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Cronaca Racale

Comune rischia dissesto: potrebbe chiudere asilo nido

A Racale l'amministrazione sta valutando l'ipotesi di chiudere la struttura, per risparmiare e dare fiato alle casse comunali, a rischio dissesto. "Diversi per Passione" chiede di ripensare la scelta

RACALE - Dismettere un asilo nido comunale per ragioni di bilancio. Sarebbe questa l'intenzione dell'amministrazione di Racale, retta da Massimo Busarto, contro cui si leva la voce del movimento politico cittadino "Diversi per passione". In una lettera indirizzata al primo cittadino, ai sindaci di Taviano, Salvatore D'Argento, di Melissano, Roberto Falconieri, di Alliste, Antonio Renna, e agli assessori regionali e provinciali, Elena Gentile e Filomena D'Antini Solero, i componenti del movimento chiedono di fermare l'ipotesi, pur comprendendo che la riduzione dei trasferimenti da parte del governo centrale abbia messo in ginocchio gli enti locali.

"Ci preme sottolineare - scrivono - che, nello specifico, la decisione nasce dal bisogno di ‘fare cassa' per aggiustare un situazione di bilancio al limite del dissesto per responsabilità precisa di chi ha governato e governa la città. Riteniamo che la rinuncia ad un elemento forte di qualificazione sociale e culturale di una comunità non possa essere determinata dalle pratiche di malgoverno economico/finanziario delle amministrazioni".

Secondo il movimento la chiusura di un asilo nido non appare mai e solo come una questione locale: "È sempre una sconfitta di tutti - affermano i firmatari della lettera (Barbara Anastasia, Danilo Coronese, Mauro Palamà, Antonio Palma, Giulio Palumbo, Alberto Reho, Federica Schirinzi, Salvatore Serra, Mario Spiri, Rocco Troisi) -, che segnala un arretramento sul piano dell'impianto civile e culturale, indipendentemente dalla collocazione territoriale del servizio soppresso".

"Per questo - proseguono -, pur riconoscendo le prerogative della decisione in capo all'ente comunale, riteniamo giusto informare ogni livello istituzionale e comprensoriale sulla volontà del comune di vendere l'importante struttura senza aver verificato, negli anni, altre soluzioni che avrebbero consentito lo sviluppo della qualità del servizio e la riduzione dei costi".

Per il movimento si poteva e doveva valutare la possibilità di ripartire i costi di gestione tra più enti, trasformando l'asilo nido comunale in struttura d'ambito o soltanto intercomunale e intercettare le risorse previste nella normativa regionale per il potenziamento dei servizi di prima infanzia; si poteva e doveva affrontare il problema per tempo, sensibilizzando gli enti limitrofi già in sede di "Unione dei Comuni": "Invece - precisano -, per la continua necessità di cassa dell'ente, incapace di attivare adeguate misure finanziarie e che ha già venduto molti dei suoi beni patrimoniali, si decide di alienare il bene (l'ultimo) di maggiore valore economico, determinando un'entrata che darà respiro finanziario per qualche anno e una perdita civile e sociale senza prezzo".

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