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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Dichiarazioni di redditi falsi, indagato il presidente dell’Automobile Club Italia

Notificato dalla Procura di Roma l’avviso di conclusione delle indagini all’ingegnere Angelo Sticchi Damiani. La difesa: “Addebiti infondati. Lo chiariremo molto presto”

ROMA - L’accusa è quella di aver dichiarato redditi fasulli per evitare l’applicazione del tetto retributivo annuale di 240mila euro, stabilito per pensioni e retribuzioni a carico delle finanze pubbliche, ed è contenuta nell’avviso di conclusioni delle indagini che ha raggiunto il presidente dell'Automobile Club Italia Angelo Sticchi Damiani, 78 anni, originario di Sternatia. 
Nell’atto firmato dal pubblico ministero Carlo Villani, della Procura di Roma, si legge che, dal 2017 al 2020, il manager avrebbe presentato alla segreteria dell’Aci autocertificazione di redditi non corrispondenti a quelli percepiti. In particolare, nel 2017, la somma indicata sarebbe stata di 246.696 euro, mentre quella reale sarebbe stata di 665mila euro, valutando anche le somme percepite da altri incarichi, quali di presidente del Cda di Sara Assicurazione spa (partecipata all'80 percento dall’Aci) e di Sara Vita Spa, e dall’Anas. 
Nel 2018, l’ingegnere avrebbe dichiarato circa 246mila e 600 euro, a fronte del milione percepito complessivamente, e in larga parte sempre da altri incarichi. L'anno successivo, l’entrata sarebbe stata di un milione e mezzo di euro avendo svolto funzioni anche per l'Inarcassa, la cassa nazionale di previdenza ed assistenza per gli ingegneri ed architetti liberi professionisti, ma la cifra dichiarata sarebbe stata di poco più di 246.600 euro. Cifre simili si ripeterebbero anche per l’anno 2020. 
La difesa è sicura di dimostrare in “tempi rapidissimi” l’infondatezza degli addebiti, tanto più che, ha dichiarato l’avvocato di fiducia dell’ingegnere, Roberto Eustachio Sisto, “gli stessi, identici fatti contestati nel predetto avviso sono già stati oggetto di una recentissima archiviazione da parte del gip dello stesso Tribunale di Roma, su richiesta della stessa Procura territoriale, per infondatezza della notizia di reato, anche in virtù della corretta presentazione, con annessa pubblicazione, della dichiarazione recante tutte le fonti di reddito.
“Sicché la duplicazione dell’addebito, in presenza di tale decisione di proscioglimento, risulta allo stato inspiegabile”, ha aggiunto il legale, convinto che, in linea con quanto già accaduto, anche la vicenda in questione sarà presto positivamente definita. 
 

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