortava un’autocolonna, attraversavano il distretto del Gulistan, 200 chilometri ad est di Farah.

C’è poi il computo dei feriti, che si sono salvati dal triste elenco precedente. Il 9 luglio 2008, un aviere leccese, Francesco Manco, originario Zollino, restava coinvolto in un agguato, assieme ad un tenente campano, nella zona di Herat. Fortunatamente ne usciva vivo, riportando profonde ferite ad un braccio. Il 18 ottobre 2010, sempre nell’area di Herat, uguale sorte spettava a Giuseppe Cannazza, 34enne di Galatone, riuscito indenne dall’ennesimo attentato.

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