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Cronaca

costantino, trionfo del "cafonal" tra le vere stelle

Il Comune porta Biondi a Lecce, a Melpignano la Notte della Taranta è ormai evento internazionale. Nel Salento anche Philp Glass ed Elisa. Poi, questo ko. I lettori: "Abbiamo bisogno di certi tonfi?"

C'è un territorio che si sforza di organizzare eventi di qualità oltre le sagre del nulla. Ne citiamo solo due, emblematici, popolari, che possono piacere o meno, ma che nessuno può definire scadenti o, peggio, di fattura plastificata: "questa" Notte della Taranta a Melpignano (Provincia di Lecce) e il concerto di qualche sera fa a Lecce di Mario Biondi nell'ambito di "Mediterranea" (Comune di Lecce). Per non parlare dei festival jazz, degli spettacoli di danza (vedi Ko Murobusshi, manifesto d'argento vivo all'ultima biennale di Venezia giunto nel Salento per "Torcito parco danza"), di teatro, di cinema ("Cinema del reale" a Specchia), eventi che hanno qualificato la cultura salentina e il suo popolo di spettatori.

Continuiamo: Riccardo Cocciante, Roberto Benigni, Elisa, Fiorella Mannoia, Francesco De Gregori, ve li siete già dimenticati? No di certo. E poi, ci sono le note stonate, dissonanze che nemmeno il sapiente Philip Glass (a proposito anche lui a Lecce per "Sound res 2007", casomai) riuscirebbe a diluire nei brani laboriosi della sua musica contemporanea.

Perfino il Lecce ha prodotto una campagna acquisti degna di questo nome, ed ora può guardare alle sue stelle, capitan Zanchetta, Tiribocchi e gli altri, e sperare nella massima serie. E anche il Gallipoli non ha guardato a spese, e orgogliosamente vuole approdare alla serie B. In tutte le sue sfaccettature, questo è il Salento di cui ci piace parlare.

LeccePrima ha ricevuto dai suoi lettori, tra ieri e oggi, decine di commenti sul lancio di pomodori (assai metaforico perché le cose come tutti sanno sono andate diversamente) di cui è stato oggetto l'altra notte il signor Costantino in un residence alla porte di Lecce. E la cosa che oggi ci fa ritornare sulla notizia (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=3327) non è tanto la necessità di commentare la "levatura" artistica del soggetto (anche se la tentazione è immane) ma lo sdegno che i lettori, sempre loro, hanno manifestato contro chi ha pagato 15 euro per andarselo a vedere. Questo ci inorgoglisce, inutile negarlo. Anche perché tra questi c'è chi riflette acutamente sull'argomento, tirando in ballo la responsabilità che i mezzi di informazioni generalista hanno nel confezionare tali fatti di cronaca.

Sentite cosa scrive Pino, di Lecce: "Allora c'è gente che aspetta sino alle due e trenta per "vedere" Costantino... e dopo aver pagato! Questa è la vera notizia. E se almeno la stampa, che non ha le stesse esigenze della tv, si impegnasse con una vera campagna a "smascherare" certi divismi fasulli? La stampa fa trasparire giudizi su molte cose e persone, ma sembra "tenera" verso i Costantini... con la scusa che al pubblico piacciono.... e se non fosse vero? E se si coglionassero quelli e quelle che pagano per un Costantino qualsiasi?".

Grazie Pino. Davvero. Grazie per questa tua riflessione, ma devi sapere che parte della stampa, a volte, è legata alla sua stessa sopravvivenza da fili sottilissimi, intrecci invisibili all'occhio dell'ignaro lettore, "cose che voi umani non potreste immaginare…", che non puoi nemmeno immaginare, Pino, una sorta di filo di Arianna senza capo né coda. Impazziresti.

Patrizio da Otranto scrive: "Rispondo cordialmente, e senza cattiveria ad Alessandro di Lecce (un altro commentatore, ndr): ma quanta e quale "roba" si è fumato prima di fare certe affermazioni? Scherzi a parte - dice - sarebbe meglio che i cosiddetti mass media non pubblicassero certe "notizie", così sparirebbero tutti i Costantino & co".

E poi, c'è Debora, che commenta dalla provincia, e affonda sull'argomento: "Mi meraviglio che c'è ancora un pubblico che corre dietro a tutta questa gente che non è capace di fare nulla nella vita. Se fosse per me, li manderei a zappare la terra per 18 ore al giorno senza mai farli riposare un attimo. Solo così si renderebbero conto di quanto valgono i soldi che i loro fan spendono per andarli a vedere. Da premettere: non sono una fan di Costantino & company (beh, si era capito cara Debora, ndr) per me potrebbero morire di fame che non gli darei neanche un centesimo".

Cara Debora, già che ti firmi senza la "h" finale fa di te una persona deliziosa, ma vorrei spezzare una lancia, si fa per dire, a favore del popolo di Costantino (nemmeno ci trovassimo nell'antica Roma). Comunque. Quei ragazzi, soprattutto quelle ragazze, e poi quei signori e quelle signore accorsi a vedere le gesta (?) del giovanotto, non hanno colpa. Rifletti. Sono tutti figli della tivù, non c'è altra spiegazione, sono "martiri" del vecchio tubo catodico - sostituito dal raccapricciante schermo al plasma, come in un patto di sangue -, sono ormai sulla via della mutazione senza che nessuno, compresi noi che produciamo informazione, si sia assunto in qualche modo la responsabilità di far notare quanto sta avvenendo dall'altra parte dell'infernale schermo". Che c'entra il povero Costantino? Lui non ha fatto altro che alzarsi dalla poltrona di casa di fronte la tivù per attraversare lo schermo come fanno quelli dello star gate. Oggi, quel che possiamo fare, è semplicemente resistere alla tentazione. Costa fatica, ma saremo salvi.

Uccio, poi, si chiede "perché si ostinano a dare spazio, e pagare lautamente, questi protagonisti del nulla, come ottimamente suggerite? Insomma, anche un dj qualsiasi ha molto più da dire e fare che un belloccio. Mettano un manichino, è più espressivo e certamente costa meno".

Gianni, di Brescia, è lapidario: "E' più scemo Costantino o chi lo segue?

Ed ecco l'ultimo commento giunto in redazione solo qualche minuto fa. Scrive Francesco, di Lecce: "Colgo l'occasione chiedendo a tutti quelli che sono disposti a spendere per "il nulla", di aderire alla campagna benefica "15 euro per far niente", destinando la somma al mantenimento del sottoscritto, che si è stancato di lavorare 14 ore al giorno".

Se avete avuto la pazienza di arrivare fin qui mi preme fare una puntualizzazione: il mio cognome, De Filippi, non c'entra nulla con le "Marie". I miei antenati si dividevano tra scalpellini della pietra leccese, maniscalchi del regio esercito, un giornalista, e piccoli costruttori edili. Le donne, sarte raffinate. Mi reputo un uomo fortunato.

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